Morya Longo per “Il Sole 24 Ore”
Le coincidenze, a volte, riescono ad avere un sottile senso dell'ironia. A dieci anni quasi esatti dal famoso «whatever it takes» con cui Mario Draghi alla Bce tagliò le gambe alla speculazione contro i debiti statali (era il 26 luglio del 2012), la crisi del governo Draghi di oggi rischia di diventare una sorta di «whatever it takes» al contrario.
Sui mercati finanziari si sta infatti diffondendo un timore: che la crisi del Governo in Italia, con tutte le possibili conseguenze sul rispetto dei tempi del Pnrr e sulla politica di bilancio, avvalori la tesi dei Paesi nordici che chiedono una più aspra condizionalità nello scudo anti-spread che la Bce sta cercando di costruire.
Insomma: sul mercato cresce il timore che proprio la crisi del Governo in Italia, che cade casualmente nel bel mezzo del cantiere con cui la Bce sta costruendo lo scudo anti-spread, rischi di dare forza a chi lo scudo non lo vuole. O lo vuole molto blando e pieno di condizioni.
BCE
A mettere benzina sul fuoco di questo timore (per ora è solo un timore) è il fatto che proprio giovedì prossimo (cioè il giorno successivo al discorso di Draghi in Parlamento) si terrà la riunione mensile della Bce in cui la presidentessa Christine Lagarde sarà interpellata proprio su questo tema. Perché le coincidenze non vengono mai da sole.
I timori sullo scudo Questa preoccupazione ha iniziato a serpeggiare già nelle giornate di giovedì e venerdì. E ha iniziato ad emergere nei vari report che economisti e banche d'affari hanno pubblicato sulla crisi del Governo italiano. Per esempio in quello di Matteo Ramenghi, Chief Investment Officer UBS WM Italy, di venerdì.
Ma ieri ha trovato una conferma, per così dire "ufficiale", da Lars Feld, Consigliere del ministro delle finanze tedesco Christian Lindner: «Questa crisi dà ragione ai falchi - ha dichiarato in un'intervista a Repubblica -, influirà su Recovery Fund e scudo anti-spread». Il suo ragionamento - condiviso anche da altre fonti tedesche consultate di recente dal Sole 24 Ore - è molto semplice: uno scudo anti-spread esiste già, ed è il super-condizionato programma Omt che lanciò proprio Draghi nel 2012 quando guidava la Bce.
SEI BELLA COME IL Whatever it takes di mario draghi
Il programma Omt (attraverso il quale la Bce acquista titoli da uno a tre anni di un Paese che ne fa richiesta sottoscrivendo un programma di aggiustamento con il Mes) nessuno l'ha mai usato proprio perché ha delle forti condizionalità. Ma per i "falchi" questo non conta: «Solo perché il Mes non piace ai politici italiani non vuol dire che dobbiamo cedere - ha detto Feld nell'intervista -. Non si può pretendere un trattamento speciale nei salvataggi». A loro avviso - e la posizione di Feld è ampiamente condivisa nei Paesi nordici - non è compito della Bce dare una mano a Paesi che hanno crisi politiche. Altrimenti la Bce diventa un soggetto che fa politica.
Lo scudo anti-spread su cui sta lavorando la Bce, però, è tutt' altra altra cosa. Non nasce per salvare uno Stato in crisi: per quello rimane in vita l'Omt. Il nuovo scudo serve invece per evitare che in un momento in cui la Bce alza i tassi d'interesse non si allarghino troppo gli spread tra i vari Paesi. Serve insomma per evitare che gli spread vadano a frammentare l'Eurozona e ad alterare la corretta e uniforme trasmissione della politica monetaria.
draghi euro
Per intenderci: se la Bce alza i tassi di 25 punti base (cosa che farà giovedì), ma a causa degli spread questa mossa causa una "stretta" molto più forte in Italia o in Spagna che in Germania, questo non va bene. Per questo Christine Lagarde sta studiando un meccanismo che eviti eccessivi allargamenti degli spread per motivi esterni alle vicissitudini dei singoli Paesi. Questo ragionamento, però, piace poco ai Paesi nordici. Anche se lo scudo non è ideato per proteggere Paesi da crisi politiche, a loro avviso - anche strumentalmente - lo diventa. Ecco perché proprio la crisi del Governo Draghi dà loro fiato e forza.
mario draghi charles michel ursula von der leyen
Le preoccupazioni mercato Come detto, questo timore è da qualche giorno che gira sul mercato. Anche perché la crisi del Governo italiano arriva proprio in vista della riunione di giovedì della Bce, in cui verranno alzati i tassi per la prima volta di 25 punti base e in cui la presidentessa Christine Lagarde sarà interrogata in conferenza stampa sullo scudo anti-spread. «Con la politica italiana nel mezzo di una crisi di Governo, la pressione per aumentare il livello di condizionalità nello scudo anti-spread probabilmente aumenterà - osserva Matteo Ramenghi di Ubs -.
Dal punto di vista del mercato, maggiore condizionalità significa minore credibilità dello strumento». Proprio questo è il punto. Lo scudo anti-spread allo studio della Bce non è un meccanismo per salvare gli Stati, ma è uno strumento di politica monetaria per evitare la frammentazione tra i vari Paesi.
SPREAD ITALIANO 1
Allo stato attuale l'ipotesi è che la condizionalità sia blanda: solo il rispetto dei tempi del Pnrr e la normale disciplina di bilancio. Ma il rischio è che i "falchi" del nord Europa cavalchino proprio la crisi politica italiana per aumentare questa condizionalità e rendere lo strumento inefficace. Questo, ripetiamo, è solo un timore. Una preoccupazione sul mercato. Nulla di più, per ora. Giovedì, durante la conferenza stampa della Bce, vedremo se è fondata.
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