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    "MUCCIOLI HA FATTO QUELLO CHE NOI PADRI PROGRESSISTI NON ABBIAMO AVUTO IL CORAGGIO DI FARE" - NELLE PAROLE DI PAOLO VILLAGGIO CHE RACCONTA DI SUO FIGLIO EROINOMANE, C'E' LA CHIAVE PER CAPIRE "SANPA" - BORGONOVO: "CIÒ CHE INFASTIDISCE MOLTI, CHE TUTTORA INQUIETA, È LA INGOMBRANTE PATERNITÀ CHE IL FONDATORE ESALAVA, CON LE MANI COME PAGAIE DA MULINARE ALLA BISOGNA. SULLA PATERNITÀ AVEVA COSTRUITO IL SUO SISTEMA: UNA RIGIDA ORGANIZZAZIONE VERTICALE BASATA SU DISCIPLINA, LAVORO E ORDINE. SU CONFINI E LIMITI, CHE SONO INDISPENSABILI"


     
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    Francesco Borgonovo per "la Verità"

     

    VINCENZO MUCCIOLI VINCENZO MUCCIOLI

    Nel documentario di Netflix su San Patrignano - una delle serie più dibattute degli ultimi anni - c'è un passaggio che spiega, almeno in parte, la virulenza delle polemiche e le divisioni ideologiche ancora oggi suscitate dalla figura di Vincenzo Muccioli, il fondatore morto nel 1995. È uno spezzone di un' intervista televisiva concessa da Paolo Villaggio, che parla senza indossare le abituali maschere e racconta della dipendenza di suo figlio Piero. Muccioli, dice Villaggio, «ha fatto quello che noi padri progressisti non abbiamo avuto il coraggio di fare».

     

    vincenzo muccioli vincenzo muccioli

    Piero Villaggio è entrato a San Patrignano a 22 anni, dopo 7 di dipendenza. Era il 1984: uscì nel 1987 e oggi ha una famiglia, un lavoro. Di Muccioli ora dice: «Ha commesso tanti errori, spesso ha esagerato: ma aveva ragione, credetemi». Eppure gli schiaffoni li ha presi anche Piero, l'odio per il fondatore si è fatto strada pure dentro di lui. Ma ecco le sue parole, una vita dopo: «Aveva ragione, credetemi». A tanti succede di pronunciare frasi simili, magari a seguito di litigi feroci, magari a decenni di distanza, persino con un filo di rabbia che ancora affiora nei confronti di un genitore difficile da digerire.

     

    «Aveva ragione lui»: è quel che dice il figlio, adulto, ripensando al padre. Ecco, forse il punto è proprio questo. Ciò che tuttora infastidisce molti, che tuttora inquieta, è la ingombrante paternità che il Fondatore esalava, e che tracima da ogni fotogramma del docufilm di Netflix. Muccioli aveva il ruolo del patriarca stampato nella carne.

    vincenzo muccioli san patrignano vincenzo muccioli san patrignano

     

    Un metro e 90, oltre 100 chili, mani come pagaie da mulinare alla bisogna, i baffi e i capelli curati del signore di una volta. Il Padre italiano, un archetipo vivente. E come un padre, da subito, si è comportato. Non a caso la metafora paterna ricorre più e più volte sulle labbra di chi lo ricorda in video. «Seguiva tutti i ragazzi, uno per uno», spiega a un certo punto Fabio Anibaldi, poi diventato uno dei più duri critici di SanPa. Muccioli stesso usava riferirsi ai tossicodipendenti della comunità come ai suoi figli. Se riuscivano a scappare, li andava a riprendere a casa dei genitori naturali.

    condanna vincenzo muccioli condanna vincenzo muccioli

     

    Quando li accoglieva, metteva subito in chiaro le regole: «Se volete andare via, io non vi lascio andare via». Questo, del resto, è il compito del Padre: egli è colui che fissa le regole, che disegna il perimetro entro il quale il figlio ha la libertà di muoversi.

    Era un padre antico, l' enorme Vincenzo. E sulla paternità aveva costruito tutto il suo sistema: una rigida organizzazione verticale basata sulla disciplina, sul lavoro e sull' ordine.

