Francesca Musacchio per “Il Tempo”
un drone dji inspire 1 costa 2895 dollari
La minaccia dell’Isis arriva anche dal cielo. È il timore degli 007 italiani che individuano in particolare nell’utilizzo dei droni da parte degli jihadisti il rischio di possibili attentati in Italia. Non si tratta di fantascienza o allarmismo perché il Califfato ha già dimostrato di essere in possesso degli aeromobili a pilotaggio remoto, fino ad ora impiegati per spiare le postazioni nemiche in Siria e Iraq.
E l’ipotesi che possano utilizzarli anche in Europa e Occidente per compiere attentati non è da scartare. Massima allerta dunque nel monitoraggio del fenomeno che impensierisce la nostra intelligence. I droni, infatti, oltre che osservare dall’alto un determinato obiettivo, possono anche trasportare esplosivo o altro materiale in quantità sufficiente per compiere un vero e proprio attacco, anche chimico.
parrot sensefly exom e?? un drone autonomo per ispezioni industriali e applicazioni di close mapping
Inverosimile l’ipotesi che Isis sia in possesso di Uav militari, ma sicuramente l’utilizzo di quelli conosciuti come "commerciali" è nelle possibilità dei terroristi che hanno tra le loro fila combattenti capaci di usare la tecnologia e la Rete, come nel caso del gruppo di hacker dello Stato islamico. Nei mesi scorsi, a marzo e maggio, i peshmerga hanno riferito di aver abbattuto a Fallujah e nel villaggio di Sechal a Gwer, due droni appartenenti ai miliziani dell’Isis e utilizzati per individuare le postazioni nemiche. Al momento, inoltre, Isis avrebbe concentrato i droni a Dabiq, la città siriana non lontana da Aleppo, in cui la coalizione internazionale vorrebbe creare una safety zone.
DRONE CON FOTOCAMERA
La questione dell’utilizzo dei droni da parte dei terroristi è quindi nelle attenzioni delle intelligence occidentali, anche in seguito ai misteriosi voli notturni nei cieli di Parigi avvenuti nel febbraio scorso, quando almeno cinque velivoli, partiti senza autorizzazione, hanno sorvolato la città passando sopra obiettivi sensibili come l’Eliseo e l’Ambasciata americana. Il cielo, dunque, occupa i primi posti nella classifica dei possibili attentati. Oltre che per l’utilizzo dei droni, chiaramente il pericolo è rappresentato anche dagli aerei.
Nei mesi scorsi dall’aeroporto di Tripoli, in Libia, scomparvero oltre una dozzina di aerei, tra commerciali e militari. Tra questi undici mezzi civili erano abbandonati sulle piste, mentre è giallo sugli altri. L’intelligence americana, infatti, teme che in realtà siano molti di più quelli che mancano alla conta e ha lanciato subito l’allarme sostenendo che i mezzi fossero finiti nelle mani dei miliziani dell’Isis e paventando futuri attacchi in Europa e in Occidente così come avvenuto l’11 settembre per le Torri Gemelle.
drone invisibile
Nonostante gli aerei siano abitualmente intercettati dai radar, infatti, gli esperti spiegano che il «transponder può essere disattivato in qualsiasi momento» per consentire ai criminali di agire senza essere individuati.
Secondo i nostri 007 nell’aeroporto di Tripoli, che era tenuto sotto controllo dalle milizie anti islamiste dalla metà di luglio 2014 quando fu attaccato e sottratto ai terroristi di "Alba Libica", erano presenti solo aerei civili non funzionanti e quindi inutilizzabili. A febbraio scorso, però, la nostra difesa aerea è stata allertata proprio dell’intelligence che segnalava alcuni aerei in partenza da Sirte, controllata da Isis, e diretti in Italia con l’intento di compiere un attentato. La notizia non ebbe alcun riscontro ma nei rapporti di intelligence circolati nei mesi successivi alla scomparsa degli aerei, gli 007 statunitensi hanno più volte evidenziato che i mezzi potevano essere utilizzato per un attacco suicida.