1 - SE MONTALBANO TRADISCE, NOI SALTIAMO SUL DIVANO
Elena Stancanelli per "la Stampa"
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Prima di tutto non dovevano baciarsi in quel modo. Siamo tutti saltati sul divano guardando "Il metodo Catalanotti", l' ultima puntata di Montalbano. Come se per sbaglio avessimo aperto la porta della stanza dei nostri genitori e li avessimo sorpresi nell' ardore dell' amplesso.
Non lo vogliamo sapere come fanno sesso i nostri genitori, né com' è Montalbano quando si abbandona alla passione. Ci imbarazza. La serie televisiva che ha per protagonista il commissario è, da sempre, un luogo confortevole. Come una vecchia poltrona, ne conosciamo pregi e difetti, sempre gli stessi. E' un prodotto televisivo un po' antico, ma ha la solida lealtà dei classici. E in più c' è Montalbano, il personaggio che ci ha regalato Andrea Camilleri.
COMMISSARIO MONTALBANO E LIVIA
In tutti questi anni Luca Zingaretti lo ha impersonato perfettamente e in milioni ce ne siamo innamorati. Perché?
Perché Montalbano è uno degli ultimi esemplari di una razza in estinzione: l' uomo adulto. Che non si lagna, non si sposa, non ha una madre che lo reclama, non si sdilinquisce per la paternità, mangia, beve e preferisce dormire da solo. Lo abbiamo visto allontanarsi a nuoto e abbiamo pensato, un po' come Livia, vai vai, tanto non è l' amore che va via E invece stavolta se n' è andato. Mai lo avevamo visto sbavare per qualcosa, mai lo avevamo visto farfugliare scuse ai colleghi Mimì Augello e Fazio. Ma l' altra sera Montalbano si è innamorato.
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Dopo tanti anni di relazione a distanza con una donna, Livia, ne ha incontrata un' altra, Antonia, e si è innamorato. Capita. Come capita, quasi sempre, di sbagliare tutto nel momento della separazione. Ma quel momento lì è sempre sgraziato, volgare, spesso violento. Non abbiamo ancora imparato a dirci addio senza rabbia, non sappiamo trovare le parole giuste. Anche perché le parole giuste non ci sono e quindi tanto vale, come ha fatto Montalbano l' altra sera, tacere. Camilleri voleva che questo Montalbano del tramonto sperimentasse lo sgomento, e la felicità di un avvenimento inaspettato. La follia di quando si pensa che la vita non ci riserverà più alcuna sopresa e invece ci si innamora di nuovo.
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Come ragazzini, o forse anche di più, visto che da ragazzini siamo meno vulnerabili rispetto al desiderio e la passione. Montalbano dunque, trafitto, si comporta in maniera sconclusionata, irrazionale, diventa vulnerabile e fanciullo. E saremmo anche stati disposti ad accettarlo, anzi, forse addirittura a invidiarlo. Sarà che siamo tutti chiusi in casa, ma chi non ha sognato, in questo anno, un amore fou, una sterzata della vita tutta strepito e passione? Il fatto è che Montalbano si innamora di una donna, Antonia, che ha 25 anni meno di lui.
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Cosa che probabilmente è una delle ragioni per cui la bacia con tanto trasporto e lingua, e bocca proprio davanti ai nostri occhi. E quei 25 anni di differenza, che in un altro momento della Storia l' avrebbero fatta franca, adesso sono un' insegna al neon che lampeggia davanti ai nostri occhi. La pelle di lei, fresca e luccicante, il volto di lui, con le rughe legittime di un sessantenne.
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Qualcosa è cambiato, penso mentre mi infurio contro Montalbano ma soprattutto contro Antonia che alla fine scende dal treno, e dopo tutto il suo discorsino sull' indipendenza, la carriera e la giovinezza si arrende al fascino del sessantenne. L' arte fa quello che vuole, per carità, ma Montalbano è Montalbano. Mi chiedo: sono io che ho interiorizzato l' odio verso il patriarcato, o il patriarcato che ormai è impresentabile, persino nascosto dove abbiamo sognato di nasconderci in tanti, dentro la camicia bianca perfettamente stirata del nostro commissario preferito?
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2 - IL PAVIDO MONTALBANO
Massimo Gramellini per il "Corriere della Sera"
Vorrei dare il mio personale benvenuto al commissario Montalbano nella sterminata congrega dei maschi vili e indecisi a tutto. Il modo in cui la sera dell' otto marzo si è fatto lasciare al telefono da Livia, storica fidanzata a distanza, attinge a un repertorio perfezionato nei secoli.
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L'archetipo resta il marito interpretato da Vittorio Gassman ne «I Mostri», quello che convinceva l' amante a mollarlo («per il tuo bene, cara») e subito dopo raggiungeva la nuova fiamma. Però Luca Zingaretti - che rispetto a suo fratello come collaboratore ai testi annovera Camilleri, mica Bettini - non è stato da meno nell' indurre Livia a toglierlo dall' imbarazzo, trascinandola a pronunciare la frase-tabù, «Forse è meglio che ci lasciamo», di fronte alla quale lui non ha potuto fare altro che prendere dolorosamente atto.
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A leggere i commenti sui social, le donne invece l' hanno presa malissimo. Dopo trentasette episodi si erano convinte che il commissario fosse diverso da noi, patetici maschi-coniglio, e riuscisse ad affrontare i marosi sentimentali con lo stesso coraggio con cui si tuffa tra le onde che lambiscono il suo terrazzo.
Erano persino disposte ad accettare che, atrofizzato da una relazione infinita e sempre più virtuale, perdesse la testa per una collega giovane e tosta. Ma pretendevano che saltasse sul primo aereo per andare da Livia a dirglielo di persona, guardandola negli occhi. Figuriamoci. Camilleri replicherebbe che Montalbano è un romanzo giallo, non di fantascienza.
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