Giacomo Costa per il “Corriere della Sera”
Luigi Brugnaro
In principio furono alberghi e bed & breakfast, poi toccò ai take away, kebab, pizza o pasta in cartoccio finiti nello stesso cassonetto di divieti. Ora è la volta dei «venditori di paccottiglia», quelli che in vacanza - altrove - definiremmo «negozi di souvenir», l' ultima spiaggia prima del duty free aeroportuale nella caccia al magnete per la mamma o al piatto decorativo per la zia.
venezia negozio souvenir
Venezia stringe ancora le sue maglie, aggiungendo un nuovo limite nella sua ricerca di un turismo sostenibile e meno impattante: ieri pomeriggio il consiglio comunale ha approvato una delibera che, per i prossimi tre anni, impedisce nelle zone di Rialto e San Marco l' apertura o il trasferimento di attività commerciali che non siano «compatibili con le esigenze di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale della città antica».
È più semplice indicare uno per uno quali siano i generi di negozio ancora permessi: librerie, antiquari e gallerie d' arte, restauratori, negozi di filatelia e numismatica; negozi di arredamento e design; gioiellerie, boutique e sartorie, ma solo se «di alta gamma», una condizione che viene ripetuta anche per gli orologiai.
venezia negozio souvenir
È ovviamente consentito anche vendere oggetti di artigianato «tipico, tradizionale e storico» ma, per evitare di lasciar passare sotto il catenaccio della norma proprio quel carico di maschere di plastica e cavallini di vetro Made in China che straborda da ogni saracinesca della laguna, la provenienza dei prodotti e il loro luogo di produzione dovranno essere indicati chiaramente, già in vetrina.
E proprio le vetrine dovranno essere tutte adeguate allo stesso standard: niente luci esterne, né di tonalità troppo diverse da quelle dei lampioni pubblici, niente espositori sulla porta o fuori dal negozio, nessun allestimento troppo lontano da quelle che sono le disposizioni tradizionali della merce.
La delibera è stata approvata da quasi tutte le forze politiche cittadine, comprese quelle all' opposizione, che se votando hanno storto il naso l' hanno fatto solo perché avrebbero voluto criteri più stringenti e, soprattutto, l' estensione dei divieti a tutta la città d' acqua, così come nel testo preso ad esempio dalla giunta veneziana, quello del Comune di Firenze, dove si guarda all' intero centro storico. Invece le limitazioni riguarderanno solo la cosiddetta area marciana - piazza San Marco, con le sue procuratie porticate e il loro susseguirsi di vetrine, e le due piazzette collegate - e l' area realtina, ovvero il ponte di Rialto e le rive che sono immediatamente adiacenti.
brugnaro
Se infatti il capoluogo toscano riesce a distinguere tra un nucleo antico e il resto del tessuto urbano, la città di Venezia è composta solo da «centro storico» e un blocco totale per le nuove aperture di alimentari, mercerie, panifici, cantine, tabaccai e ogni altro negozio di prossimità l' avrebbe trasformata in poco tempo nel museo a cielo aperto che tutti i residenti temono, finendo per relegare ogni funzione pratica alla terraferma, lontana comunque almeno venti minuti di autobus.