     

    Sui confini e sui limiti, che sono indispensabili per chiunque voglia sottrarsi a una vita di caos. Muccioli ha edificato il suo modello alla fine degli anni Settanta, in piena contestazione, cioè nel tempo in cui il modello «patriarcale», nell' ora del tramonto, veniva calpestato da orde di giovani e intellettuali che preferivano una società orizzontale, meno regolamentata e apparentemente più libera. Di che libertà si trattasse lo abbiamo scoperto nei decenni successivi. La droga ha continuato a diffondersi, i rapporti tra genitori e figli non sono certo migliorati, e l' approccio «materno», oggi così diffuso, sembra aver prodotto soltanto più fragilità.

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    Certo, guardando il documentario s' intuisce che la fragilità, talvolta, a San Patrignano non aveva vita facile. Questo è il rischio di un modello verticale: può accadere che qualcuno si spezzi. È accaduto, nella comunità romagnola, ed è stato tragico. Ma quanti ne sono usciti in piedi? Quanti sono morti e poi risorti dopo un passaggio all' inferno? Qualcuno, anche adesso, ricorda le catene, le botte, le umiliazioni. Un ex cronista dell' Unità, fra le voci più presenti nel docufilm, sostiene che l' opinione pubblica negli anni Ottanta stesse dalla parte di Muccioli perché lui i drogati li incarcerava, li faceva sparire dalla circolazione, li levava da sotto gli occhi alla «brava gente».

     

    Può anche darsi che i buoni borghesi quei figli reietti e schiavi della droga non li volessero intorno, come no. Ma San Patrignano non li ha nascosti: li ha accolti. E talvolta ha fatto il lavoro sporco che altri non si sentivano di fare e non fanno ancora oggi, visto che lo Stato si impegna assai poco nella lotta agli stupefacenti. Anzi, ci sono aree politiche che tutto fanno per sdoganarli.

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    Si tratta delle stesse aree che infieriscono su SanPa ma evitano accuratamente di riservare lo stesso bollente sdegno ai centri per migranti malgestiti, alle case di accoglienza per minori di cui ci ha raccontato il caso Bibbiano, alle comunità di recupero che lasciano uscire e andare verso la morte ragazze come Pamela Mastropietro, alle mille coop che lucrano sulla solidarietà, a luoghi di orrore come il Forteto su cui sarebbe interessante prima o poi vedere una bella docuserie.

     

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    A Muccioli hanno rimproverato (e ancora rimproverano) di non usare il metadone, cioè di non servirsi di un approccio più morbido, più materno, appunto. Lui preferiva la durezza delle regole, fondamenta che possono aiutare chi vacilla a reggersi in piedi. Tale durezza prevedeva (anche) la punizione per i trasgressori. Nel Fondatore, tuttavia, Antico e Nuovo Testamento convivevano. C' erano sanzioni di biblica spietatezza, ma pure gli amorevoli abbracci che Ettore, il padre guerriero, riserva al figlio sulle mura di Troia prima di farsi inghiottire dalla battaglia. C' era la severità, ma c' erano pure la libertà e il dono: Muccioli, a quei figli acquisiti, ha regalato ogni libbra della sua tanta carne. Qui sta il grande scandalo, ancora rovente: nella paternità.

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    Ribadita a San Patrignano con fin troppa forza mentre tutto il mondo intorno il padre pensava solo a ucciderlo, a svirilizzarlo, a combatterlo con ogni mezzo. Ovvio: il padre sbaglia. E spesso quando la fa è un vero disastro. Se i troppi impegni lo tengono lontano, se le pressioni lo rendono nervoso, se il lavoro e i desideri personali lo rapiscono, allora i figli si sentono abbandonati, si ribellano. E il padre - sbagliando ancora - reagisce con eccessiva violenza, non soltanto fisica.

     

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    Succede in tante famiglie, dall' inizio dei tempi. Dentro le mura di casa ci si sbrana, a volte, ci si ferisce. In qualche occasione ci si separa per lunghi anni o per sempre. Ma alla fine resta un solo metro di giudizio, per il Padre. C' è solo un indicatore valido - tra mille dubbi e tante ombre - per capire se egli abbia agito bene o male. È il numero di figli che, dopo tanto tempo, pronunciano le difficili parole: «Nonostante tutto, aveva ragione lui».

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