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    CON CHI PARLA MASSIMO D'ALEMA NELL'AUDIO PUBBLICATO DA “LA VERITÀ” NEI GIORNI SCORSI, IN CUI “BAFFINO” DISCUTEVA DI FORNITURE MILITARI DA VENDERE IN COLOMBIA? CON UN EX COMANDANTE DEI SANGUINARI GRUPPI PARAMILITARI IMPEGNATI NELLA GUERRA CONTRO LE FARC, EDGAR IGNACIO FIERRO FLOREZ, CONDANNATO A 40 DI CARCERE PER VARI OMICIDI E POI GRAZIATO - D'ALEMA E IL “MODELLO PIÙ PROFITTEVOLE”, CIOE’ QUELLO APPLICATO IN INDONESIA CHE CONSENTIVA AI BROKER CONTRATTI DI CONSULENZA PIU’ INTERESSANTI RISPETTO ALLA MEDIAZIONE VERA E PROPRIA CHE HA UN "CAP" MOLTO PIÙ BASSO…


     
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    Giacomo Amadori per “la Verità”

    MASSIMO DALEMA MASSIMO DALEMA

     

    Con chi parla Massimo D'Alema nell'audio che abbiamo pubblicato nei giorni scorsi e in cui l'ex premier discuteva di forniture militari da vendere in Colombia? Con un ex comandante delle Autodefensas unidas de Colombia, i sanguinari gruppi paramilitari impegnati nella guerra contro i rivoluzionari comunisti delle Farc. Si tratta di Edgar Ignacio Fierro Florez, meglio conosciuto come Don Antonio. Si era parlato di lui sui giornali colombiani nel 2006, quando gli era stato sequestrato un computer contenente informazioni su «Jorge 40», ovvero l'ex comandante delle Auc Rodrigo Tovar Pupo, condannato negli Usa per narcotraffico.

     

    EDGAR IGNACIO FIERRO FLOREZ EDGAR IGNACIO FIERRO FLOREZ

    Nel 2011 anche Fierro era stato condannato da una corte colombiana a 40 anni di carcere per vari reati, compresi numerosi omicidi commessi dai paramilitari. Tre anni dopo Don Antonio, però, ha beneficiato di un «perdono pubblico». Emanuele Caruso, 42 anni, laurea in Scienze politiche, originario di Lecce, con importanti esperienze nel settore della cooperazione internazionale, insieme con il socio Francesco Amato, ha fatto conoscere Fierro a D'Alema.

     

    LA MEDIAZIONE DI MASSIMO DALEMA PER UNA VENDITA DI ARMI ALLA COLOMBIA LA MEDIAZIONE DI MASSIMO DALEMA PER UNA VENDITA DI ARMI ALLA COLOMBIA

    Successivamente, quest' ultimo ha chiesto e ottenuto di avere un incontro a quattr' occhi (via computer) con l'ex militare, dopo una discussione con Amato: «Ho pensato che era utile che ci parlassimo noi due. Direttamente» aveva commentato l'ex ministro. «Fierro, prima di passare alle Auc, era stato un comandante dell'esercito. I gruppi paramilitari all'epoca erano emanazione del governo di destra per contrastare i rivoluzionari di estrema sinistra delle Farc» ci ha spiegato Caruso.

     

    «Finite le ostilità, ha ottenuto il perdono pubblico del presidente per aver deposto le armi e per il suo impegno sociale. In Colombia era comandante di un'intera Regione. Chi ha i suoi trascorsi in quel Paese gode di grande considerazione nella zona di provenienza. E apre ancora molte porte nel mondo delle forze armate».

     

    EMANUELE CARUSO EMANUELE CARUSO

    Ma è accusato di tantissimi omicidi «Sono gli orrori della guerra civile» sospira Caruso. Ma D'Alema sapeva con chi stesse trattando? «Sapeva come si chiamava. Non so se abbia fatto delle ricerche». Certo se non lo avesse fatto, per un ex presidente del Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, sarebbe un errore non da poco. Ma torniamo al cuore degli affari di D'Alema con la Colombia.

     

    Nel faccia a faccia del 10 febbraio scorso l'ex leader del Pds ha spiegato all'ex sanguinario paramilitare: «Normalmente i contratti di promozione commerciale hanno un tetto, un "cap", in inglese. In questo caso no. In questo caso è un contratto commerciale al 2% del business, dell'ammontare del business. Questa è una decisione straordinaria, non è stata facile da conseguire. È chiaro? Perché il valore di questo contratto è più di 80 milioni».

     

    MASSIMO DALEMA - FONDAZIONE DEGLI STUDI PROGRESSISTI MASSIMO DALEMA - FONDAZIONE DEGLI STUDI PROGRESSISTI

    In spagnolo ha aggiunto: «Nosotros tambien estamos trabahando sin contracto», ovvero «Noi lavoriamo anche senza contratto». Ma perché era disposto a lavorare anche senza accordi in mano? Forse perché pensava di aver trovato il modo di fare molti più soldi del previsto, come aveva spiegato lui stesso, lo scorso dicembre, in un messaggino telefonico a proposito dell'oggetto di una successiva riunione: «La questione riguarda l'esperienza fatta da Fincantieri in Indonesia con un modello contrattuale molto interessante. Un po' diverso da come avevamo immaginato, ma molto più profittevole».

