Francesco Semprini per “la Stampa”
carestia
«Una carestia di proporzioni bibliche». Ricorrono a scenari apocalittici le Nazioni Unite nel descrivere quello che la pandemia di Coronavirus rischia di scatenare in termini di mancanza di cibo per un congruo numero di popoli della Terra. Un allarme che impone immediate azioni per assicurare la prosecuzione o la ripresa di scambi considerati essenziali e l' accesso ai finanziamenti necessari a sostenere talune attività produttive di base.
A entrare nel dettaglio sui rischi collaterali dell' epidemia di Covid-19 è David Beasley il direttore esecutivo del Programma alimentare mondiale protagonista, martedì, di una drammatica testimonianza al Consiglio di sicurezza dell' Onu al palazzo di vetro di New York. «Siamo a un passo da una pandemia di fame», mette in guardia il numero uno dell' agenzia Onu, secondo cui c' è poco tempo a disposizione per intervenire prima che milioni di persone muoiano di fame. L' intervento del direttore arriva all' indomani della pubblicazione del rapporto compilato dall' Onu e da altre organizzazioni partner, secondo cui si potrebbe passare da 135 milioni a oltre 250 milioni di persone che rischiano la fame a causa della crisi, il doppio del numero stimato prima dell' inizio della pandemia.
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«Devo avvertivi - afferma il capo del Pam - che se non ci prepariamo e non agiamo ora per garantire l' accesso, evitare carenza di finanziamenti e interruzioni degli scambi, potremmo trovarci ad affrontare più carestie di proporzioni bibliche nell' arco di pochi mesi». Ad ora sono oltre trenta i Paesi a rischio fame, e in dieci di questi già oggi più un milione di persone è a un passo della fame. «Non stiamo parlando di persone che vanno a letto affamate - ha precisato Beasley in una successiva intervista al quotidiano inglese Guardian - stiamo parlando di condizioni estreme, stato di emergenza, le persone stanno letteralmente andando incontro alla fame. Se non procuriamo cibo alle persone, le persone moriranno. E' più di una semplice pandemia: sta creando una pandemia di fame. Questa è una catastrofe umanitaria e alimentare».
Ben inteso, il problema della fame nel mondo non è unicamente imputabile alla nuova piaga pandemica, piuttosto è esso stesso una piaga con radici profonde e di cui si è sovente discusso specie in ambito Onu. Il punto è che il Covid-19 e la sua diffusione su scala planetaria ne sta causando una pericolosa accelerazione. Nel suo intervento in teleconferenza al Palazzo di Vetro, il numero uno del Pam ha infatti sottolineato come già prima che iniziasse la pandemia di Covid-19, sostenesse che «il 2020 avrebbe fatto registrare la peggiore crisi umanitaria dai tempi della II Guerra Mondiale per diverse ragioni».
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Il direttore Beasley ha ricordato «le guerre in Siria e Yemen», le «crisi in Sud Sudan, in Burkina Faso e nella regione centrale del Sahel», l' invasione di locuste in Africa, e «i disastri naturali più frequenti», senza dimenticare «la crisi economica in Libano, che colpisce milioni di rifugiati siriani», e ancora «la Repubblica democratica del Congo, il Sudan, l' Etiopia, e la lista prosegue».
A tali fattori si è quindi aggiunta questa nuova guerra, più asimmetrica e ibrida di tutte le altre e pertanto ancora più subdola e letale. «Siamo già alle prese con la tempesta perfetta», ha ammonito, sollecitando quindi lo stanziamento dei circa due miliardi di dollari già promessi.
«Se riceviamo il denaro e teniamo aperte le catene di approvvigionamento, possiamo evitare la carestia - ha concluso Beasley - ma solo se agiamo ora possiamo fermare tutto questo».