1 - «DERISO DAI DUE IN UN SMS» SI INDAGA SULLA CONVIVENZA
Alessandro Cellini per “il Messaggero”
ANTONIO DE MARCO
I primi contatti tra il killer Antonio De Marco e una delle due vittime Daniele De Santis avvengono il 29 ottobre dello scorso anno. Messaggi su Whatsapp in cui De Marco chiede al giovane arbitro la possibilità di prendere in affitto una stanza nell'appartamento di via Montello.
IL CELLULARE
È in quel momento che i due si conoscono. Successivamente l'assassino conoscerà anche la fidanzata di Daniele, Eleonora. Ma i rapporti tra i tre non vanno mai oltre le normali dinamiche tra proprietario di casa e affittuario, tanto che Daniele registra sul cellulare il numero di De Marco sotto il nome ragazzo infermiere. Nient' altro. E ad un generico infermiere si riferirà in seguito Daniele quando ne parla con Eleonora. Non con il nome di battesimo.
ANTONIO DE MARCO
Quel 29 ottobre De Marco dice in un messaggio che quella stanza va bene, «è anche vicina alle fermate degli autobus», scrive. Comoda per seguire le lezioni di Scienze infermieristiche. Vi rimarrà un mese. Il 30 novembre va via, e la coppia non ne sente più parlare fino al 6 luglio, quando il 21enne si rifà vivo e manda un altro messaggio sul cellulare di Daniele. La camera gli serve nuovamente, sarebbe l'ideale perché deve cominciare il tirocinio universitario e da lì, con i mezzi, è facile raggiungere l'ospedale Vito Fazzi di Lecce. I due si mettono nuovamente d'accordo, e Daniele scrive alla fidanzata che sarebbe tornato l'infermiere.
LA RAGAZZA
DANIELE DE SANTIS E ELEONORA MANTA
«Entrambi commentavano con una risata si legge nel decreto di fermo scrivendo testualmente ahahah, il possibile ritorno del medesimo, e la ragazza chiosava scrivendo torna tutto come prima. Tale scambio di battute - è scritto ancora nel provvedimento - è da ricondurre verosimilmente alla volontà dei due di deridere il ragazzo in ragione di un possibile episodio accaduto durante la sua permanenza in quella casa, dal 30 ottobre al 30 novembre 2019». Una permanenza, quella dello scorso anno, non priva di problemi. Tanto che un'amica di Eleonora dice agli investigatori: «Eleonora ultimamente non si trovava a suo agio, poiché l'appartamento era condiviso da altre persone».
IL MISTERO
Chissà cos' è accaduto in quel mese. Perché una delle ipotesi è che tutta la furia della scorsa settimana abbia avuto origine allora. Tanto che il 3 luglio scorso De Marco condivide sul proprio profilo Facebook un post tratto dal blog Universo Psicologia, dal titolo Desiderio di vendetta, corredato da un commento: «Un piatto da servire freddo... è vero che la vendetta non risolve il problema, ma per pochi istanti ti senti soddisfatto».
ANTONIO DE MARCO
E due emoticon sorridenti. Vendetta nei confronti di Eleonora e Daniele? E perché solo tre giorni più tardi chiede proprio a Daniele di utilizzare nuovamente la stanza dell'appartamento di via Montello? Forse il risentimento è successivo, quando Daniele gli comunica che deve lasciare la casa perché ci andrà a vivere con Eleonora? Ma mai - ha spiegato ieri il comandante provinciale dei carabinieri di Lecce, il colonnello Paolo Dembech - De Marco ha contestato la richiesta di liberare la stanza.
LE RISPOSTE
ELEONORA MANTA E DANIELE DE SANTIS
Domande che per il momento non trovano risposta. Sono poche le risposte, in questa storia. E poche le persone che possono dire di conoscere il killer. Pochi lo ricordano, nel suo paese, a Casarano. Qualcuno lo descrive come una persona tranquilla, che passa inosservata. Talmente tranquilla, anche dopo l'omicidio, che il giorno dei funerali di Daniele ed Eleonora lui era a una festa. Dopo l'omicidio, De Marco ha cancellato il numero di Daniele dal suo cellulare. Probabilmente l'ha anche bloccato, forse per evitare che gli inquirenti risalissero a lui attraverso le chat. Un tentativo vano.
2 - LE CHAT DI ANTONIO, IL RAGAZZO SOLITARIO «CON LA VENDETTA TI SENTI SODDISFATTO»
Carlo Vulpio per il “Corriere della Sera”
IL DESIDERIO DI VENDETTA DI ANTONIO DE MARCO
È come se si fosse materializzato dal nulla e un brutto giorno tutti si fossero accorti di lui. Fino a quel momento, fino a quando le sue mani non si sono macchiate del sangue innocente di Eleonora Manta e Daniele De Santis, sembra che nessuno conoscesse o avesse anche solo sentito parlare di Antonio Giovanni De Marco, ventuno anni, studente fuori sede in Scienze infermieristiche. Antonio è nato qui, a Casarano, nel Basso Salento, in una cittadina di ventimila abitanti che fu uno dei più importanti poli calzaturieri d'Italia fino alla fine del secolo scorso, e qui ha vissuto per diciannove anni. Eppure nessuno lo conosce, nessuno ne sa nulla, nessuno lo ha mai visto.
