Danilo D'Anna per “La Stampa”
ALBERTO SCAGNI
«Alberto si poteva fermare prima, e Alice poteva essere ancora viva. Invece, nonostante io abbia dato alla società due figli, per l'incuria e l'incapacità delle forze dell'ordine e del servizio di salute mentale li ho persi entrambi». Antonella Zarri, dirigente di filiale della banca Carige e madre di Alice e Alberto Scagni, vittima e carnefice del delitto di Quinto, non perde mai il filo. Si interrompe solo per scacciare la voglia di piangere che l'assale quando ripercorre i mesi che hanno devastato la sua famiglia.
Una tragedia annunciata?
«Negli ultimi quattro giorni c'è stata una escalation. Abbiamo chiamato il 112 cinque volte supplicando attenzione, ma nessuno è intervenuto. Domenica alle 13.30 mio figlio Alberto ci ha fatto due chiamate di minacce e così abbiamo richiamato. Una l'abbiamo pure registrata e fatta ascoltare alla polizia. Volevamo che le pattuglie andassero sotto casa di Alice. Ci hanno risposto di fare denuncia il lunedì e che non c'erano volanti da mandare (la questura interpellata dal questo giornale non commenta perché c'è un'indagine in corso, ndr). Dovevano chiedere un trattamento sanitario obbligatorio».
alice scagni 4
Perché volevate proteggere proprio Alice, Alberto voleva colpire lei?
«Da genitori pensiamo prima ai nostri figli. Avevamo messo in conto di fare la fine di quelli di Benno (il ragazzo altoatesino con problemi psichiatrici che nel 2021 ha ucciso mamma e papà, ndr), non pensavamo che invece a perdere la vita sarebbe stata la nostra piccolina (si commuove). Alice amava Alberto, ha seguito ogni passo della sua malattia e si arrabbiava me quando vedeva che i dottori non lo curavano. Ma anche Alberto voleva bene ad Alice».
Quindi i motivi dell'omicidio non sono economici?
«La richiesta di soldi è l'innesco della furia di Alberto. Si figuri se Alice poteva rifiutarglieli. Non pensava che il fratello potesse prendersela con lei, ma noi glielo avevamo spiegato che ci aveva minacciati tutti. È scesa con il cane nonostante il marito, Gianluca, le avesse detto di non farlo perché poteva esserci Alberto. Alice temeva che lui potesse fare la fine che ha fatto lei. Non può immaginare quale sia il nostro senso di colpa.
IL POST DI ALBERTO SCAGNI PER IL MATRIMONIO DELLA SORELLA ALICE
Ma devono provarlo anche quelli che per lavoro potevano evitare che una ragazza di 34 anni finisse uccisa per mano di un fratello che doveva essere aiutato. Parlo delle forze dell'ordine e del servizio di salute mentale. Alberto aveva bisogno di aiuto psichiatrico, ma quando abbiamo chiamato l'igiene mentale ci hanno dato appuntamento dopo un mese. Su mio sollecito ci avevano convocati il 22 aprile per annunciarci la visita il 2 maggio. Alberto doveva essere fermato. Le istituzioni ci hanno abbandonati».
Cosa avrebbero dovuto fare, secondo lei?
«Avrebbero dovuto ascoltarci. I vigili urbani mi hanno tenuto mezz' ora al telefono una volta. Quando poi hanno suonato alla porta di mio figlio se la sono sbrigata in un minuto. Ma la cosa che più mi ferisce è la frase che hanno pronunciato i due agenti della volante intervenuta il 30 aprile sotto casa mia perché Alberto era venuto a minacciarmi. Mi hanno detto "non famola tragica". La tragedia c'è stata anche per questo atteggiamento delle forze dell'ordine. Solo il sangue di mia figlia ha dato un peso alle nostre parole. Andrò a fondo a questa cosa».
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La porta della nonna bruciata non era una prova?
«Non poteva che essere stato lui. Ma la polizia non ha potuto dimostrare che ad appiccare il rogo fosse stato mio figlio. Mi sono rivolta ai carabinieri, ma la storia non è cambiata. Solo la vigilanza privata, che ringrazio, ha sorvegliato quando l'abbiamo contattata per quelle porte prese a colpi».
Scusi la domanda: quali sono ora i sentimenti verso vostro figlio?
«Alberto è nostro figlio sempre e comunque. Io ho partorito un bambino, non un assassino. È una persona che ha fatto una cosa che non riesco neppure a definire, una cosa atroce. Deve avere la pena che merita, e l'avrà. I suoi genitori saranno accanto a lui. Però ora le istituzioni lo hanno in mano e possono, anzi devono, curarlo. Ha bisogno di un sostegno psichiatrico da quando era un bambino, forse dopo questa storia potrà ottenerlo.
alice scagni uccisa per strada dal fratello i rilievi della scientifica 2
Soffriva di crisi epilettiche e sono state queste a lungo andare a creare i disturbi che ha avuto da grande. Quelli che lo hanno spinto da Alice. Ma mai nessun medico mi ha detto cosa poteva succedere. Alice voleva bene ad Alberto anche per questa sua fragilità, lo adorava. Questa storia mi ha portato via due figli ma forse potrà essere da insegnamento affinché nessuna faccia la fine di Alice e quella di Alberto».
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