     

    In effetti a giugno del 2021 Fincantieri si è aggiudicata una maxi gara indetta dalla Marina indonesiana. L'azienda italiana si è accaparrata la fornitura di sei Fremm e di altre due fregate (ammodernate) di classe Maestrale. Secondo le notizie di stampa il valore della commessa, non dichiarato ufficialmente da Fincantieri, sarebbe di 4 miliardi di euro.

    CORVETTA FCX 30 - FINCANTIERI CORVETTA FCX 30 - FINCANTIERI

     

    Abbiamo chiesto a Caruso di spiegare che cosa intendesse D'Alema con «modello più profittevole». Risposta: «Il sistema applicato in Indonesia consentiva ai broker dei contratti di consulenza molto interessanti rispetto alla mediazione vera e propria che ha un "cap" molto più basso».

     

    Caruso e il socio Amato il 14 ottobre 2021 avevano scritto a Leonardo per informare l'azienda della loro esistenza e delle loro potenzialità in veste di «consiglieri del ministero per le Relazioni estere della Repubblica della Colombia» con cui stavano «lavorando ad un progetto per la strutturazione di un'Assemblea parlamentare che possa avere una collocazione presso le Nazioni unite federando gli eletti del parlamento di Colombia, Argentina, Uruguay e Paraguay».

     

    Giancarlo Mazzotta Giancarlo Mazzotta

    Nella mail specificavano che avevano «potuto pianificare una serie di attività Istituzionali e opportunità di cooperazione» nei settori delle infrastrutture strategiche, dell'energia, della sicurezza e della formazione, delle forniture e tecnologie militari, delle miniere. Ma questa tipo di comunicazione non gli aveva dato soddisfazione: «Fincantieri neanche ci ha risposto» continua Caruso, «mentre Leonardo si è limitata a dare riscontro della ricezione della mail e successivamente a invitarci al loro padiglione dell'ExpoDefensa di Bogotà, se non ricordo male, solo dopo il primo incontro con l'ex premier».

     

    MASSIMO D'Alema a Otricoli MASSIMO D'Alema a Otricoli

    E questo come è avvenuto? «Giancarlo Mazzotta, un politico di Forza Italia, che il mio socio già conosceva, gli ha spiegato che ci conveniva incontrare D'Alema per i nostri progetti e ci ha portato da lui. Era inizio ottobre del 2021. Gli abbiamo illustrato quali fossero i capisaldi del progetto di federazione dei paesi dalla sicurezza all'ambiente. E quindi abbiamo iniziato a parlare di armi. A questo punto lui ci ha detto di avere relazioni importanti in seno alle partecipate italiane leader di quel mercato».

     

    Vi ha fatto i nomi dei suoi contatti? «Ha parlato di amicizia personale con il dottor Alessandro Profumo e con il dottor Giuseppe Giordo». Ve li ha presentati personalmente? «No. Giordo lo abbiamo conosciuto in una videoconferenza e durante una visita istituzionale a Bogotà. Profumo mai» Con chi avevate interlocuzioni dentro a Leonardo? «Dirette con nessuno. Abbiamo parlato una sola volta in una videoconferenza di gruppo con Dario Marfé. Però i rapporti con le partecipate li tenevano il presidente e i suoi uomini». Ma quindi quanto sostenuto da D'Alema e cioè che il suo ruolo è stato solo quello di presentarvi ai vertici delle partecipate non è corretto? «Assolutamente no, perché tutti i documenti, tutte le proposte delle aziende le abbiamo ricevute direttamente dal presidente o dai suoi uomini, in particolare Mazzotta».

     

    FINCANTIERI FINCANTIERI

    E chi sono i suoi collaboratori? «Noi parlavamo con Gherardo Gardo, un commercialista di estrema di fiducia del presidente, e con Mazzotta, che ha confidenza con il presidente (si danno del tutto), anche se ci meravigliava il fatto che fossero di due aree politiche opposte». Quindi voi i rapporti con Fincantieri e Leonardo li avete avuti sempre mediati? «Assolutamente sì, nonostante la presentazione che abbiamo inviato via mail».

    avvocato Robert Allen avvocato Robert Allen

     

    E i soldi di cui parla D'Alema, più di ottanta milioni, sotto quale forma dovevano arrivare? «Mediante un contratto di consulenza allo studio di Robert Allen, professionista di riferimento del presidente D'Alema per le sue attività svolte all'estero. Come ci ha confidato l'ex premier in persona».

     

    Anche voi avete preparato un mandato per quello studio «Su indicazione diretta del presidente D'Alema. Lui ha giustificato la segnalazione con motivi di trasparenza e controlli. Ci ha spiegato che è uno studio legale esperto di transazioni internazionali che avrebbe superato le restrittive condizioni di compliance dettate dalla politica delle società a partecipazione pubblica».

     

    Nell'affare c'era "solo» il 2 per cento dei contratti o c'era anche qualcos' altro? «Oltre al 2 per cento c'era la gestione mediante società da gestirsi il loco delle opere propedeutiche all'installazione delle tecnologie militari e le opere civili presso le strutture militari in cui sarebbe avvenute le forniture, come l'allargamento delle piste aeree o l'ampliamento dei cantieri navali. Per gli aerei si parlava di altri 500 milioni. Per le navi di 200 milioni». E in questo D'Alema c'entrava qualcosa? «Ci avrebbe segnalato delle persone da inserire all'interno della società da costituire in Colombia e a cui sarebbe stata affidato il compito di realizzare le opere».

    Alessandro Profumo Alessandro Profumo

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