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    LA CINA, DOPO L'HUB TECNOLOGICO DI SHENZHEN, METTE IN LOCKDOWN L'INTERA PROVINCIA DI JILIN E I SUOI 24 MILIONI DI ABITANTI A CAUSA DELL’AUMENTO DEI CASI DI COVID (QUASI 900 IERI), ADOTTANDO LE MISURE PIÙ VICINE A QUELLE DEL 2020 PER DOMARE LA PANDEMIA A WUHAN - A SHANGHAI SONO STATI INTRODOTTI CONTROLLI ALL'ACCESSO IN CITTA’, CON LA SOSPENSIONE DEI COLLEGAMENTI IN AUTOBUS DALL'ESTERNO E TEST OBBLIGATORIO PER CHIUNQUE VOGLIA PROVARE A ENTRARE…


     
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    COVID: CINA, JILIN PRIMA PROVINCIA IN LOCKDOWN DAL 2020

    (ANSA) - La Cina, dopo l'hub tecnologico di Shenzhen, mette in lockdown l'intera provincia di Jilin e i suoi 24 milioni di abitanti a causa del balzo dei casi di Covid (quasi 900 ieri), adottando le misure più vicine a quelle del 2020 per domare la pandemia nell'Hubei e nel suo capoluogo Wuhan.

     

    Ai residenti, secondo le autorità locali, è vietato di lasciare la provincia che confina con la Corea del Nord per lo stop temporaneo ai viaggi transprovinciali e transurbani a carico soprattutto dei residenti di Changchun e Jilin, le città più colpite. Inoltre, sono stati condotti più cicli di test di massa e costruiti ospedali d'emergenza.

     

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    LA CINA TORNA AL 2020 QUARANTENE DI MASSA E OSPEDALI TEMPORANEI

    Lorenzo Lamperti per “la Stampa”

     

    La singola cifra è diventata quadrupla. La strategia zero Covid che la Cina ha finora propugnato come modello vincente inizia a mostrare crepe profonde. Ieri le autorità sanitarie hanno registrato 3.393 nuovi contagi, se si sommano i 1.455 asintomatici ai 1.938 con sintomi. La rapida diffusione di Omicron ha creato 40 focolai in oltre la metà delle province. Numeri che in Cina non si vedevano da marzo 2020, quando l'epicentro della pandemia era Wuhan.

     

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    A due anni di distanza, il governo cinese non ha cambiato approccio: chiusure totali e quarantene di massa per poche decine di casi, mentre tornano gli ospedali temporanei. Da ieri è entrata in lockdown Shenzhen, una delle quattro megalopoli di prima fascia e simbolo della stagione della grande crescita economica. Gli oltre 17 milioni di abitanti dovranno restare a casa dopo il riscontro di 66 positività e sottoporsi a tre test. Restano aperti solo supermercati e farmacie. Se si paralizza Shenzhen, si paralizza una parte fondamentale dell'economia cinese.

     

    Campi di quarantena Covid in Cina Campi di quarantena Covid in Cina

    Qui hanno sede molti giganti tech, a partire da Huawei e Tencent, e la maggior parte delle industrie manifatturiere elettroniche. Non a caso viene definita la Silicon Valley cinese. Shenzhen ha anche uno dei porti più grandi del mondo. La sua parziale chiusura nella primavera del 2021 aveva avuto un forte impatto sulle catene di approvvigionamento globali. Tra guerra in Ucraina e aumento esponenziale dei prezzi delle materie prime, nuove interruzioni alle forniture causerebbero diversi problemi.

     

    La mappa delle chiusure è in continuo aggiornamento. A Shanghai sono stati introdotti controlli all'accesso, con la sospensione dei collegamenti in autobus dall'esterno e test obbligatorio per chiunque voglia provare a entrare. Nella provincia di Jilin, dove sono concentrati i tre quarti dei casi, la città industriale di Changchun è impenetrabile.

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    A Hong Kong le pompe funebri sono al completo fino a metà aprile, con i cadaveri dentro sacchi color argento ammassati negli ospedali vicino ai pazienti in terapia intensiva. Scene da inizio pandemia, con oltre 32 mila nuovi casi domenica e il tasso di morte per milione di abitanti più alto al mondo.

     

    La durezza delle misure adottate dalle autorità locali si rispecchia nella strategia imposta dal governo. L'obiettivo non è convivere con il virus ma eradicarlo. Un modo per tenere sotto controllo la diffusione in un Paese così popoloso, ma anche una medaglia che Pechino espone per dimostrare la presunta superiorità della sua gestione rispetto a quella delle democrazie occidentali. Ma zero Covid significa anche zero errori: laddove i contagi salgono i funzionari rischiano il posto, come accaduto a Xi' an.

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    Molti manager, soprattutto internazionali, mugugnano da diverso tempo sull'approccio del governo. Nei giorni scorsi sono arrivati segnali di possibili cambiamenti. Il premier Li Keqiang ha preannunciato che la risposta delle autorità potrà essere modulata in base alle contingenze per non danneggiare troppo l'economia. Zeng Guang, ex capo del Centro di prevenzione e controllo delle malattie, ha chiesto una road map per arrivare alla coesistenza col virus.

     

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    Quello che manca, però, è un vaccino mRna autoctono efficace. Senza contare che il prossimo autunno si svolge il XX Congresso del Partito comunista, che dovrà sancire l'avvio del terzo mandato di Xi. Difficile che il nuovo timoniere possa correre il rischio che un aumento esponenziale dei contagi crei qualche ostacolo alla sua marcia.

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