Emanuele Bonini per “la Stampa”
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Violazione delle regole dell' Ue sugli accordi anti-concorrenziali tra imprese e abuso di posizione dominante. La Commissione europea intravede irregolarità e accende i riflettori sulle pratiche commerciali di Facebook, con l' avvio di un' indagine che mette nel mirino Marketplace, il servizio di compravendita interno al social-network.
Un' indagine parallela a quella avviata simultaneamente dall' Autorità britannica per i mercati e la concorrenza (Cma) del Regno Unito, con cui Bruxelles «cercherà di lavorare a stretto contatto man mano che le indagini indipendenti si sviluppano». Dopo la Brexit le due sponde della Manica si riavvicinano in nome della lotta alla concorrenza sleale.
FACEBOOK MARKETPLACE
L' esecutivo comunitario stima che ogni mese circa 3 miliardi di persone e quasi 7 milioni di aziende fanno pubblicità su Facebook. Si teme che il colosso del web - che ieri ha annunciato la sospensione di Trump per due anni - possa ricevere indicazioni precise sulle preferenze degli utenti dalle attività pubblicitarie dei suoi concorrenti e utilizzare tali dati per adattare il proprio servizio Marketplace e trarne benefici economici.
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«Analizzeremo in dettaglio se queste informazioni diano a Facebook un vantaggio competitivo indebito, in particolare nel settore degli annunci economici online», fa sapere Margrethe Vestager, capo dell' Antitrust a dodici stelle. In caso di violazioni si prospettano multe salate, fino al 10% del fatturato annuo. Vorrebbe dire sanzioni per miliardi di euro.
La Commissione Ue ha fretta. Per le indagini sulla concorrenza non ci sono scadenze precise, ma l' esecutivo comunitario ha deciso di fare del caso una «questione di priorità» e chiudere il dossier il prima possibile. La multinazionale si difende.
«Marketplace e Dating offrono alle persone più scelta e entrambi i prodotti operano in un contesto altamente competitivo, che presenta altri grandi player» fa sapere l' azienda, che si dice pronta a «collaborare alle indagini per dimostrare che non hanno fondamento».
ANTITRUST VS BIG TECH
Non è la prima volta che l' Ue prende provvedimenti contro Facebook e soci. Nel marzo 2017 è stata inflitta una maxi-multa da 110 milioni di euro alla società di Mark Zuckerberg per aver fornito informazioni fuorvianti al momento dell' acquisto di Whatsapp, l' applicazione di messaggistica per smartphone. A marzo 2019 l' Ue ha imposto a Google di pagare 1,39 miliardi di euro per abusi nelle pubblicità online. Ancora, nel 2016 è stato chiesto a Apple di restituire 13 miliardi di euro di agevolazioni fiscali illegali (causa poi vinta dalla società della mela). Tutti esempi di come l' Europa agisca contro i colossi americani del web.
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In questa attività l' Ue adesso non sembra più sola. I leader del G7, che si riuniranno in Cornovaglia dall' 11 al 13 giugno, stanno definendo un' aliquota minima dell' imposta sulle società. Si parte dalla proposta degli Stati Unirti di un balzello del 15%. Il fatto che Washington apra alla possibilità rende la stessa più plausibile e il Tesoro americano si aspetta un' intesa già la prossima settimana.
Gran Bretagna, Germania e Francia sono favorevoli, ma vogliono essere certe che che aziende come Amazon, margini di profitto inferiori rispetto ad altre aziende tecnologiche, la facciano franca.