Estratto dell’articolo di Claudio Tito per “la Repubblica”
PNRR – GIORGIA MELONI URSULA VON DER LEYEN - VIGNETTA BY LE FRASI DI OSHO
Un’ultima offerta. L’estremo tentativo di evitare scontri sulla riforma. Che non convengono in primo luogo al governo Meloni. La Commissione Ue ritarderà le raccomandazioni economiche della prossima primavera. Le presenterà a giugno. Dopo le elezioni europee.
Non si tratta di un passaggio ininfluente per il nostro Paese. Le “raccomandazioni”, infatti, sono le indicazioni su ciò che va cambiato.
Quali Stati sono “buoni” e quali “cattivi”. Soprattutto quali possano essere messi sotto la famigerata procedura d’infrazione. Una ipotesi che tocca da vicino proprio Roma. E che in questo modo avrebbe più tempo per correre ai ripari. Potrebbe farlo senza trovarsi nella necessità di varare una manovra correttiva nel bel mezzo della campagna elettorale.
giorgia meloni al consiglio europeo
Il punto è proprio questo. L’Italia, anche sulla base dei nuovi dati inseriti nella legge di Bilancio, continua a non essere in regola. E non lo sarebbe nemmeno con i parametri inseriti nella “riforma” del Patto di Stabilità. Basta rileggere le raccomandazioni formulate circa cinque mesi fa per capire quanto sia delicata la situazione del nostro Paese e perché l’esecutivo di centrodestra stia provando ad allargare le trattative in corso sulla governance economica a tutti i dossier su cui si sente più debole.
GIORGIA MELONI GIANCARLO GIORGETTI
«La commissione – si legge nel documento presentato alla fine di maggio scorso - ha dichiarato che avrebbe proposto al consiglio di avviare procedure per disavanzi eccessivi nella primavera del 2024, sulla base dei dati relativi ai risultati del 2023. L’Italia dovrebbe tenerne conto nell’esecuzione del suo bilancio 2023 e nella preparazione del documento programmatico per il 2024».
E appunto, sia il bilancio di quest’anno sia il Dpb del prossimo sono lontani dall’offrire garanzie piene. Basti pensare ai livelli del deficit. Oltreil 5 per cento nel 2023, 4,3 nel 2024 e 3,6 nel 2025. Stesso discorso in riferimento all’avanzo primario, fattore indispensabile per ridurre il debito. L’esecutivo europeo chiede per i prossimi anni una media del più 0,85 per cento e già nel prossimo si ferma allo 0,6.
meloni draghi
A Bruxelles sospettano allora che il governo italiano alzi la tensione per conquistare valutazioni più accondiscendenti nell’immediato. I primi timori di Meloni, infatti, si concentrano sul prossimo 21 novembre quando Palazzo Berlaymont emetterà la sua sentenza sulla manovra. Una “pagella” che probabilmente sarà in chiaroscuro.
Alla fine, proprio per evitare le polemiche e non acuire le diffidenze dei mercati, la legge di Bilancio verrà definita conforme. Ma soprattutto per un elemento: la spesa primaria – grazie alla cancellazione del superbonus – non crescerà troppo. Su tutto il resto, invece, la parola d’ordine sarà “warning”, avvertimento. Allarme rosso. Dal deficit al debito.
ursula von der leyen giorgia meloni tunisia
È questo l’incubo di Palazzo Chigi. Perché se è vero che con il rinvio delle raccomandazioni di primavera, non ci sarà l’impellenza di una correzione dei conti prima delle elezioni europee, è altrettanto vero che nonostante l’ammorbidimento del Patto di Stabilità il governo italiano dovrà prepararsi comunque a stringere la cinghia.
Il deficit al 4,3 nel 2024, al 3,6 nel 2025 e al 2,9 nel 2026 non è compatibile con nessuno dei più accondiscendenti parametri. Per di più queste cifre sono ottimistiche: si basano su una previsione di crescita […] che appare […]. Per Giorgia Meloni, significa una stagione di sacrifici. A cominciare ad esempio dalle risorse per finanziare il taglio del cuneo fiscale. Per non parlare della tenuta politica della maggioranza. La Lega di Salvini avrà serie difficoltà a gestire un quadriennio di risparmi. Il centrodestra italiano, dunque, alza il tiro per uscire da questa impasse. Ma il rischio è ritrovarsi sempre più isolato. […]
LA DRAGHETTA - MEME MELONI DRAGHI giorgia meloni al consiglio europeo 2