Margherita De Bac per corriere.it
Tredici regioni a rischio alto o moderato con tendenza al peggioramento. Scivoliamo verso un’epidemia non controllabile?
locatelli cts
Non condivide il pessimismo Franco Locatelli, coordinatore del Cts: «Certamente siamo in una situazione delicata e con numeri ancora crescenti per quel che riguarda l’incidenza d’infezioni. Tuttavia, la crescita percentuale dell’ultima settimana è stata inferiore alla precedente e, negli ultimi giorni, vi sono evidenze di chiara decelerazione della curva epidemica (leggi qui il bollettino odierno) in linea con quanto osservato in altri Paesi. Nel Regno Unito si sta assistendo alla riduzione dei ricoveri».
Mentre da noi gli ospedali sono vicini al collasso.
«La pressione sulle strutture sanitarie nelle ultime settimane è decisamente aumentata. Il rischio da scongiurare è di danneggiare i pazienti con patologie differenti dal Covid riducendo il numero di procedure mediche o chirurgiche. A questo rischio può contribuire anche un elevato numero di contagi tra gli operatori sanitari che è certamente non trascurabile. Non possiamo parlare però di ospedali vicino al collasso».
Perché?
mario draghi roberto speranza franco locatelli
«Nelle passate ondate come quella dello scorso inverno abbiamo avuto, pur in assenza di varianti così contagiose, numeri doppi di ricoverati sia nelle aree mediche sia nelle rianimazioni. È il frutto del largo numero di vaccinazioni effettuate: quasi 120 milioni di dosi somministrate e 26 milioni di persone che hanno ricevuto la dose booster sono numeri straordinari e hanno consentito di proteggere largamente dal rischio di malattia grave o addirittura fatale gli italiani (leggi qui l’aggiornamento sulle vaccinazioni)».
Il 21% dei bambini 5-11 anni hanno ricevuto già la prima dose di vaccino. Ci sperava?
il professore franco locatelli foto di bacco (8)
«Risultati più che apprezzabili. Il numero dei bambini vaccinati continua a crescere. Non si è osservato anche nel nostro Paese alcun segnale preoccupante sul profilo di sicurezza e questo dimostra quanto era giusto promuovere la vaccinazione anche in età pediatrica».
Le mascherine Ffp2 sono preferibili alle chirurgiche?
«Certamente. Soprattutto quando vi è maggior rischio di diffusione dell’infezione virale. Uno studio ha dimostrato che se due soggetti, uno dei quali positivo al Sars-CoV-2, indossano correttamente una Ffp2, il rischio che la persona non infetta ha di essere contagiata è pari a circa allo 0.4%. Lo stesso studio compara l’efficacia protettiva della mascherina Ffp2 rispetto a quella chirurgica. Una Ffp2 conferisce una protezione superiore di 75 volte rispetto alla chirurgica correttamente indossata».
Evitare stadi, teatri, cinema. Una reazione giustificata o in questi luoghi si può vivere in sicurezza?
«È da mettere in conto che in una fase come questa si generi paura di frequentare luoghi molto frequentati. Tuttavia le scelte di limitarli a spettatori con il super green pass e muniti di mascherine Ffp2 rappresentano strumenti in grado di ridurre molto il rischio d’infezione. Cerchiamo di mantenere razionalità e non priviamoci immotivatamente di momenti di svago, cultura e socializzazione, pur con il massimo senso di responsabilità».
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Omicron è la variante prevalentemente identificata nel Paese. Vale lo stesso anche nelle terapie intensive?
«L’indagine condotta dall’Istituto superiore di sanità e dal ministero della Salute in collaborazione con le Regioni ha documentato come su più di 2600 sequenze effettuate in 120 laboratori, Omicron sia stata identificata nell’81% dei casi, pur con significative differenze regionali. Non ci sono analisi sui pazienti delle rianimazioni che, in questa fase, sono affetti da ambedue le varianti Omicron e Delta».
Perché allora dite che Omicron è meno pericolosa di Delta?
«La minor severità delle infezioni osservate nei contagiati da Omicron è data dalle caratteristiche biologiche della variante (minor capacità di legarsi a cellule polmonari) e, soprattutto, dalla presenza della copertura conferita dai vaccini. Sarebbe sbagliato pensare però che Omicron, in soggetti non adeguatamente protetti dal vaccino, non possa determinare malattia grave o anche fatale.
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Uno studio sudafricano recentemente sottoposto alla rivista Lancet riporta chiaramente che in quel Paese, dove la popolazione è molto più giovane di quella italiana, vi sono stati in 4 settimane 258 decessi in ospedale per Omicron, 126 dei quali in pazienti ultra 60enni».
L’asintomatico infettato da Omicron può contagiare?
«Assolutamente sì. È ormai chiaro da tempo che nelle secrezioni dei soggetti contagiati da Sars-CoV-2 possono, specie nei primi giorni dopo il contagio, albergare anche carichi virali importanti e, dunque, si può essere significativamente contagianti».
Coordinatore del Cts, spesso in tv accanto a Draghi in conferenza stampa. Come è cambiata la sua vita?
«È un privilegio lavorare per il mio Paese. È cambiato molto rispetto alla mia passata routine quotidiana, ma poco rispetto all’approccio che ho sempre cercato di mantenere. Interpreto il ruolo di coordinatore del Cts con lo spirito del servitore dello Stato. L’aspetto della notorietà è per me marginale».
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Riesce a conciliare il ruolo di coordinatore con quelli di tecnico chiave e oncoematologo di fama mondiale?
«Non ho mai rinunciato a svolgere la mia attività clinica, didattica e di ricerca. Curare i bambini con tumori del sangue è il lavoro che ho scelto, che mi appassiona e che continuerò a svolgere anche quando i miei compiti istituzionali termineranno».