anis amri
Gian Micalessin per il Giornale
La strage di Berlino inizia a Colonia il primo giorno del 2016. Dietro l'ottusa impotenza che permette a un delinquente abituale di girare a piede libero e trasformarsi in un terrorista aleggia la stessa follia buonista della notte di Capodanno.
Allora le denunce delle donne abusate dagli immigrati vengono insabbiate per non inquinare l'immagine dei rifugiati accolti sulla fiducia da Angela Merkel. Nel nome della stessa benevola «correttezza politica» le autorità tedesche tralasciano per 17 mesi di fermare Anis Amri nonostante vi siano sei ottime ragioni per sbatterlo in galera e rispedirlo in Tunisia. Sei ragioni diventate l'impietoso atto d'accusa d'una Cancelliera e d'un governo pronti a sacrificare la sicurezza dei propri cittadini pur di dimostrarsi indulgenti con immigrati e islamici.
SCHEDATO DALL'ARRIVO
IL CADAVERE DI ANIS AMRI
Quando arriva in Germania, nel giugno 2015, Amri è già un sorvegliato speciale reduce da quattro anni di carcere per la partecipazione nel 2011 alla distruzione a un centro di accoglienza. Prima ancora ha scontato una condanna a rapina a mano armata nelle galere tunisine. Come se non bastasse a giugno di quest'anno le autorità tedesche ricevono un'allerta dell'Italia che raccomanda di bloccare i suoi movimenti all'interno dello spazio Schengen.
L'ESPULSIONE MAI ESEGUITA
La pericolosità di Amri emerge sin dall'esame della richiesta d'asilo in cui il tunisino si spaccia per un egiziano perseguitato dalle autorità del Cairo. Ben presto si scopre che sta utilizzando sei identità diverse. L'esame del suo profilo Facebook rivela contatti con esponenti di Ansar Sharia, il gruppo islamista tunisino connesso con l'Isis in Libia. Al posto dell'asilo viene decisa la sua immediata espulsione, ma la misura non viene messa in atto perché Tunisi si rifiuta d'intestargli il passaporto indispensabile per il rimpatrio. E lui resta libero mentre a Berlino nessuno muove un dito.
IL CADAVERE DI ANIS AMRI
IGNORATO DAI GIUDICI
Le autorità tedesche sapevano che Anis progettava di diventare un kamikaze. Le prove emergono durante le intercettazioni di alcuni predicatori islamisti. Nei colloqui si dice disponibile a portare a termine un attentato. Ma a detta dei giudici tedeschi le intercettazioni non bastano a emettere un mandato di cattura.
BANDITO DAI VOLI PER GLI USA
L'intelligence statunitense sapeva che aveva tentato di stringere contatti con l'Isis ed era al corrente dei suoi tentativi di acquistare sostanze esplosive su internet. Per questo il suo nome era stato inserito nella lista di sorvegliati speciali a cui è vietato imbarcarsi sui voli diretti negli Usa. Ma le informazioni non vengono mai utilizzate dagli inquirenti tedeschi.
IL CADAVERE DI ANIS AMRI
I LEGAMI CON LA CELLULA ISIS DELL'UOMO SENZA VOLTO
Il nome di Amri compare già nell'inchiesta sulla cellula dell'Isis di Dortmund, sgominata lo scorso novembre, che progettava di far esplodere un'autobotte di carburante imbottita d'esplosivo. La cellula guidata dal 32enne iracheno Ahmad Abdulaziz Abdullah, meglio conosciuto come Abu Walaa o l'«uomo senza volto» per i suoi video girati di spalle, è direttamente collegata allo Stato Islamico. Durante le indagini un infiltrato accusa Amri di aver discusso la preparazione di alcuni attentati con Boban Simenovic, uno dei tre sospetti terroristi arrestati assieme all'«uomo senza volto».
PER I GIUDICI NON È PERICOLOSO
ANIS AMRI
A marzo viene segnalata alla magistratura di Berlino l'intenzione di Amri di finanziare con una rapina l'acquisto delle armi necessarie per un attacco terroristico. Le autorità documentano le sue attività di piccolo spacciatore e segnalano il suo coinvolgimento in una rissa a cui partecipa armato di coltello. Ad agosto lo arrestano a Friedrichschafen, al confine tra Austria e Svizzera, da dove conta di raggiungere il nostro Paese utilizzando un falso passaporto italiano, ma lo rilasciano dopo un solo giorno.
anis amri tunisino ricercato per la strage di berlino
A settembre viene definito estraneo a piani criminali di rilevante pericolosità sociale e la sua sorveglianza si fa sporadica. Tra novembre e dicembre, dopo gli arresti della cellula di Dortmund, gli inquirenti si accorgono della sua scomparsa. Ma non fanno nulla per acciuffarlo. Neppure quando in tutta Europa si diffonde l'allarme sulla preparazione di attentati dell'Isis in concomitanza con il Natale.