Marzio Breda per il Corriere della Sera
sergio mattarella emmanuel macron
«Sfide drammatiche incombono sull'Unione europea, serve fiducia reciproca... Da costruire con pazienza».
Ecco la formula con cui sintetizzare il pensiero di Sergio Mattarella sulla crisi plurale che investe l'Ue. Non è una profezia della catastrofe, la sua, mitigata dall'appello a darsi credito l'un l'altro. È semmai un'espressione di realismo, dietro il quale sta anche il guaio dello strappo sui migranti tra Francia e Italia.
Uno scontro che ha spinto molti a chiedersi se il capo dello Stato non sia intervenuto (magari con una telefonata) sull'inquilino dell'Eliseo, per indurlo a recedere dalla dura presa di posizione contro il nostro governo sul caso della Ocean Viking. Non l'ha fatto, almeno finora, per due motivi:
1) perché il precedente da tutti citato, quello della trasferta grillina su suolo francese per solidarizzare in piazza con i più estremisti dei Gilet gialli era assai più grave, avendo coinvolto un vicepremier (Di Maio) ed essendo culminata con il richiamo a Parigi dell'ambasciatore d'Oltralpe;
emmanuel macron sergio mattarella
2) perché si ritiene, e si spera, che stavolta sia più facile ricomporre il contrasto. Al di là del confronto su torti e ragioni, basterebbe l'impegno a dominare le proprie ipersensibilità da parte di entrambi i contendenti. E, per stare al fronte italiano, la consapevolezza di doversi sottrarre una volta per tutte alle logiche propagandistiche di una campagna elettorale permanente.
Insomma: è stato quasi un incidente da intendenza, come dicono i diplomatici.
Un'incomprensione da non drammatizzare. Per cui è bene che, dopo averla lasciata un po' decantare, se la vedano tra loro, Macron e Meloni. Alla quale Mattarella, che non è il tutore del governo, ha forse fatto filtrare qualche consiglio attraverso il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, il quale l'ha accompagnato nella visita in Olanda conclusa ieri. Ed è lì, nella tappa di Maastricht, che il presidente entra obliquamente nella querelle , con un intervento per i trent' anni dalla firma del Trattato che ha dato le ali alla Ue.
SERGIO MATTARELLA EMMANUEL MACRON
Discorso giocato su uno sforzo di equilibrio, in cui tutto si tiene. Dagli albori dell'Unione al complesso momento attuale. Con al centro proprio il problema degli sbarchi, dei porti chiusi, delle quote di accoglienza non rispettate e, quindi, di responsabilità eluse. Dice il capo dello Stato, mutuando concetti da lui già espressi a mo' di copertura istituzionale a diversi esecutivi: «La soluzione alla sfida migratoria avrà successo solo se sorretta da criteri di solidarietà all'interno dell'Ue, da coesione nella risposta esterna e da una politica lungimirante nei confronti dell'Africa».
Condivisione all'interno della Ue. Coesione nella risposta esterna. E diritti, senza i quali la nostra comunità «perderebbe il suo senso». Bisogna preoccuparsene subito, nel nostro stesso interesse e contro ogni tardiva amnesia in futuro. Infatti, aggiunge, «a parte i profili etici, penso che sia bene tener presente che tra pochi decenni i rapporti di popolazione tra Africa e Ue saranno di 4 a 1 e i Paesi di quel continente, dotati di una gran quantità di materie prime di immenso valore, una volta sviluppata un'adeguata capacità organizzativa, rivestiranno peso e influenza nella comunità internazionale... Non è improprio pensare che il loro atteggiamento nei confronti dell'Unione sarà corrispondente al grado di solidarietà che oggi viene riservata a loro e ai loro migranti».
emmanuel macron giorgia meloni by edoardo baraldi
La soluzione per arginare i flussi passa per il dialogo con i Paesi della sponda africana del Mediterraneo. Ciò che vale pure per l'emergenza sull'energia, il gas anzitutto, altro dossier scottante per l'Europa dopo la guerra in Ucraina. Così, esorta a «ripensare le scelte di politica energetica, stimolando la ricerca di nuove fonti... Non è il momento delle esitazioni e delle decisioni egoistiche».
SERGIO MATTARELLA E MARK RUTTE
E cita l'esempio di quando l'Europa, istituendo la Ceca, seppe «mettere in comune due risorse strategiche come il carbone e l'acciaio», nel 1951. Avremmo adesso lo stesso coraggio? Si domanda. Non basta. Pur ammettendo gli «inciampi», le «stasi» e certe «intense delusioni», segnala che nel percorso europeo si sono alternate fasi di «grande speranza»: dalla nascita della moneta unica al Trattato di Schengen. Una prova che «siamo operosi edificatori». E l'euroscetticismo? «È un virus», puntualizza. «Come il Covid ha colpito tutti, ma il fenomeno è nella curva discendente, e questo ci rassicura». Certo è, comunque, che il tempo presente ci richiede «un salto di qualità... Pena l'irrilevanza».
OCEAN VIKINGS - MEME BY CARLI GIORGIA MELONI EMMANUEL MACRON
MELONI MACRON EMMANUEL MACRON GIORGIA MELONI