Matteo Mion per “Libero quotidiano”
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Mamma vegana e papà carnivoro? La dieta del figlio la decide il giudice. Ecco le conclusioni della nuova giurisprudenza nostrana: accertare, dichiarare e condannare minorenni a mangiare cotolette piuttosto che ceci o viceversa!
Ovviamente le nostre toghe non lesinano le consulenze tecniche e il quesito da sottoporre al dietologo del tribunale sarà il seguente: quanti grammi di carne rossa al mese può mangiare il bimbo? L' uovo sbattuto con o senza la zucchina alla julienne? L' ortaggio da agricoltura ogm? Garantito: le nuove leve d' Italia cresciute a pane e sentenze saranno morfologicamente indistruttibili.
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Sembra persino inverosimile che con i problemi della giustizia, i magistrati debbano darsi alla giurisprudenza gastronomico-pediatrica, ma le decisioni giudiziali sull' alimentazione dei bimbi di genitori in disaccordo tra loro o con gli asili dei figli sono ormai all' ordine del giorno.
VEGANESIMO
Non passa settimana senza qualche sentenza eclatante che faccia gonfiare petto e titoli ai media. La logica neonatale e infantile suggerirebbe la somministrazione di bistecche ai figli di vegani e pomodori ai carnivori, così da soddisfare con equilibrio la piramide alimentare. Le toghe però non si accontentano, vanno oltre ed ecco arrivare le dotte disquisizioni sul corretto soddisfacimento dell' appetito dei pupi.
È notorio, però, che i nostri giudici siano spesso in disaccordo tra loro al pari dei genitori istanti: così non mancano illuminate «rassicurazioni sul fatto che la dieta vegana possa essere seguita dal minore anche a scuola» da parte del tribunale di Monza, ma viceversa il tribunale di Bergamo, dottor Sinisclachi, è no vegan: non ritiene adeguata la dieta vegana materna e stabilisce che il figlio di una coppia divorziata debba mangiare carne almeno una volta nella settimana in cui con la mamma e due volte quella in cui è col papà.
GIUDICI
E il pesce allora?
HAMBURGER
Replica stizzita la mamma: faremo appello per la spigola! Suvvia signori, abbiate pietà di noi e della nostra magistratura che sta alla canna del gas anche senza doversi tragicomicamente pronunciare sulla nutrizione infantile. Questi genitori assetati di diete giudiziali dovrebbero assistere ai convivi a sbafo organizzati a seguito di qualche convegno. Meglio rivolgere le proprie istanze alimentari a pediatri e dietologi o meglio ancora utilizzare quel grano salis che ha forgiato generazioni e generazioni di connazionali. Suvvia signori divorziati, la giustizia è già in coma profondo: risparmiateci questo supplizio oppure la prossima volta sposatevi con il buon senso!
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