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L’ITALIA NON CONTA UNA MAZZA: SOLO MELONI NON L’HA CAPITO – DOPO LO SCHIAFFONE RICEVUTO DALLA NATO CHE HA NOMINATO LO SPAGNOLO JAVIER COLOMINA COME RAPPRESENTANTE SPECIALE PER IL FIANCO SUD DELL’ALLEANZA ATLANTICA, LA DUCETTA, CHE AVEVA RECLAMATO PER L’ITALIA IL RUOLO, HA GLI OTOLITI IN SUBBUGLIO E NELLA PARTITA DELLE DELEGHE CON URSULA È INDECISA SE PUNTARE SU UN COMMISSARIO ECONOMICO O SU QUELLO AL MEDITERRANEO (MA SOLO SE C’È LA DELEGA AI MIGRANTI) – BRUXELLES SPINGE PER FITTO ALLE POLITICHE DI COESIONE. MA A PALAZZO CHIGI SI PENSA CHE…

Francesco Olivo per la Stampa - Estratti

 

giorgia meloni spiega il no di fratelli d italia alla conferma di ursula von der leyen 1

 Una partita persa nel Mediterraneo fa venire una tentazione a Giorgia Meloni: chiedere a Bruxelles la delega sui migranti. Il clima a Palazzo Chigi non è dei migliori, la premier rivendica la mossa di non aver votato il secondo mandato di Ursula von der Leyen, ma al tempo stesso fatica a digerire lo schiaffo ricevuto dalla Nato.

 

L'Italia aveva chiesto di nominare un rappresentante speciale dell'Alleanza Atlantica per il fronte Sud. La settimana scorsa, durante il vertice di Washington, la premier ha annunciato la candidatura. Il segretario uscente Jens Stoltenberg, invece, ha optato per lo spagnolo Javier Colomina, già vice Segretario generale aggiunto della Nato.

 

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La vicenda ha provocato grande risentimento nel governo italiano, tanto da indurre il rappresentante permanente presso l'Alleanza Atlantica, Marco Peronaci, a inviare una lettera al segretario. Nella missiva, rivelata da Il Foglio, si esprime «sorpresa e disappunto» per la tempistica della nomina, che giunge alla fine del mandato del norvegese, che a ottobre sarà sostituito dall'ex premier olandese Mark Rutte, con il quale Meloni aveva parlato dell'argomento.

 

La questione del commissario europeo è, però, la più urgente. Dopo il voto di Strasburgo a von der Leyen è stato recapitato un messaggio, «niente di personale», nel senso che pur ribadendo l'impossibilità di sostenere una maggioranza europea allargata di fatto ai Verdi, la premier ha voluto tenere aperto un canale. E per esplorarlo in questa fase decisiva, utile può rivelarsi il ruolo di Antonio Tajani.

 

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Ieri la premier ha visto a Palazzo Chigi il ministro degli Esteri, un incontro che all'ordine del giorno aveva le crisi internazionali, ma nel quale ovviamente si è parlato di Europa. Il vicepremier ha digerito, il ruolo lo impone, il no di Meloni a von der Leyen e ora è al lavoro per non far crollare i ponti. Quelli che invece Matteo Salvini vuole far saltare, partendo all'attacco della nuova Commissione. Tajani, poi, consiglia di «evitare le vicepresidenze esecutive», ovvero una delle richieste dell'Italia, per garantire «equilibrio» nella Commissione.

 

Nelle ultime ore Meloni è tentata di sparigliare: se la trattativa dovesse incagliarsi perché non tentare di farsi assegnare il Mediterraneo, il nuovo "ministero" che von der Leyen ha ideato per i prossimi cinque anni? Molto dipende da quante competenze saranno previste per quella casella. Da Bruxelles si spiega che non si tratterà di un commissario dal valore esclusivamente simbolico e se davvero ci fossero poteri in campo dell'immigrazione, e della cooperazione con i Paesi africani allora il governo potrebbe farci un pensiero, magari vendendola all'opinione pubblica come una sorta di estensione del Piano Mattei.

