LA RUSSA
Jena per la Stampa
Estratto dell’articolo di Emanuele Lauria per la Repubblica
la russa
Solo otto giorni fa Giorgia Meloni era scoppiata in lacrime al museo ebraico, durante la cerimonia dell'accensione delle luci dell'Hanukkah. Aveva parlato dell'«ignominia delle leggi razziali » e aveva abbracciato la presidente della Comunità, Ruth Dureghello, che a sua volta aveva riconosciuto come le parole della premier «contribuiscano a contrastare definitivamente le ambiguità che in una parte del Paese sono ancora presenti sul fascismo».
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Un percorso di riconciliazione storica che ieri, con l'uscita del presidente del Senato Ignazio La Russa per celebrare la nascita dell'Msi, ha subito uno stop. Basti leggere le dichiarazioni di condanna che la stessa Dureghello, e Noemi Di Segni, hanno pronunciato. Ed è questo aspetto, più che il contenuto in sé del ricordo di La Russa, dedicato al padre, ad avere indispettito l'inquilina di Palazzo Chigi. È l'idea di un passo indietro, in un lungo processo di affrancamento dalle polemiche sulle "radici" dell'attuale destra istituzionale, a irritare Meloni (…)
EDITH BRUCK
Da open.online
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Edith Bruck, testimone della Shoah ungherese e tra le prime a chiedere a Giorgia Meloni di togliere la fiamma dal simbolo di Fratelli d’Italia, vuole le dimissioni di Ignazio La Russa da presidente del Senato. Dopo l’invocazione di Isabella Rauti sull’«onore ai fondatori e ai militanti missini», la seconda carica dello Stato su Instagram ha parlato del padre, che «fu tra i fondatori del Msi in Sicilia e che scelse con il Msi per tutta la vita, la via della partecipazione libera e democratica in difesa delle sue idee rispettose della Costituzione italiana».
Bruck risponde a tutto ciò con una citazione dal Signore degli Anelli: «Le radici profonde non gelano». E spiega: «È pensabile che si possa ancora celebrare la fiamma e quello che rappresenta? Liliana Segre e io stessa le abbiamo chiesto tante volte di toglierla dal simbolo di Fratelli d’Italia. Non l’ha tolta. Ha paura di perdere il suo elettorato tradizionale anche se oggi quel tipo di elettore pare le sia nemico».
IGNAZIO LA RUSSA GIORGIA MELONI
Per Bruck oggi «La Russa non dovrebbe neanche essere dov’è. Ma è colpa nostra, di coloro che votano senza pensare, si accodano, applaudono chi urla di più. La colpa è nostra e anche dell’opposizione che con un signore come Enrico Letta non è riuscita a farsi ascoltare. Sono molto preoccupata per questo paese».
Sulla commozione di Meloni nel giorno della cerimonia dell’Hannukkah Bruck è scettica: «Ho visto, mi è sembrata falsa, una cosa squallida. Come si può cambiare da un momento all’altro in questa maniera? È come dopo la guerra: prima erano tutti fascisti poi tutti democratici. Non esiste un cambiamento così repentino». Mentre il presunto abbandono del fascismo da parte della premier è «un’operazione di immagine fatta per l’ambizione di arrampicarsi in qualche maniera. Non credo Meloni sia cambiata e in generale sono in ansia per l’Italia, per l’Ucraina, per quanto accade nel mondo, perché tutto ciò che è connesso ci riguarda. Per non parlare dell’Europa».
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EDITH BRUCK ignazio la russa giorgia meloni. Antonino La Russa