Fabio Poletti per “la Stampa”
MALTRATTAMENTI E VIOLENZE
Davanti alla casa giallina assai modesta, in un paesino vicino a Pavia, questa signora musulmana si stringe forte nel velo violetto e si sforza di parlare italiano: «Mia figlia non è cattiva... Non è una drogata... A casa non ubbidisce, non vuole andare a scuola... È vero che l' o picchiata ma solo con le mani, il resto sono bugie».
Il resto è infilato nell'ordinanza con cui il Tribunale dei minori di Milano ha tolto alla famiglia, la ragazzina che farà sedici anni il mese prossimo per affidarla a una comunità protetta. Scrive il giudice Alberto Viti nell'ordinanza lunga due pagine con cui ha disposto in via provvisoria l'allontanamento dalla famiglia della ragazzina: «C'è la necessità di tutelare la minore dai gravi atti di maltrattamento di cui si stavano rendendo responsabili tutti i membri della sua famiglia».
RAGAZZA MUSULMANA CON IL VELO A SCUOLA
La denuncia è partita dalla ragazzina. Finita al Pronto Soccorso di Pavia dopo le percosse subite in casa. Schiaffi, pugni, calci, una volta il fratello anche con la cintura usata come una frusta. Fa mettere a verbale la ragazza: «Mi dicevano "non meriti di vivere... sei una puttana...se muori è meglio... tu non sei come noi... vuoi essere come le tue amiche italiane, solo le puttane si vestono come te».
Il referto medico parla di 31 giorni di prognosi «per 2 contusioni multiple». Lei giura che la cosa andava avanti da almeno un paio d'anni, che in passato era toccata pure alla sorella maggiore di 12 anni e che per questo sua madre era stata condannata per percosse.
CARABINIERI
Si sa che la situazione in casa è difficile. La coppia che è seguita dai servizi sociali ha 5 figli di cui 2 piccolini. La madre è gravemente malata. La sedicenne che è nata in Italia è stata già bocciata un anno, spesso salta le lezioni, torna a casa tardi la sera senza avvisare, invece di studiare preferisce stare con le amiche.
I suoi genitori lo hanno ripetuto più volte all'avvocato e poi anche alla polizia: «Non c'entra la religione noi vogliamo solo che nostra figlia ubbidisca in casa e frequenti la scuola anche se non ne ha voglia». La ragazza affidata a una comunità protetta è già scappata due volte. Una per rientrare in famiglia ma è stata sua madre ad avvisare i carabinieri. L'altra per chiedere ospitalità ad un' amica. Nei giorni scorsi la ragazzina si è confidata con gli assistenti della comunità: «Fatemi tornare a casa».
TRIBUNALE MINORI
Che ci siano state le botte è indiscutibile, i referti sono chiari e per questo è scattata l'indagine per lesioni e maltrattamenti della procura di Pavia contro i genitori e il fratello. L'avvocato Pierluigi Vittadini che difende i genitori racconta che la loro versione è un po' diversa: «Il fratello nega di averla mai colpita, la madre ha parzialmente ammesso, più del padre. Ma qui la religione o come si vestisse lei non c' entra. I genitori si lamentavano del fatto che non andasse a scuola e che non studiasse».
Che la situazione sia al limite lo ammette anche il procuratore capo del Tribunale dei minori Ciro Cascone: «Sono casi all' ordine del giorno dove emerge un gap enorme tra le famiglie di questi ragazzi e la nostra cultura. Per lo più sono casi in cui il comportamento dei genitori oscilla tra l' abuso dei mezzi di correzione e i maltrattamenti in famiglia».