 

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Questa strada, però, incontra più di una resistenza. L'ala del governo di FdI più attenta ai mondi produttivi e chi conosce meglio i meccanismi dell'Ue hanno messo in guardia la premier da questa ipotesi, che rischia di essere una scatola vuota, chiedendo di spostare tutte le energie su un portafoglio più pesante.

 

In ogni caso la priorità assoluta sarà che il commissario al Mediterraneo non vada alla Spagna, dopo lo screzio sull'inviato Nato sul Sud, ma al limite alla Grecia o a Malta. C'entra, ovviamente, anche il profilo del candidato che l'Italia vuole proporre.

Meloni non ha cambiato idea: a Bruxelles deve andare il ministro Raffaele Fitto e se Von der Leyen imporrà ai governi una rosa che prevede anche una donna, si tratterà di una segnalazione puramente formale e verrà probabilmente dalla società civile.

 

E proprio sulla figura di Fitto si sta ritagliando la proposta che arriva da Bruxelles: le politiche di Coesione. Per l'attuale ministro agli Affari europei sarebbe, per biografia, la casella ideale. Ma a Palazzo Chigi si crede che si tratti di un portafoglio dal campo d'azione limitato, persino se dovesse comprendere la gestione del Pnrr.

 

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LA TORTA DEI COMMISSARI

 

Marco Bresolin per la Stampa - Estratti

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Von der Leyen ha offerto il portafoglio al Mediterraneo che sembra disegnato addosso all'Italia, ma forse non al profilo di Fitto. La delega che la presidente ha in mente non è affatto di seconda fascia perché la persona incaricata dovrebbe occuparsi di investimenti, partnership economiche, energia, sicurezza e immigrazione con i Paesi africani e del Medio Oriente.

 

Politiche strategiche per gli interessi italiani, in linea con il Piano Mattei, anche se difficilmente questa delega verrebbe accompagnata dal grado di vicepresidente in quanto il commissario al Mediterraneo dovrà lavorare «in stretto coordinamento» con l'Alto Rappresentante, Kaja Kallas, che sarà vicepresidente. Il portafoglio al Mare Nostrum fa gola anche a Cipro, che potrebbe candidare George Lakkotripis, l'ex ministro a Energia e Commercio.

 

La Grecia guarda invece con più interesse ad altri portafogli, come l'Agricoltura, e si fa il nome di Apostolos Tzitzikostas, ex presidente del comitato delle Regioni. In corsa ci potrebbe essere pure la Spagna, ma Madrid vorrebbe che la candidata Teresa Ribera si occupasse di transizione climatica a trecentosessanta gradi.

GIORGIA MELONI E URSULA VON DER LEYEN

 

Von der Leyen inizierà a gestire seriamente il dossier a partire dalla prossima settimana perché ha scelto di staccare qualche giorno durante il week-end per stare vicina alla famiglia. Dopodiché le trattative entreranno nel vivo fino alla seconda metà di agosto. I tre punti fermi della prossima Commissione sono certamente Kaja Kallas, Thierry Breton e Valdis Dombrovskis.

 

Il francese ha ottenuto da Emmanuel Macron la garanzia che il suo sarà un portafoglio "ampio" e dovrebbe includere il cruciale dossier della competitività, con un focus particolare sull'industria. Dombrovskis potrebbe invece occuparsi in prima persona del Bilancio vero e proprio e in particolare della definizione dei nuovi strumenti per finanziare gli investimenti nei progetti comuni. Completa il quadro degli uscenti lo slovacco Maros Sefcovic: negli ultimi anni ha seguito il dossier della semplificazione normativa, che von der Leyen vorrebbe affidare a un commissario ad hoc per la sburocratizzazione. Per quel ruolo si fa anche il nome della svedese Jessika Roswall.

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