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    LA CHIUSURA DELL’INCHIESTA-BIS SULLA MORTE DI STEFANO CUCCHI FA SALTARE I NERVI A MOLTI CARABINIERI - SU FACEBOOK OFFESE A RICCARDO CASAMASSIMA, COLPEVOLE DI AVER ROTTO L’OMERTÀ INSIEME ALLA MOGLIE: “UNA COPPIA DI PEZZI DI MERDA HA TIRATO IN BALLO L’ARMA TUTTA. SOLIDARIETÀ AI COLLEGHI INDAGATI” - IL COMUNICATO DEL GENERALE DEL SETTE


     
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    stefano cucchi stefano cucchi

    Carlo Bonini per “la Repubblica”

     

    La chiusura dell’inchiesta-bis della Procura di Roma sulla morte di Stefano Cucchi afferra l’Arma dei carabinieri alla pancia, ne preoccupa la testa e promette giorni infernali. E non tanto per il destino processuale di Alessio Di Bernardo, Raffaele D’Alessandro, Francesco Tedesco (accusati di essere i responsabili del pestaggio) o del maresciallo Roberto Mandolini e del carabiniere Vincenzo Nicolardi (indagati ora per aver calunniato i tre agenti di Polizia Penitenziaria assolti dopo tre gradi di giudizio dalle accuse di cui ora rispondono i militari dell’Arma). Ma per i fantasmi che, nell’arco di sole ventiquattro ore, la semplice prospettiva di un processo a cinque carabinieri ha scatenato nel Corpo.

     

    maresciallo roberto mandolini caso cucchi maresciallo roberto mandolini caso cucchi

    Come dimostra un comunicato dei Cocer, gli organismi di rappresentanza dell’Arma, in cui l’apparente equidistanza di fronte ai fatti documentati dall’inchiesta non riesce a dissimulare il fastidio per quello che il caso Cucchi promette di diventare nella percezione dell’opinione pubblica «La presunzione di innocenza è uno dei principi fondamentali della democrazia. Non si può dar credito alla colpevolezza mediatica e riteniamo che la stessa famiglia Cucchi si potrà ritenere soddisfatta solo a conclusione dell’iter giudiziario»).

     

    ilaria stefano cucchi ilaria stefano cucchi

    Come documenta il post apparso sulla pagina Facebook dell’Ottavo reggimento Carabinieri Lazio, dove presta servizio Riccardo Casamassima, il carabiniere colpevole di aver rotto l’omertà insieme alla moglie (nell’Arma come lui), e per questo verbalmente aggredito ieri da un suo superiore. Così: «Diciamo grazie per questa bella figura di merda ad una coppia di pezzi di merda… da che hanno tirato in ballo l’Arma tutta nel caso Cucchi… Solidarietà ai colleghi indagati».

     

    E ancora: come racconta il secondo, irridente post nell’arco di 48 ore del maresciallo Mandolini sul suo profilo Facebook. “Resistere, Resistere, Resistere”, era stato il primo che chiamava a raccolta l’Arma per non farsi processare. “Grazie, Grazie, Grazie” è quello che lo ha seguito ieri. «Grazie a tutta Italia... Ho solo un telefono cellulare e per gestire gli oltre 30 mila messaggi ricevuti di stima e vicinanza per me, per i miei Uomini e all’Arma, mi ci vuole un po’ tempo. State tranquilli, non mi abbatterò, anzi, l’Arma è abituata a contrastare chi delinque e non si fa intimidire e non si fa strumentalizzare».

    STEFANO CUCCHI E LA SORELLA ILARIA STEFANO CUCCHI E LA SORELLA ILARIA

     

    Si comprende allora perché il Comandante generale Tullio Del Sette decida di scrivere un lungo comunicato. Nei cui passi salienti si legge: «È grave che alcuni carabinieri abbiano potuto perdere il controllo e picchiare una persona arrestata. Che non l’abbiano poi riferito. Che alcuni altri abbiano potuto sapere e non lo abbiano segnalato a chi doveva fare e risulta aver fatto le dovute verifiche».

     

    Di più: «Siamo, io e tutti i carabinieri, accanto alla magistratura con forza e convinzione, come sempre, per arrivare fino in fondo alla verità, per poi poter adottare con tempestività, con giustizia trasparente, equanime e rigorosa, i dovuti provvedimenti, giacché è gravissimo, inaccettabile per un carabiniere, rendersi responsabile di comportamenti illegittimi e violenti. (…) Sono e siamo rattristati e commossi dalla triste vicenda umana di Stefano Cucchi e vicini ai suoi familiari».

     

    Il corpo di Stefano Cucchi Il corpo di Stefano Cucchi

    Il tono e le parole scelte nel comunicato rendono evidente la volontà del Comandante Generale di attendere la formalizzazione del rinvio a giudizio dei cinque militari indagati come le colonne d’Ercole di un redde rationem che porterà, ragionevolmente, alla loro sospensione dal servizio. Ma è lo stesso Del Sette, raggiunto telefonicamente, ad aggiungere qualcosa di più. Che riguarda la febbre social di queste ore: «Tutti i post che sono stati e vengono scritti da appartenenti all’Arma su questo caso sono già all’attenzione degli organi disciplinari. Perché esiste una soglia e delle regole che non possono essere violate».

    tullio del sette comandante generale dei carabinieri tullio del sette comandante generale dei carabinieri

     

    Già, non sarà una passeggiata di salute. Come dimostra un’altra circostanza. A dir poco singolare. Dall’estate del 2015, il carabiniere Riccardo Casamassima, il militare che per primo ha raccontato la verità, e il maresciallo Mandolini, vale a dire il sottufficiale che ha accusato, continuano a prestare servizio nello stesso reparto. L’Ottavo reggimento Lazio. Al punto da essersi affrontati il 26 ottobre dello scorso anno nel parcheggio della caserma.

     

    Stefano Cucchi Stefano Cucchi

    Ne è uscita una discussione animata che i due hanno ricostruito in modo opposto e che è diventata una relazione di servizio inviata al pm Giovanni Musarò. Mandolini ha sostenuto di aver chiesto ragione delle “falsità” di Casamassima. Lui, al contrario, ha raccontato: «Ho detto a Mandolini: “Perché non vai a raccontare la verità al pm? Hai due figli, fallo per loro”. Lui mi ha risposto: “Non posso, perché il pm non mi sopporta. E poi, stanno a fa’ tutto ‘sto casino per due schiaffi”». Insomma, l’aria è pessima. E la sensazione è che prima del processo qualcuno proverà a screditare chi ha deciso di rompere l’omertà del Corpo. Magari creando un incidente.

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