Valeria Di Corrado per Il Tempo
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È caduta l’ultima riserva giudiziaria che avrebbe impedito la realizzazione dello stadio dell’As Roma a Tor di Valle. Il contratto con cui Eurnova srl il 25 giugno del 2013 ha acquistato il terreno dove prima sorgeva l’ippodromo, è stato rinegoziato. Secondo gli azionisti di Sais spa, la società che ha ceduto l’area al gruppo Parnasi, tale accordo è migliorativo solo per l’acquirente, ossia per il costruttore romano Luca Parnasi.
PATTI NUOVI
Il nuovo accordo è stato stipulato a metà dello scorso giugno e trascritto un mese dopo con atto notarile. A firmarlo sono state, da una parte, Eurnova e la controllante Capital Holding spa, dall’altra parte la curatela fallimentare di Sais spa. Si tratta appunto della società proprietaria del terreno, che il 26 giugno 2013, il giorno dopo averla ceduto a Eurnova, ha presentato domanda di concordato preventivo al Tribunale di Roma.
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Il 22 maggio 2014 il giudice ha dichiarato inamissibile la proposta concordataria e ne ha dichiarato il fallimento (sentenza ora impugnata dagli azionisti davanti alla Corte d’appello).
La prima e più evidente modifica introdotta riguarda la decisione da parte del fallimento Sais (su autorizzazione del giudice delegato) di rinunciare definitivamente alla possibilità di contestare l’efficacia del contratto di vendita dell’area di Tor di Valle al gruppo Parnasi e di proporre un’azione revocatoria. In pratica, dopo questo passaggio giudiziario, non si può tornare indietro. A meno che Eurnova non onori il pagamento delle rate mensili. Al momento della firma dell’accordo, per esempio, era indietro con quelle di marzo, aprile e maggio 2015, per un totale di 840 mila euro.
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COSA CAMBIA
A proposito di soldi, il prezzo complessivo di vendita pattuito resta lo stesso, 42 milioni di euro (oltre Iva); con una differenza però: la prima tranche di pagamento è passata da 21 a 26 milioni, la seconda è scesa da 21 a 16 milioni. La condizione che fa scattare il prezzo integrativo (stabilita già nel primo contratto) è che Roma Capitale stipuli la convenzione urbanistica che autorizzi la realizzazione del progetto presentato da Eurnova, ora al vaglio della Regione Lazio.
Un’altra importante modifica è che, in caso di mancato pagamento di 6 rate consecutive, «l’accordo si risolverà e il fallimento potrà trattenere a titolo di penale la somma di euro 10 milioni». Viene inoltre concessa da Eurnova a garanzia della curatela fallimentare «una fidejussione rilasciata da Unicredit spa per 4 milioni di euro».
LE OBIEZIONI
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Per gli azionisti di Sais l’accordo sottoscritto a giugno, rispetto a quello originario firmato due anni prima, ha apportato «condizioni peggiorative per la procedura fallimentare e per la società fallita». In una lettera inviata lo scorso 31 luglio al curatore Maurizio Battista, gli azionisti di maggioranza precisano che la nuova transazione, da un lato, «conferma che l’atto stipulato dalla Sais il 25 giugno 2013 costituisce una virtuosa operazione imprenditoriale» e questo farebbe allontanare l’accusa della Procura di Roma di bancarotta distrattiva nei confronti dei vertici della società, indagati per aver venduto il terreno di Tor di Valle a un prezzo «vile».
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Dall’altro lato, però, si obietta che la curatela ha compreso nelle rate mensili l’Iva, prima dovuta da Eurnova in aggiunta al prezzo, e di averle prorogate da gennaio 2018 a maggio 2019. Inoltre, il fallimento «si accolla senza motivo» un terzo delle sanzioni e interessi dovuti dal gruppo Parnasi per l’omesso versamento dell’Iva. Per finire, secondo gli azionisti, sono stati spesi i soldi della curatela fallimentare per «consulenze inadeguate ed antieconomiche».