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    LA BRUTTA NOTIZIA E' CHE UN ANNO DI COVID HA FATTO PERDERE UN MILIONE DI POSTI DI LAVORO. LA PESSIMA E' CHE LA RISALITA DEL PIL NEL 2021 E 2022 (PREVISTI +4,2% E +3,6%) NON AIUTERA' A CREARE POSTI DI LAVORO - IL TASSO DI DISOCCUPAZIONE IN ITALIA CONTINUERÀ A CRESCERE, SECONDO IL FMI, PASSANDO DAL 9,1% DEL 2020 AL 10,3% DI QUEST'ANNO, ALL'11,6% PREVISTO PER IL 2022, UN LIVELLO TRIPLO RISPETTO AL 3,7% PREVISTO IN GERMANIA…


     
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    Paolo Baroni per "la Stampa"

     

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    Un anno di Covid ha fatto perdere all' Italia quasi un milione di occupati: per la precisione 945 mila unità in meno a febbraio (-2,2% sul 2020) tra lavoratori dipendenti (-590 mila) e autonomi (-355 mila), divisi tra 533 mila uomini e 412 mila donne finiti perlopiù ad ingrossare più le liste degli inattivi anziché quelle dei disoccupati. Segno della scarsa fiducia sulla prospettive dei prossimi mesi.

     

    Dati drammatici, che rendono del tutto insignificante il fatto che l' occupazione nei primi due mesi del 2021 sia rimasta sostanzialmente stabile (-0,1% al 56,5%), anche perché allo stesso tempo la disoccupazione giovanile è tornata ai livelli di metà 2018 (31,6% ovvero 2,6 punti in più), mentre il tasso di inattività è cresciuto addirittura del 37% tra i 15-64enni la cui schiera è aumentata di ben 717mila unità oltre quota 14 milioni. Fenomeno questo che tocca soprattutto le donne, con una incidenza del 46,3%, e meno gli uomini (27,65).

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    Su questo dato, però, pesano le nuove modalità di calcolo adottate dall' Istat, che a partire dal mese di febbraio ha tolto dal conteggio degli occupati i dipendenti in cassa integrazione «da oltre 3 mesi» e che percepiscano una retribuzione del salario pari almeno al 50%. «Sulla base di questo cambiamento si alimenta in maniera inappropriata il bacino statistico degli inattivi» protesta la segretaria confederale Uil Ivana Veronese che ha subito contestato le nuove modalità di calcolo.

     

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    Il problema è che nonostante nei primi due mesi dell' anno si registri una certa stabilizzazione del mercato del lavoro, in Italia si profila «un vero tsunami sociale» che rende necessario «prorogare la fine del blocco dei licenziamenti per tutti i datori di lavoro oltre la data del 30 giugno, superando le distinzioni previste dal decreto Sostegni, di prolungare in parallelo la cassa integrazione Covid e di estendere le indennità Covid ad alcune categorie escluse» come chiede il leader della Cisl Luigi Sbarra.

     

    «Nella consapevolezza che il piano nazionale dei vaccini non produrrà nel breve termine un rimedio a tali dati occorre uno sforzo di solidarietà nazionale che metta in campo tutte le risorse possibili per fermare queste emorragie» segnala Tania Scacchetti della Cgil, sollecitando a sua volta la necessità «di prorogare le misure speciali di ammortizzatori sociali e del blocco dei licenziamenti se non si vuole imboccare una via di non ritorno.

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    In allarme anche Confcommercio per «l' evidente crisi del lavoro autonomo, che nel solo 2020 ha conosciuto un calo di 218 mila unità e che a febbraio 2021 presenta un saldo annuo di -355 mila occupati».

     

    Le prospettive della nostra economia come quelle del resto d' Europa, pur scontando un paio di mesi di ritardo sulla ripresa rispetto agli Usa, sono buone. Tant' è che il Fondo monetario ha rivisto al rialzo le stime di tutti i paesi e tra gli aumenti più significativi c' è proprio quello dell' Italia, che quest' anno vedrà il pil salire del 4,2% (1,2 punti in più delle precedenti stime) mentre nel 2022 aumenterà di un altro 3,6%.

     

    chiuso per virus chiuso per virus

    Al contrario di altri paesi però l' aumento della ricchezza nazionale italiana non basterà a creare lavoro: secondo l' Fmi, infatti, il nostro tasso di disoccupazione continuerà a crescere passando dal 9,1% del 2020 al 10,3% di quest' anno, all' 11,6% previsto per il 2022, un livello quest' ultimo che potrebbe essere triplo rispetto al 3,7% previsto in Germania e secondo, fra le grandi economie dell' Eurozona, solo alla Spagna che però dovrebbe passare dal 16,8% del 2021 al 15,8% nel prossimo anno.

     

    Ancora meglio faranno però gli Usa che nel giro di due anni riusciranno a dimezzare il numero dei loro disoccupati passando dall' 8,1% dello scorso anno al 4,2% del 2022, con un forte calo al 5,8% previsto già quest' anno grazie ad una crescita del 6,4% superiore alla media mondiale.

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