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    CI MANCAVA SOLO LA SCUSA DELLA PANDEMIA – LA CASSAZIONE HA RINVIATO IN APPELLO ANTONIO DE PACE, L’INFERMIERE CHE, PER PAURA DI CONTRARRE IL COVID, STRANGOLÒ LA SUA FIDANZATA LORENZA QUARANTA CHE GLI AVEVA RACCONTATO DI AVERE IL MAL DI GOLA NEI PRIMI GIORNI DI LOCKDOWN: PER GLI ERMELLINI ERA “IN UNO STATO DI ANGOSCIA TALE” DA PROVOCARGLI “UNA CONDIZIONE DI AGITAZIONE” - L’UOMO PRIMA HA UCCISO LA FIDANZATA, POI HA TENTATO DUE VOLTE IL SUICIDIO SENZA RIUSCIRCI. È STATO CONDANNATO ALL’ERGASTOLO, MA…


     
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    Estratto dell’articolo di Valentina Errante e Valeria Di Corrado per “Il Messaggero”

     

    LORENA QUARANTA LORENA QUARANTA

    Soffocò a mani nude la sua fidanzata Lorena Quaranta, ma essendo «precipitato in uno stato di angoscia» legato alla pandemia e alla paura di morire a causa dell'infezione da Covid-19, secondo la Cassazione, Antonio De Pace merita la concessione delle attenuanti generiche.

     

    Sulla base di questo presupposto i giudici della prima sezione penale della Suprema Corte hanno annullato, «limitatamente al punto», la sentenza del 18 luglio 2023, con la quale la Corte di assise di appello di Messina aveva confermato l'ergastolo per omicidio aggravato, già inflitto in primo grado.

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    Questo perché «non tiene conto della causa che ha provocato la condizione di agitazione» che portò l'uomo a uccidere - ossia la pandemia - e che «ha ostacolato la pronta attivazione di quei presidi, di ordine psicologico, affettivo, relazionale, sanitario, diretti a mitigarne gli effetti e a prevenirne l'escalation».

     

    Gli Ermellini hanno quindi disposto il rinvio alla Corte di assise di appello di Reggio Calabria per nuovo giudizio, ferma restando «l'affermazione della responsabilità dell'imputato».

     

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    Ma se nell'appello bis venisse condiviso tale input, per l'infermiere ci sarebbe una fine all'espiazione della sua condanna. Non solo, potrebbe anche usufruire del rito abbreviato (prima precluso) e ottenere un sensibile sconto di pena. […]

     

    Lorena, prossima alla laurea in Medicina, fu uccisa il 31 marzo del 2020 nell'appartamento del compagno, con il quale conviveva da un anno, a Furci Siculo. Da qualche settimana la 27enne aveva mal di gola e De Pace, probabilmente convinto che avesse contratto il Covid, il 30 marzo decise di tornare dalla sua famiglia, residente nel Vibonese.

     

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    Così, in barba alle limitazioni alla circolazione in vigore con il lockdown, aveva raggiungo il porto di Messina per imbarcarsi sul primo traghetto. La fidanzata, «sola nell'appartamento e bisognosa dei medicinali che il medico, contattato per telefono, le aveva prescritto, lo aveva supplicato di restarle vicino». Invano. Solo dopo aver sentito il cognato, che lo aveva rimproverato per ciò che stava facendo, l'infermiere era tornato sui suoi passi.

     

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    Ma, poche ore dopo essere rientrato a casa, i vicini lo avevano sentito urlare con la ragazza. In piena notte aveva prima chiamato i genitori per assicurarsi che stessero bene e poi la sorella e il fratello. «Evidentemente temendo o presagendo che la situazione sarebbe degenerata - si legge nella ricostruzione dei giudici - li aveva invitati a prelevare dal suo conto corrente il denaro depositato e a ripartirlo tra i nipoti». Alle 6 del mattino seguente, dopo l'ennesima litigata, aveva colpito Lorena sulla fronte con una lampada, poi le aveva coperto naso e bocca con la mano destra, mentre con la sinistra la strangolava. Dopo averla vista soffocare lentamente, aveva tentato due volte il suicidio.

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