Benedetta Frucci per il Corriere dell’Umbria
antonio di pietro al bagaglino
È la fine di un’epoca. Una fine racchiusa nelle parole con cui Antonio Di Pietro ha accolto il suo siluramento dalle liste del Pd: “Dopo avermi supplicato di candidarmi ora mi hanno avvertito della mia esclusione dalle liste. La mia candidatura è stata proposta dal PD molisano, addirittura è stata messa ai voti dalla direzione nazionale e poi bocciata. Contenti loro, contenti tutti. Non hanno umiliato me, hanno umiliato la loro stessa terra.” E rivela: “Subito dopo mi hanno chiamato da Liberi e Uguali per candidarmi con loro. Ho risposto che non sono una merce di scarto, da candidare solo per fare da acchiappa voti”.
antonio di pietro magistrato
Un’ epoca che parte proprio dal Centro Italia, precisamente dal Mugello, dove nel 1997, Massimo D’Alema offrì ad Antonio di Pietro una candidatura che, avrebbe rivelato poi , sarebbe stata funzionale a smentire il fatto che Berlusconi avrebbe avuto il via libera dall’accordo sulla Bicamerale per attaccare la magistratura. Antonio di Pietro, alla fine, stravinse, battendo nettamente il candidato di Silvio Berlusconi, Giuliano Ferrara, che fu aiutato nella sua corsa contro i democratici proprio da Denis Verdini, stampella di Renzi nella sua avventura di Governo.
RENZI FONZIE _big
Una storia a cui Matteo Renzi ha messo la parola fine pochi giorni fa, quando, nella concitata direzione del Pd, ha pronunciato la sua fatwa contro il campione di Mani Pulite: “o il giustizialista di Pietro, o me.” Fatwa preannunciata quando Il segretario del Pd, rispondendo a chi gli avrebbe suggerito la candidatura dell’ex pm, avrebbe detto: "Col cavolo! Finchè ci sono io, niente! Non se ne parla! Nè in alleanza con Liberi e Uguali, né da solo con noi”.
ANTONIO DI PIETRO
L’interessato, attonito ma non sorpreso da tutto questo, sostiene: “Renzi mi ha fatto fuori perché sapeva che io non avrei mai governato con Berlusconi. L’accordo sulla giustizia, sarà alla base dell’inciucio. Anch’io vorrei riformarla, è assurdo ad esempio che un giudice possa, dalla politica, tornare in magistratura, ma non lo farà certo questa classe politica, dove ognuno pensa ai propri interessi e i cambi di casacca sono all’ordine del giorno, anche fra i 5 stelle, che si credono tanto migliori degli altri”. E visto che siamo in vena di confidenze non banali, ecco Di Pietro che si lascia andare regalando un’altra piccola chicca: "Alla fine il più onesto è stato Razzi, è stato scelto con le preferenze, almeno, e poi ha detto chiaramente come stanno le cose, col famoso Io mi faccio i cazzi miei!”.
antonio razzi
L'ex pm è un fiume in piena: “E poi è chiaro, Renzi e Berlusconi, più che riformare, vogliono eliminare la giustizia. Pensi che vent’anni fa, ero più popolare di Papa Francesco. Oggi se parli con la gente, i giudici nell’immaginario comune sono sullo stesso piano delle bande criminali”. Un cambiamento epocale verificabile proprio nel Mugello, dove tutto è cominciato, dove il Pd parla ormai il linguaggio del partito di Renzi, non più quello di Massimo D’Alema. Una mutazione genetica, che è evidente nelle parole di Pietro Modi, giovane segretario del Pd di Scarpera, Mugello: “Un giustizialista come di Pietro non fa parte della nostra cultura politica”, taglia corto.
Berlusconi e Di Pietro in Parlamento
Il mondo è cambiato davvero, quindi. Così tanto che-come aveva anticipato questo giornale- anche la Toscana, terra di consacrazione dell’inizio dell’avvenuta politica di Di Pietro, sembra pronta a una svolta: “Non ci sono più certezze. Pensi che ho saputo che alcuni sondaggi da queste parti darebbero la Lega addirittura al 20%”, ammette sospirando l’on. Pd Marco Donati...
DALEMA E DI PIETRO