Mirella Serri per “la Stampa”
epidemie
A maggio del 1348 le strade di Parigi avevano un' aria spettrale: le case erano tutte sbarrate e grandi fuochi ardevano ovunque. La peste nera venuta dalla Cina stava decimando l' Europa. Gli studiosi della Sorbona, come il medico Guy de Chauliac, credettero di aver trovato l' origine della patologia: a causa della congiunzione astrale tra Saturno, Giove e Marte si erano diffusi miasmi tossici nell' atmosfera.
Per disinfettare le città si accesero enormi falò, si sparsero per le vie e le piazze aceto, acqua di rose e profumi. Vennero anche preparate e distribuite ai medici e alla popolazione maschere imbevute di sostanze aromatiche che coprivano bocca e naso: erano le antenate dell' odierna mascherina, proprio quella che oggi siamo costretti dal coronavirus a usare quotidianamente.
epidemie
Anche i veneziani si attrezzarono per bloccare l' espansione del maledetto virus - era la yersinia pestis trasmessa dai ratti agli uomini per mezzo delle pulci, come si scoprì nel 1894 - e nominarono tre tutori della Salute pubblica incaricati di mettere in «quarantina», dicevano così in dialetto, gli equipaggi delle navi. La quarantena lagunare fu una delle prime, drastiche misure di controllo. A raccontarci l' avventura dei rimedi e delle barriere che furono erette nei momenti di grande difficoltà, molto prima dell' epoca della profilassi attraverso la vaccinazione di massa, è il ricco volume del medico ungherese Stefan Cunha Ujvari Storia delle epidemie (ed. Odoya). Una storia che oggi si propone più attuale che mai.
epidemie cover
I Greci non conoscevano la parola contagio ma durante la guerra del Peloponneso furono afflitti, come racconta Tucidide, da un morbo micidiale che contribuì a indebolire Atene. Pur inconsapevoli di quali fossero le vie di trasmissione del virus, portavano gli infetti fuori casa, in spazi riservati nei templi dedicati ad Asclepio, patrono della medicina. Mettevano così in atto la pratica dell' isolamento sociale, precauzione oggi ineludibile. E si affidavano anche alla figlia di Asclepio, Igea, che si occupava della prevenzione delle malattie e per la tutela della salute ordinava abluzioni e lavaggi (dal suo nome, la parola «igiene»).
L' abitudine del lavacro preventivo si diffuse in Grecia e poi a Roma durante le pandemie ma venne completamente dimenticata nel periodo medievale (si dovette arrivare all' Ottocento e alla rivelazione del dottor Ignaz Semmelweis, il pioniere della teoria del lavaggio delle mani, per capirne scientificamente il ruolo essenziale nella difesa dalle epidemie).
peste
Ippocrate, considerato il padre della medicina, paragonò le infezioni spesso mortali all' invasione da parte degli epídemoi (da cui «epidemia»), individui che non abitavano nella città ma che, ospiti non graditi, vi sostavano e poi se ne andavano.
Queste invasioni portavano malattie e Ippocrate raccomandava la pulizia e la bonifica degli ambienti malsani.
Come faceva pure Galeno, medico di corte dell' imperatore Marco Aurelio morto per una pestilenza (forse si trattava di morbillo), che proponeva di «detergere» sempre le mani. L' uso dei guanti, oggi reputati fondamentali per arrestare la penetrazione del coronavirus, venne imposto nel Medioevo. Erano costretti a indossarli i malati di lebbra per preservare le persone sane dal temibile contatto.
peste nera del 1300
Dalla Cina arrivò invece la cosiddetta vaiolizzazione, che fu la prima forma di vaccino. Nel Celeste Impero si era soliti prendere le croste delle lesioni provocate dal vaiolo, triturarle e farle inalare ai bambini con una cannuccia di bambù: s' introducevano così negli organismi i virus indeboliti o morti che stimolavano il sistema immunitario. Il metodo della vaiolizzazione passò in Turchia, dove il virus veniva inoculato tramite piccole lesioni sulla pelle, e poi intorno al 1700 arrivò in Europa e fu molto apprezzato da Voltaire. Mentre gli studiosi della Royal Academy di Londra valutavano i pro e i contro, nel 1718 la moglie dell' ambasciatore inglese a Costantinpoli, Lady Mary Wortley Montagu, lo sperimentò con successo sui propri figli.
mirella serri
Nel 1790 il dottor Edward Jenner nato a Berkley fece un ulteriore passo in avanti, utilizzando, per immunizzare i pazienti, il virus del vaiolo che proliferava sulla cute delle mucche (per questo fu chiamato vaccino): lo inoculò nel suo bambino che così sfuggì all' epidemia. Era iniziata l' era della prevenzione collettiva, che salvando il mondo da tante pandemie mandava in cantina i vecchi rimedi come le mascherine, il distanziamento sociale, la quarantena, l' uso dei guanti e così via. Che oggi tornano in auge come preziosi compagni salvavita.
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