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    LA CANNES DEI GIUSTI - FINALMENTE UNA BUONA NOTIZIA. “CALIGOLA”, IL CAPOLAVORO MALEDETTO DI TINTO BRASS, VERRÀ PRESENTATO A CANNES NELLA SELEZIONE UFFICIALE IN UNA NUOVA VERSIONE, DEFINITA “CALIGULA. THE ULTIMATE CUT” - LA COPROTAGONISTA HELEN MIRREN LO DEFINI’ “UN MIX DI ARTE E GENITALI” , MALCOLM MCDOWELL DISSE “MI SONO SENTITO COME UNA DONNA DOPO ESSERE STATA STUPRATA” DOPO LA PRIMA VISIONE DEL FILM  - VIDEO


     
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    Marco Giusti per Dagospia 

     

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    Finalmente una buona notizia. “Caligola”, il capolavoro maledetto di Tinto Brass, “un incredibile mix di arte e genitali” come lo definì la coprotagonista Helen Mirren, scritto da Gore Vidal, che litigò con Brass sulla diversa visione del progetto e sulla poco omosessualità del Caligola di Malcolm McDowell, prodotto da Bob Guccione, che litigò con Brass e lo cacciò dalla sala di montaggio, e quindi mai finito di montare dal suo autore, interpretato oltre che McDowell e Mirren, da una Teresa Ann Savoy sempre nuda che prese il posto lasciato libero da una Maria Schneider in fuga per il set orgiastico, da un’Adriana Asti che fa il bagno nello sperma,

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     da Mirella D’Angelo, da un Peter O’Toole non così sobrio come si diceva, che accolse Sir John Gielgud con la frase “hello John! Che ci fa un Cavaliere del regno in un film porno?”, verrà presentato a Cannes nella selezione ufficiale in una nuova versione, definita “Caligula. The Ultimate Cut”, prodotta dagli eredi di Guccione che hanno ristampato tutti i negativi originali, supervisionata al montaggio da Thomas Negovan, che accompagnerà il film in sala assieme a Dame Helen Mirren, che ha sempre adorato Tinto e il suo set folle e non si è mai pentita di averci preso parte mostrando, anche lei, tutto quello che poteva mostrare.

     

    “Che mi dici del set?” chiese Peter O’Toole a Sir John Gielgud che vedeva stranito negli studi della Dear a Roma che ancora trasudano di folli ricordi. “E’ una meraviglia! Non ho mai visto tanti cazzi in vita mia!” rispose la vecchia star inglese. “Era il tempo che si doveva fare il nudo”, ricordava la Mirren, che si era trovata più in difficoltà in un set dove era la sola donna nuda in mezzo a tanti maschi che una ragazza nuda in un set dove tutti erano nudi. Certo l’effetto finale era comunque uno shock. 

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    “Mi sono sentito come una donna dopo essere stata stuprata” disse McDowell dopo la prima visione del film. Prima visione di un film che, proprio per i suoi eccessi sul set, ebbe una lavorazione complessa e troppe versioni di montaggi e rimontaggi che non vennero mai riconosciute da Tinto. Al punto che, e qui sta la notizia non proprio buona rispetto al film, questa nuova versione, definita addirittura come “The Ultimate Cut”, sarà proprio da controllare e ricontrollare con le vecchie, soprattutto con quella da 2 ore e 36 che è la più completa che si possa trovare, ma che riporta le due scene, 5-6 minuti circa, di scene hard con due stelline di Penthouse che volle inserire Bob Guccione per rendere il film più “popolare”, ma che vennero criticate da tutti. A cominciare dal regista ufficiale. 

     

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    Tinto, che era riuscito a imporre la sua visione dopo la possibilità di girare il film con Lina Wertmuller, che aveva spinto su ogni tipo di eccesso, ricorda di aver montato quaranta minuti di film per essere poi cacciato dalla moviola da Guccione, che affidò il film a Nino Baragli. Ma non c’è, se non nella sua testa, un vero e proprio director’s cut, che sarebbe il sogno di tutti. Perché, anche se il film venne massacrato dalla censura di tutto il mondo, montato e rimontato, anche se venne fatto a pezzi da critici come Roger Ebert, è considerato un capolavoro quasi a sé stante.

     

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     Al punto che Francesco Vezzoli ne fece un “trailer”, mostrato alla Biennale del 2005, prodotto da Donatella Versace con un cast che andava da Milla Jovovich (Drusilla) a Benicio del Toro (Macro), da Courtney Love (Caligola) a Barbara Bouchet (Cesonia), da Adriana Asti (Ennia) alla stessa Helen Mirren (Tiberia), da Karen Black (Agrippina) a Gore Vidal. Solo Quentin Tarantino dette buca e si chiuse in casa per non farsi coinvolgere nell’operazione. A Stracult, intervistando Tinto Brass, Francesco Vezzoli e l’ancor vivo e vegeto Gore Vidal, riuscimmo a ragionare sul vecchio film, sul Caligola di Vidal e su quello di Vezzoli. Non finirà mai.

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