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L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE CAMBIERÀ DAVVERO TUTTO – L’UMANITÀ NON HA MAI AFFRONTATO UNA RIVOLUZIONE COME QUESTA: NELLE ECONOMIE AVANZATE, IL 60% DEI POSTI DI LAVORO POTREBBE ESSERE INFLUENZATO DALL’IA. LA METÀ DI QUELLI ESPOSTI POTREBBERO AUMENTARE LA PRODUTTIVITÀ, MA NELL’ALTRA METÀ, I SOFTWARE SARANNO IN GRADO DI SOSTITUIRE GLI ESSERI UMANI. IL CHE POTREBBE ESSERE FANTASTICO, SE TUTTI POTESSIMO PERMETTERCI DI NON LAVORARE PER CAMPARE. MA, OVVIAMENTE, NON È COSÌ… - I "SUPERUMANI" TEORIZZATI DA REID HOFFMANN, FONDATORE DI LINKEDIN
Dal canale Whatsapp Ciao Internet, di Matteo Flora
Negli ultimi giorni una importante fetta del mio feed ha citato le dichiarazioni di Reid Hoffman in un tripudio di inni al remote working.
Non so se essere desolato o terrorizzato dal fatto che non solo non abbiano visto l'intervista, ma che non abbiano afferrato il concetto di fondo: siamo in un momento di rivoluzione del lavoro. Che potrebbe anche andare molto male.
Se partiamo dall'articolo di Millionaire che molti citano i toni sono in effetti molto idealizzati, ma la intervista è molto più complessa e articolata: secondo il co-fondatore di LinkedIn il tradizionale lavoro dalle 9 alle 17 potrebbe sì in effetti presto diventare un ricordo del passato - e prevede che questo modello di lavoro si estinguerà entro il 2034 - ma ritiene che la gig economy e l’ascesa dell’Intelligenza Artificiale SOSTITUIRANNO il tradizionale lavoro a tempo pieno.
Dice letteralmente “Potresti non svolgere gran parte del tuo lavoro come dipendente”, spiega Hoffman. “Potresti lavorare nella gig economy, oppure avere due o tre lavori”, prospettando un impiego sempre più ristretto e saltuario. Sempre più - diciamolo - precario come buona parte dei lavori della Gig Economy.
Il cambiamento offre sì maggiori opportunità, ma prevalentemente di produttività e flessibilità che impattano la redditività della azienda, ma che evidentemente crea incertezza riguardo a un impiego stabile.
intelligenza artificiale nel lavoro
Ed è la stessa conclusione a cui è arrivato l'International Monetary Fund in un vasto e comprensivo studio che per chi lo ha letto ha un sapore decisamente amaro. Quasi il 40% dell'occupazione globale è esposto all'IA e uno degli aspetti che contraddistingue l'IA è la sua capacità di influenzare i lavori altamente qualificati.
La parte bella: nelle economie avanzate circa "il 60% dei posti di lavoro potrebbe essere influenzato dall'IA, e circa la metà dei posti di lavoro esposti potrebbe beneficiare dell'integrazione dell'IA, aumentando la produttività. Per l'altra metà, le applicazioni dell'IA potrebbero eseguire compiti chiave attualmente svolti dagli esseri umani, il che potrebbe ridurre la domanda di lavoro, con conseguente diminuzione dei salari e delle assunzioni. Nei casi più estremi, alcuni di questi lavoro potrebbero scomparire".
Parole dell'abstract dello studio, non mie.
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E prima che arrivi il classico "eh, ma anche gli spengitori di lampioni in Inghilterra si sono ricollocati", non abbiamo mai affrontato come umanità una rivoluzione che impatti il 50% delle professioni dell'ingegno, e che diminuisca pesantemente l'impiego dell'altra metà.
In troppo pochi, secondo me, ci stanno pensando: le soluzioni a livello sociale ci sono, ma è ORA il momento di pensarci.
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REID HOFFMANN
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