Di Antonio De Marco non sa nulla il sindaco di Casarano, Ottavio De Nuzzo, geometra, che tra i suoi clienti ha avuto i genitori e finanche i nonni di Antonio. Non ne sanno nulla gli amici di Salvatore De Marco, il padre di Antonio, quelli che andavano a caccia con lui e lo definiscono «un bravo falegname e un gran lavoratore, rispettosissimo delle regole, tutte, quasi un calvinista, e lo stesso vale per sua moglie Rosalba Cavalera».
ANTONIO DE MARCO
Ma di Antonio, nulla. Non ne sa niente il proprietario della palestra Gym Center, frequentata da Antonio fino a due anni fa, quando non si era ancora trasferito a Lecce. Non ne sanno nulla gli altri frequentatori della stessa palestra, e nemmeno i suoi colleghi di corso all'ospedale Vito Fazzi di Lecce, persino quelli che erano con lui alla festa di compleanno di una tirocinante, tre giorni fa, la sera in cui si stavano celebrando i funerali di Eleonora e Daniele. Antonio De Marco, a Casarano, non se lo ricorda nessuno.
Della sua famiglia, tutti sanno tutto, anche fino alla terza generazione e ai suoi nonni materni Amleto e Anita. Ma di Antonio, non un ricordo dell'asilo o delle elementari o delle superiori. Solo una immagine lontana e sfuocata di lui chierichetto nella chiesa della Madonna della Campana.
daniele de santis eleonora manta
Lo stesso oblio della profonda provincia salentina accompagna Antonio a Lecce, il capoluogo, la città del barocco accecante, sede dell'università, dove Antonio non ha bisogno di nascondersi perché tanto nessuno lo vede. Introverso, taciturno, solitario, pensieroso, ma all'apparenza tranquillo e rassicurante, parla come tanti suoi coetanei. Senza usare la voce. Soltanto con le chat, gli sms e qualche commento sui social network. Per il resto, la sua vita è un mistero.
antonio de marco daniele de santis eleonora manta
Chi frequenta quando ha finito di studiare, dove va, con chi condivide i suoi momenti intimi, è una zona oscura della sua esistenza. O forse è proprio questa la sua esistenza reale, che lui stesso ha deciso di oscurare, come quando si è vestito di nero, ha celato il volto dentro un cappuccio e ha eseguito il suo piano criminale con una brutalità nettamente in contrasto con il suo viso delicato, efebico, e con i suoi modi gentili, mai rudi e persino quasi mai virili. Quando Daniele De Santis ha affittato ad Antonio una stanza del suo appartamento in via Montello, un anno fa, se lo è «messo in casa» anche perché convinto di avere a che fare con un ottimo ragazzo.
DE SANTIS COMPAGNA IDENTIKIT ASSASSINO 1
I due hanno convissuto insieme in quell'appartamento, dove ogni tanto Eleonora andava a trovare Daniele, per diversi mesi. E per un intero anno - dal 29 ottobre 2019 al 17 agosto scorso - hanno chattato con assiduità. Poi, qualcosa si è rotto. Eleonora, che sempre più spesso si fermava in quella casa con Daniele e con lui aveva deciso di convivere, diceva di sentirsi a disagio per la presenza di Antonio e confidava a un'amica d'infanzia il suo stato d'animo.
de santis
Mentre Antonio cominciava a sentirsi «tradito» e «abbandonato», voleva rimanere in quella casa, anche se a viverci stabilmente sarebbero stati in tre, e non più soltanto lui e Daniele. Quando capisce che è finita, si rifugia sul web, e qui, il 3 luglio, trova e condivide un post su un articolo intitolato «Psicologia della vendetta», che, in un delitto ancora senza movente come questo, andrebbe analizzato parola per parola: «Il desiderio di vendetta - dice il post che attira l'attenzione di Antonio De Marco - è una emozione che fa parte dei nostri impulsi più elementari quando siamo vittime di un'aggressione o di un'ingiustizia. Non è però utile ad alleviare le sofferenze: se da una parte fantasticare la vendetta può essere liberatorio, non si deve esagerare perché rischia di peggiorare le cose».
Il commento di Antonio al post è eloquente: «Un piatto da servire freddo È vero che la vendetta non risolve il problema, ma per pochi istanti ti senti soddisfatto», più due emoticon di risate. Poi, il 6 luglio, invia a Daniele un sms con cui gli chiede per l'ultima volta di affittargli quella stanza in casa sua. Non sappiamo cosa è successo dopo. Sappiamo solo che Antonio si materializza di nuovo quando va e uccide.
IL DESIDERIO DI VENDETTA DI ANTONIO DE MARCO antonio de marco 2 antonio de marco