Massimo Lugli per la Repubblica - Roma - Anticipazione del libro "Il Canaro della Magliana"
il canaro della magliana cover
Via della Magliana è così ingolfata di macchine che Bodoni è costretto a mettersi in coda buono buono. Angela prende fiato, guarda la sfilata di palazzoni sui lati della strada e si meraviglia di vedere tanti bar, tanti negozi che sembrano perfino eleganti, tanta gente alle fermate degli autobus, tanti stranieri. Lei c' è arrivata bambina, alla fine degli anni '60, quando il quartiere era nato da poco e gli abitanti affluivano come rivoli incessanti dalla Campania, dalla Basilicata, dalla Puglia, dall' Abruzzo, dal sud pontino spopolato dalla disoccupazione, dando vita quasi subito a una miscellanea di dialetti, di intonazioni, di usanze, di sapori, di odori a un caleidoscopio di alleanze, rivalità, faide tribali, amicizie, parentele, sospetti, guerre di territorio.
antonio del greco canaro magliana
Donne nerovestite col fazzoletto in testa e il medaglione della Vergine al collo, uomini baffuti, sussiegosi e collerici sempre pronti a prendere fuoco alla prima mancanza di rispetto vera o presunta, ragazzini scatenati che s' aggregavano subito in piccole bande di strada, giocavano nei palazzoni ancora in costruzione, davano la caccia ai sorci grossi come gatti, s' azzuffavano di continuo in una eterna battaglia per la supremazia. Edifici tetri, lugubri, già vecchi prima ancora di essere finiti, costruiti al risparmio col cemento armato gonfiato di sabbia, sotto il livello dell' ansa del Tevere, che s' allagavano a ogni temporale.Fogne che rigurgitavano liquame.
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Baracche. Discariche abusive. «La Magliana non è il Bronx», ha scritto Sandro Onofri, poeta e scrittore, uno dei pochi nativi che s' è emancipato e ha conquistato una fama tra romanzi, raccolte di poesie, giornalismo e premi letterari. «Nel Bronx, almeno, ci sono ospedali, centri sportivi, cinema, biblioteche Qui non c' è niente». Se ci sei nato o ci sei arrivato da piccolo, alla Magliana, hai due scelte: te ne vai appena possibile o impari a sopravvivere.
Angela ha imparato. Essere una femmina non è un gran vantaggio in una gang di dodicenni coi primi peli sul pube e gli ormoni in subbuglio per un anticipo di adolescenza, che hanno una voglia matta di metterti le mani addosso anche solo per vedere come sei fatta.
CANARO
Puoi strillare, frignare, correre a casa e chiuderti dentro sperando che, in mancanza di un fratello, qualche amico più grande si decida a prenderti sotto la sua ala protettrice. Oppure puoi fare da sola. Angela si sfiora la piccola cicatrice al lato della bocca e non riesce a trattenere il solito ghigno che le viene sempre quando ricorda come ha ridotto l' altro, il più grosso e il più prepotente di tutti. Da quella volta, nessuno ha più tentato di infilarle le mani sotto la gonna, ma, in compenso, le hanno appioppato un soprannome che nemmeno le dispiace troppo: la Jena. Sempre meglio di Culomoscio, Sorcanera o Cazzo in Testa. O quella povera disgraziata di Fregna, sic et simpliciter, che appena possibile se n' è andata per non sentirsi chiamare più in quel modo.
CANARO PIETRO DE NEGRI
Se ci sei nato o la bazzichi spesso, la Magliana, sai riconoscere al volo una grana grossa come una casa e questa è stratosferica. Angela scende dalla macchina e inquadra subito la situazione. Via Belluzzo, traversa della Portuense, una strada ad arco lambita da una sterpaglia rognosa tenuta a bada a malapena da una recinzione mangiata dalla ruggine, palazzoni color mattone in lontananza, la Parrocchia della Sacra Famiglia e l' Ambrit International school a un tiro di sasso ma che sembrano a distanze siderali, la solita folla di facce chiuse, ottuse, sardoniche assiepata attorno alle transenne rosse e bianche. Il resto glielo dicono le espressioni stravolte dei colleghi del commissariato, i primi ad arrivare sul posto dopo la solita telefonata anonima partita dalla solita cabina telefonica. «C' è un morto nella discarica». Clic.
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