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    L'ITALIA CHE NON PUÒ FERMARSI/2 - VIAGGIO NELL'UNICA FABBRICA DI RESPIRATORI DEL PAESE, LA SIARE ENGINEERING, 35 DIPENDENTI ALLE PORTE DI BOLOGNA CHE LAVORANO 15 ORE AL GIORNO CON LE PIAGHE ALLE MANI. IL GOVERNO MANDERÀ L'ESERCITO PER LAVORARE FIANCO A FIANCO CON GLI OPERAI PER PORTARE LA PRODUZIONE DA 160 A 500 AL MESE. I COMPONENTI SONO REALIZZATI ALL' ESTERNO DA UN CENTINAIO DI AZIENDE FRA EMILIA-ROMAGNA E LOMBARDIA. ''UN'OPERAZIONE TITANICA, MA LO FACCIAMO PER GLI ITALIANI''


     
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    Franco Giubilei per ''La Stampa''

     

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    Le retrovie della guerra al coronavirus passano da questa azienda di 35 dipendenti di Valsamoggia, alle porte di Bologna, l' unica nel nostro Paese a produrre i preziosissimi ventilatori polmonari che servono a far respirare i pazienti gravi ricoverati nelle terapie intensive.

     

    Una settimana fa, messo al corrente dell' esistenza della Siare Engineering, il premier Conte ne ha convocato i vertici a Roma per un incontro urgente con la protezione civile e, nel giro di qualche ora, è nato un piano straordinario per reggere all' emergenza: la produzione dei respiratori, dagli attuali 160 al mese, sarà portata a 500, fino a raggiungere il totale di 2.000, ma per rendere possibile uno scatto del genere il personale della ditta bolognese sarà affiancato da 25 tecnici dell' esercito.

     

    «Da questo lunedì i militari entreranno a far parte del nostro organico e comincerà un breve periodo di formazione per integrarli nel processo produttivo», spiega Gianluca Preziosa, direttore generale di Siare Engineering.

     

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    Già da martedì scorso, nell' azienda di Valsamoggia, i normali orari di lavoro sono saltati, ma nessuno si lamenta: «I dipendenti sono molto sotto pressione ed è un bel sacrificio, perché c' è gente che arriva a fare 12, 14, chi persino 15 ore al giorno - aggiunge il dirigente -.Si lavora al sabato, qualcuno anche la domenica, qualche signora del personale ha le piaghe alle mani a forza di avvitare raccordi. Io stesso sono sempre in azienda e praticamente non dormo più, perché ci mandiamo mail continuamente, anche di notte, per aggiornarci a vicenda e scambiarci idee». Funziona così in tempi che, fuor di metafora, ricordano tanto la guerra vera.

     

    Export bloccato

    Qui alla Siare, l' enorme responsabilità di realizzare apparecchiature salvavita in un momento così delicato la sentono tutta, e si comportano di conseguenza: «Per far fronte alla prima fornitura di 300 macchine per il nostro governo abbiamo rinunciato a rifornire i nostri clienti in Corea del Sud, Vietnam, Thailandia, India», racconta Preziosa, che parla senza retorica di «patriottismo vero, visto che abbiamo detto no a clienti che speriamo non ci abbandonino in futuro...Ora però c' è l' Italia che conta su di noi, per non parlare del fatto che domani potrebbe trovarsi qualcuno di noi sotto questi ventilatori».

     

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    Nessun margine L' impresa di Valsamoggia, fondata nel 1974 da Giuseppe Preziosa, attuale presidente nonché padre di Gianluca, è un esempio da manuale di fabbrica di piccole dimensioni e ad altissima specializzazione, divenuta negli anni leader mondiale del settore: esporta in 72 Paesi del mondo macchinari che qui vengono progettati, assemblati e distribuiti, mentre i componenti sono realizzati all' esterno da un centinaio di aziende fra Emilia-Romagna e Lombardia. Il valore di mercato è 17mila euro a unità, ma in questo caso il prezzo per la protezione civile scenderà a 10mila: «Data la situazione, abbiamo deciso di togliere del tutto il margine commerciale, ci sarà giusto un piccolo guadagno per non perderci», dice il direttore.

     

    L' aiuto dei militari Da lunedì, per triplicare la produzione ordinaria, il personale quasi raddoppierà grazie all' arrivo dei militari: «Le loro competenze sono meccanico-elettroniche, visto che hanno a che fare con armi ad alta precisione e coi componenti elettronici dei carri armati - spiega Preziosa -. Con un addestramento breve di 3-4 giorni dovrebbero diventare operativi.

     

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    Oggi un nostro operaio specializzato monta un macchinario dalla a alla zeta, ma con i tecnici dell' esercito cambieremo l' organizzazione interna in modo da farli specializzare in breve tempo sui singoli gruppi dei ventilatori. I nostri poi metteranno insieme i vari elementi». L' obiettivo è assemblare 125 macchine alla settimana che andranno a rinforzare le prime linee degli ospedali. «Un' operazione titanica», come la definisce il direttore, «per un' azienda abituata a lavorare in un settore di nicchia. In Europa siamo solo in quattro a fare queste cose».

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