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DAGOREPORT - NEL GRAN RISIKO BANCARIO, L’UNICA COSA CERTA È CHE MONTE DEI PASCHI DI SIENA È ORA NELLE MANI DI DUE IMPRENDITORI PRIVATI: MILLERI E CALTAGIRONE. ALTRO CHE BANCA LEGHISTA COME CIANCIA SALVINI - ALTRA CERTEZZA: L’OPS SU MEDIOBANCA SARÀ COMPLETATA DOPO L’ASSALTO A GENERALI - SE L’IMMOBILIARISTA CALTARICCONE SOGNA LA CONQUISTA DELLA SECONDA COMPAGNIA EUROPEA CHE GESTISCE 32 MILIARDI DI EURO DI BENI IMMOBILI, ALCUNI EREDI DEL VECCHIO ACCUSANO MILLERI DI ESSERE SUBALTERNO AL DECISIONISMO DI CALTA - SULLA PIAZZA DI MILANO SI VOCIFERA ANCHE DI UNA POSSIBILE DISCESA IN CAMPO DI UN CAVALIERE BIANCO CHE LANCI UN’OPA SU MEDIOBANCA PIÙ RICCA DELL’OPS DI CALTA-MILLERI-LOVAGLIO...
FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE - FRANCESCO MILLERI
DAGOREPORT
Nel gran risiko che sta scompaginando la scena bancaria e finanziaria italiana, l’unica cosa certa è che Monte dei Paschi di Siena è ora nelle mani di due imprenditori: Milleri e Caltagirone. Altro che banca leghista come ciancia Matteo Salvini.
Altra certezza: l’Ops su Mediobanca del duo meneghino-romano sarà completata dopo l’assalto a Generali. Il loro maggior problema è come convincere i fondi internazionali a votare per loro, dimenticando i copiosi dividendi che hanno intascato negli anni dall’Ad di piazzetta Cuccia, Alberto Nagel, e dall’Ad in scadenza di Generali, Philippe Donnet.
francesco gaetano caltagirone philippe donnet
Ancor più difficile: far capire ai fondi di investimento, che hanno in mano il 34,98% del capitale del Leone di Trieste, che sono più affidabili due imprenditori privati a far lievitare i dividendi della attuale public company guidata da Donnet.
Se l’immobiliarista Caltariccone sogna la conquista della seconda compagnia europea che, attraverso Generali Real Estate, gestisce circa 32 miliardi di euro di beni immobili, Milleri ha le sue rogne all’interno del cda di Delfin, l’holding lussemburghese del gruppo, con almeno tre eredi di Leonardo Del Vecchio.
Scrive Milano Finanza: “Il faro è puntato anche sugli otto «eredi» soci di Delfin, ognuno con in tasca il 12,5% che vale oltre 5 miliardi di euro, che non marciano all’unisono sul futuro della governance di Delfin. La revisione dello statuto della cassaforte (di fatto un trust governato da Milleri in cui la modifica delle regole di funzionamento richiede l’unanimità degli azionisti) è finita incagliata nelle diverse posizioni degli azionisti su dividendi, durata degli amministratori”.
FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE PHILIPPE DONNET
Da parte nostra, possiamo aggiungere che alcuni eredi accusano Milleri di essere subalterno al decisionismo, supportato dal potere di Palazzo Chigi, di Caltagirone. Quando era vivo il Paperone di Agordo era un’altra musica.
Dopo l’autogol sull’operazione Natixis, Donnet è disturbato non poco dal fatto che la Consob guidata da Paolo Savona ritarda di comunicare la cornice di regole che dovrebbero disciplinare il Decreto Capitali, fortissimamente voluto da Calta. E il francese non sa ancora come fare la lista per il prossimo rinnovo del Cda, in agenda a primavera.
I SOCI DI MEDIOBANCA A SETTEMBRE 2023
Infine, sulla piazza di Milano, si vocifera anche di una possibile discesa in campo di un Cavaliere Bianco che lanci un’Opa su Mediobanca, più ricca dell’Ops di Milleri-Lovaglio-Caltagirone.
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