AL SISI
Carlo Panella per “Libero Quotidiano”
Il wahabismo, religione ufficiale dell' Arabia Saudita non fa parte dell'islam. Lo hanno stabilito il Grande Imam di al-Azhar e altre massime autorità religiose sunnite. Una condanna che peserà anche nell'islam italiano, che vede Ucoii e Caim largamente influenzate, e ora apertamente finanziate, dal wahabismo un tempo saudita e ora qatariota. Questa clamorosa condanna è stata decisa in un convegno che si è tenuto a Grozny, capitale cecena.
PUTIN
A stabilirla sono stati alcuni tra i più autorevoli leaders religiosi dell'islam sunnita: il grande imam di al-Azhar, Ahmed al-Tayeb; il gran Mufti d'Egitto, Cheikh Chawki Allam; il consigliere del presidente egiziano al-Sissi, Cheikh Oussama al-Zahri; il gran Mufti di Damasco Abdel Fattah al-Bezm; il predicatore yemenita Ali al-Jafri e 200 altri. Nel documento finale il wahabismo viene escluso dalle «genti del sunnismo». Non in forma esplicita, ma semplicemente non viene citato tra le diverse correnti sunnite.
imam di al azhar e papa bergoglio
Nel documento si spiega che esclusione del wahabismo dall'islam è dovuto alla necessità di «un cambiamento radicale per poter ristabilire il vero senso del sunnismo, sapendo che questo concetto ha subito una pericolosa deformazione in seguito agli sforzi degli estremisti di svuotare il suo senso per impossessarsene e ridurlo alla loro percezione».
UNIVERSITA AL AZHAR IN EGITTO
Di fatto, questa presa di posizione espelle l'Arabia Saudita, molti emirati del Golfo (incluso il Qatar) e milioni di wahabiti nel mondo, dalla umma musulmana. Il tutto, si badi bene, con lo scopo «di definire l'identità delle genti del sunnismo e della comunità sunnita, davanti alla crescita del terrorismo takfirista-wahhabita che pretende di rappresentare l'islam e che soprattutto si vuole affermare come il rappresentante legittimo del sunnismo».
donne arabia saudita 3
Dunque, a Grozny si è ora stabilito che vi è un legame netto, preciso, tra il wahabismo e il terrorismo islamico. Un affermazione clamorosa, quanto assolutamente vera: tutte le organizzazioni jihadiste e terroriste sunnite (non quindi la sciita Hezbollah) sono nate dall' alveo del wahabismo. In quasi tutti i casi passando per una fase di militanza dentro la Fratellanza Musulmana, che non è formalmente wahabita, ma che dal wahabismo è da sempre pesantemente influenzata.
Grozny, sede della conferenza, e la presenza delle più alte personalità dell' islam egiziano, evidenziano il padrinato politico di due inediti alleati anche in campo teologico: Vladimir Putin e Fattah al-Sissi, da mesi in forte avvicinamento. Russia ed Egitto decidono, con questa mossa, di assumere la leadership di un contrasto al wahabismo -e quindi ad Arabia Saudita e Qatar- che affianchi al campo politico-militare quello religioso. Un progetto tanto ambizioso, che nella stessa conferenza di Grozny è stato deciso di dare vita in Russia a una grande emittente televisiva araba in concorrenza aperta ad al Jazeera.
documentario arabia saudita
Rabbiosa, ovvio, la reazione saudita che prefigura l'inizio di una «guerra di religione» sul piano teologico che sconvolgerà il campo sunnita, con conseguenze inimmaginabili perché è evidentemente esplosivo il legame diretto -assolutamente reale ed effettivo, lo ribadiamo- che lega il wahabismo e il jihadismo terrorista. Conseguenze che si faranno sentire, come si è detto, anche in Italia.
Sia l' Ucoii, infatti, che il Caim di Davide Piccardo, che pure non possono esser definiti wahabiti, hanno sempre avuto un forte punto di riferimento nel wahabismo saudita. L'Ucoii soprattutto, ha appena ricevuto un pubblico e scabroso -alla luce di Grozny- finanziamento di 25 milioni da una charity wahabita del Qatar. Ciò nonostante e incredibilmente, Ucoii e Caim sono considerate affidabili interlocutori dal Viminale. E non solo.