Agnès Giard per “Libération”
uomo della tribu amazzonica con fucile
Intitolato «Jouir?» (Godere?, in libreria dal 10 maggio), il nuovo numero della rivista antropologica “Terrain” declina l’interrogativo osservando i modi in cui l’orgasmo viene suscitato, simulato e vissuto in diverse società. Tutto parte dalla domanda che viene rivolta all’antropologo Philippe Erikson nella giungla amazzonica: «Philippe, nel tuo paese, quando fai l’amore con donne nawa (bianche), urlano ‘kwa kwa’ come quelle nere?».
indios amazzonia 1
E’ quello il grido di gioia femminile fra gli indiani Matis, equivalente a un grido di dolore, usato per spiegare una sensazione brusca e intensa. In Giappone l’orgasmo si dice ‘iku’ (ci vado), in Gran Bretagna si usa l’espressione ‘vengo’, a Taiwan ‘shûfû’ (piacevole), in Olanda ‘lekker’ (delizioso), in Francia ‘Oh, oui’. I processi psicologici sono gli stessi, ma la sessualità, come le altre attività, si costruisce e si esprime culturalmente, secondo logiche variabili.
indigeni
Ad esempio, non conta che i Matis siano nudi nella giungla. Restano un popolo molto pudico. Non dobbiamo credere allo stereotipo dell’indigeno lascivo solo perché fa parte di una natura lussureggiante. Controllano i loro corpi al punto che i giochi amorosi nei quali si liberano le coppie in pubblico, per audaci che siano, non si accompagnano mai ad un’erezione. Lo stesso vale per gli Aché del Paraguay. La nudità perciò non significa libertà, anzi gli indigeni esercitano un forte autocontrollo e resistono anche agli stimoli più vivi e restano stoicamente flaccidi.
coppia preliminari
Tra i Matis è normale vedere due uomini che si toccano. Sono dei rivali in amore: invece di procurarsi piacere, si sforzano di bloccare l’eiaculazione. Testano le capacità di resistenza dell’altro, in un rituale da duello. Raggiungere l’orgasmo è infamante. La pratica ricorda quella fra moglie e marito nella zona di Dakar: i preliminari iniziano la mattina, con le provocazioni della donna, la diffusione di profumi inebrianti nelle stanze, con brillocchi ornati di invocazioni esplicite (‘baciami’, ‘penetrami’, ‘fammi godere’), finché non arriverà la sera, il momento del grande combattimento coniugale.
HAPPY DAKAR
L’affare sessuale in sé dura qualche minuto, è l’attesa che conta. Senza preliminari, per loro c’è più disgusto che eccitazione. Non siamo mica animali, dicono. Allora il sesso non sarà solo una storia di controllo corporale? Dalle statistiche del 2008 emerge che il 97% delle donne senegalesi raggiunge l’orgasmo. Sarà vero? L’antropologa Ismaël Moya dichiara che comunque il piacere femminile resta secondario anche lì, ma la posizione degli uomini non è favorevole come sembra.
INFUSO DI ZENZERO
L’arsenale erotico delle donne senegalesi è impressionante e, nella corsa agli armamenti, gli uomini ricorrono a una gran quantità di prodotti dopanti: sciroppo Bazooka dalla Nigeria, unguento indiano e cinese, pillole allo zenzero. La prospettiva del combattimento insomma suscita una forte angoscia.
eiaculazione
Alla fine il sesso non sembra lo scopo ultimo. La finalità è di ordine strategico: la attività sessuale conferisce alla moglie la capacità di agire, di padroneggiare e sopraffare il marito. Gli incensi, le belle parole, la sfida, il denaro che la moglie riceve in regalo l’indomani…come per i Matis in Amazzonia il fine non è godere ma provare il proprio valore all’interno della società. Se ci aggiungiamo gli spasmi dei mistici, l’erotizzazione della castità, la cyber-estasi virtuale e la teledildonica, dovremmo arrivare a domandarci se la centralità dell’orgasmo non sia una visione miope, e se non vada piuttosto compreso a cosa serve il sesso, oltre a farci gridare “kwa kwa”.