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    LA COSA PIÙ DIVERTENTE DEL RAPPORTO MUELLER E DELLE PREFICHE DEMOCRATICHE CHE PIANGONO LA MANCATA INCRIMINAZIONE? CHE ORA DICONO: ''LO CONFERMA IL RAPPORTO, I RUSSI HANNO PROVATO A INTERFERIRE CON LE ELEZIONI!''. MA IL DETTAGLIO È CHE NEL 2016 IL PRESIDENTE ERA OBAMA, ERA STATO INFORMATO DEI TENTATIVI E NON AVREBBE FATTO NULLA - TRUMP: ''IN OGNI CASO, IL VOTO NON È STATO CONDIZIONATO''


     
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    RAPPORTO MUELLER L' ULTIMA PUNTATA?

    Giuseppe Sarcina per il ''Corriere della Sera''

     

    proteste anti trump pro mueller proteste anti trump pro mueller

    Washington Robert Mueller elenca i dieci tentativi condotti da Donald Trump per bloccare o arginare l' inchiesta sul «Russiagate». Ma il superprocuratore conclude «di non essere in grado» di stabilire se il presidente abbia commesso il crimine passibile di impeachment : ostruzione della giustizia. Ieri il ministro della Giustizia William Barr ha diffuso il rapporto di 448 pagine.

     

    Confermato il risultato essenziale: «nessuna prova di collusione» tra il comitato elettorale di Trump e la Russia per interferire nelle elezioni presidenziali del 2016. Il leader della Casa Bianca è passato all' incasso politico con un tweet: «Nessuna collusione, nessuna ostruzione!». I democratici, invece, chiedono a Mueller di testimoniare al Congresso «il più presto possibile».

     

    mueller trump mueller trump

    C' è un punto fermo nell' indagine durata due anni. Il governo russo ha condotto azioni di disturbo per destabilizzare la competizione presidenziale del 2016. Tra gli strumenti messi in campo, spicca la campagna di disinformazione sui social alimentata dalla Ira, Internet research agency, con sede a San Pietroburgo. La società era finanziata dall' oligarca Eugeny Prigozhin, boss del catering, talmente vicino al presidente russo da essere soprannominato «il cuoco di Vladimir Putin». In parallelo agivano gli agenti del servizio segreto militare di Mosca, il Gru. Sono stati loro a rubare le email dal server del comitato elettorale di Hillary Clinton e poi a passarle a WikiLeaks.

     

    hacker russia hacker russia

    Il documento descrive la fitta rete di contatti tessuta dai consiglieri di Trump. George Papadopoulos aveva ricevuto da Joseph Mifsud, un professore attivo a Londra e collegato anche con l' Università Link di Roma, l' offerta di «materiale compromettente» su Hillary. Non se ne fece nulla. Stesso discorso per i legami intrecciati da Carter Page, Paul Manafort, fino al generale Michael Flynn che incontrò diverse volte l' ambasciatore russo a Washington, Sergei Kislyak, promettendogli che l' amministrazione Trump avrebbe cancellato le sanzioni imposte da Barack Obama. Ma non esistono le prove che anche solo una di queste relazioni spericolate si sia trasformata in una vera cospirazione.

     

    Il passaggio più atteso era quello sull' ostruzione della giustizia. Mueller offre solo una risposta parziale: «Se avessimo la certezza, dopo aver svolto un esame approfondito dei fatti, che il presidente non abbia commesso ostruzione della giustizia, lo affermeremmo. Ma sulla base dei fatti e degli standard di legge applicabili in questo caso, non siamo in grado di raggiungere quel giudizio. Di conseguenza, da una parte questo rapporto non conclude che il presidente abbia commesso un crimine, ma nello stesso tempo non lo assolve».

    Kislyak Kislyak

     

    Il testo analizza dieci episodi, tutti noti.

    Si parte da metà gennaio del 2017, quando Trump convoca il direttore dell' Fbi, James Comey, e gli chiede «di lasciar andare quel bravo ragazzo di Flynn». Niente da fare. Trump licenzia brutalmente Comey e il 17 maggio il viceministro Rod Rosenstein nomina superprocuratore Robert Mueller e gli affida il dossier. «È la fine della mia presidenza», commenta Trump, che da quel momento moltiplicherà gli sforzi per rimuovere Mueller o almeno arginarne il raggio d' azione.

    il new yorker su jeff sessions e sergey kislyak il new yorker su jeff sessions e sergey kislyak

     

    Il presidente cerca di confondere le carte, spingendo il figlio Donald Trump jr a mentire sull' incontro organizzato alla Trump Tower il 9 giugno 2016 per ottenere «materiale compromettente» su Hillary Clinton da un' avvocata russa.

     

    Su ordine del padre, Donald jr in un primo momento sostiene che nel meeting si era parlato solo di adozioni. Stesso schema con Michael Cohen, l' avvocato personale di Trump. Cohen viene indotto dal suo capo a sostenere che la trattativa con i russi per la costruzione di una Trump Tower a Mosca si era interrotta all' inizio della campagna elettorale, mentre era proseguita per tutto il 2016.

     

    Tutto ciò è compatibile con l' articolo 2 della Costituzione che assegna ampi poteri di intervento al presidente? Mueller non ha risolto il dubbio.

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