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A partire dall’8 gennaio la Cina riprenderà l’emissione di nuovi passaporti ai propri residenti, sospesa dall’agosto 2021 salvo i casi di urgenza, e il rilascio di permessi di viaggio per Hong Kong, interrotto a inizio 2020.
La decisione, annunciata ieri dall’Autorità nazionale dell’Immigrazione, a poche ore dalla clamorosa eliminazione del periodo di quarantena per l’ingresso in Cina, sancisce la definitiva apertura del gigante asiatico al mondo esterno dopo quasi tre anni di misure draconiane anti Covid accompagnate dall’invito pressante al miliardo e mezzo di abitanti a rimanere nel Paese.
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E con l’apertura delle frontiere è tornata la paura che la pandemia possa avere una fiammata in seguito ai viaggi da un paese ad altissima circolazione: molte autorità sanitarie hanno quindi reintrodotto i test molecolari all’arrivo dalla Cina, anche in Italia, a Malpensa.
Le novità hanno infatti provocato un immediato aumento di interesse dei cinesi per le destinazioni turistiche: la piattaforma di viaggi Ctrip ha registrato un incremento di dieci volte delle ricerche di popolari mete oltre frontiera, con in testa Macao, Hong Kong, Giappone, Thailandia e Corea del Sud; i dati di un’altra piattaforma, Qunar, hanno evidenziato un balzo di sette volte delle ricerche di voli internazionali mentre Trip.com ha detto che le prenotazioni di aerei per l’estero ieri segnavano +254% rispetto al giorno precedente, quello dell’annuncio della fine della quarantena.
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Finora, infatti, pur non esistendo un divieto di recarsi all’estero, i viaggi sono stati di fatto disincentivati dalla necessità di rimanere isolati per giorni al rientro a casa, regola che cadrà appunto l’8 gennaio.
L’apertura improvvisa della Cina nel momento in cui il virus dilaga senza freni preoccupa gli altri Stati e quindi il Giappone ieri ha per primo deciso di istituire nuovi controlli, stabilendo che da venerdì chiederà un tampone negativo ai viaggiatori in arrivo dalla Cina.
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Il premier Fumio Kishida ha sottolineato che quanti avranno un test positivo saranno messi in quarantena per sette giorni in apposite strutture e i campioni prelevati verranno usati per sequenziamenti genomici. La massiccia diffusione di Sars-Cov-2 rischia infatti di creare nuove varianti. Per ora invece Bruxelles non prevede di introdurre test ma, ha detto un portavoce della Commissione, «se la situazione epidemiologica lo richiedesse, le misure relative al Covid-19 potrebbero essere reintrodotte in modo coordinato e seguendo un approccio basato sulle persone».
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Nel frattempo, alcune autorità sanitarie si sono mosse: è già operativo e lo sarà fino al 30 gennaio a Malpensa lo screening con tampone molecolare di chi atterra da un volo proveniente dalla Cina. La procedura è stata richiesta dall’Ats dell’Insubria.
Va detto che nelle scorse settimane, con le prime aperture, la paura del contagio ha frenato in Cina i movimenti interni, stando ai dati raccolti dall’agenzia Bloomberg. I 3,6 milioni di viaggi sulla metropolitana di Pechino, giovedì scorso, erano del 70% al di sotto il livello dello stesso giorno del 2019 e la congestione del traffico su strada il 30% del lievllo di gennaio 2021. Lo stesso drastico calo si è osservato in altre metropoli quali Chongqing, Guangzhou, Shanghai, Tianjin e Wuhan.
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Gli economisti prevedono che al crescere di contagi e decessi - la società britannica Airfinity stima un milione di casi e 5mila morti al giorno - la produzione cinese tornerà a soffrire come nel periodo dei lockdown, per i rallentamenti causati dalle malattie dei dipendenti. Un segnale predittivo di quanto potrebbe presto verificarsi è stato fornito ieri dai dati sui profitti industriali.
Nei primi 11 mesi del 2022 hanno registrato un declino del 3,6% rispetto all’anno precedente; a ottobre il calo relativo ai primi dieci mesi era stato del 3 per cento. Intanto alcuni marchi annunciano riduzioni di produzione: Tesla protrarrà nell’anno nuovo il calo di lavoro alla fabbrica di Shanghai ferma dal 20 al 31 gennaio e la cinese Nio taglierà i veicoli in consegna nel quarto trimestre.
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