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    "LA PANDEMIA HA PEGGIORATO LA SITUAZIONE: MANCA IL CIBO E I BLACKOUT SONO SEMPRE PIÙ FREQUENTI" - LA DISSIDENTE DI PROFESSIONE YOANI SANCHEZ RACCONTA LA SITUAZIONE A CUBA: "SIAMO DI FRONTE ALLE PROTESTE PIÙ GRANDI MAI VISTE SULL'ISOLA DAL 1994. MA OGGI CI SI PUÒ CONNETTERE A INTERNET E DUNQUE PENSARE DI GESTIRE LE PROTESTE CON LE STESSE TECNICHE DEL PASSATO È UNA FOLLIA. DÍAZ-CANEL NON È FIDEL O RAUL: DOVRÀ PER FORZA FARE QUALCHE MOSSA SE VORRÀ RESTARE AL POTERE"


     
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    YOANI SANCHEZ YOANI SANCHEZ

    Marta Serafini per il “Corriere della Sera”

     

    «L'Avana è militarizzata, le linee telefoniche e internet sono bloccate. Aleggia un silenzio surreale, sembra di vivere in un'altra città». Della dissidenza a Cuba Yoani Sánchez è ormai una delle voci e dei volti più noti. In prima linea fin dagli inizi, quando ancora Fidel era vivo e cedeva il passo al fratello Raul. Oggi, passati più di 10 anni, Yoani è ancora all'Avana e insieme al marito Reinaldo, a sua volta intellettuale e dissidente, fa sentire la sua voce e continua il suo lavoro di giornalista con il portale «14ymedio».

     

    Il governo ha ammesso un morto durante le manifestazioni. Lo confermate?

    miguel diaz canel e raul castro miguel diaz canel e raul castro

    «Sì, si tratta di un cittadino di 36 anni che ha partecipato ad un protesta lunedì a La Güinera, uno dei barrio più depressi dell'Avana. Ma i video sui social raccontano di diversi morti, feriti, detenuti e dispersi. Non si sa con precisione quanti o dove, perché linee sono interrotti, ma qualche notizia filtra attraverso le Vpn (il software per aggirare la censura, ndr )».

     

    Sul «14ymedio» si parla di oltre 5 mila arresti...

    il presidente Diaz Canel il presidente Diaz Canel

    «Sì, finora non c'è un numero ufficiale, ma gli attivisti hanno diffuso una lista di circa 120 persone. Tra loro ci sono attivisti, artisti e giornalisti di spicco, come José Daniel Ferrer, leader dell'Unione Patriottica di Cuba (Unpacu), Manuel Cuesta Morúa, Luis Manuel Otero Alcántara, Amaury Pacheco, Camila Acosta o Henry Constantín».

     

    Come operano le squadre di repressione? Avete paura?

    «Le strade dell'Avana sono invase da poliziotti e paramilitari vestiti da civili. Gli agenti della polizia politica sciamano sulle loro moto Suzuki, si fanno riconoscere. Ma io non ho paura, sono loro che devono temere».

    YOANI SANCHEZ YOANI SANCHEZ

     

    Cosa ha scatenato le proteste? La sensazione è che le motivazioni non siano politiche...

    «Sì, la pandemia ha peggiorato il quadro: manca il cibo e i blackout sono sempre più frequenti. Il sistema sanitario cubano è molto buono, non a caso sta sviluppando quattro vaccini. Ma la campagna vaccinale è iniziata da poco, con una parte ancora minima dei cubani (il 15%) che ha concluso il ciclo vaccinale».

     

    Trump aveva stretto le maglie dell'embargo. Joe Biden però potrebbe riaprire la partita sulle sanzioni, inoltre la Casa Bianca sta invitando il governo cubano a non usare la violenza. Questo non basta?

    «Fin qui Biden non ha fatto granché per Cuba e non ci si può aspettare certo lo stesso impegno messo in campo da Obama: non ha la stessa forza e non può scontentare l'elettorato. Pechino potrebbe essere di sostegno ma difficilmente si metterà contro Washington in questa zona del mondo. Il Venezuela di sicuro non è in grado di aiutare. Di fatto, Cuba è sola».

     

    raul castro e miguel diaz canel raul castro e miguel diaz canel

    Il presidente Mario Díaz-Canel è il primo dell'era post castrista dopo l'addio in aprile di Raul. Farà delle concessioni alla piazza?

    «Fin qui non si poteva immaginare maggiore goffaggine. Siamo di fronte alle proteste più grandi mai viste sull'Isola dal "maleconazo" dell'agosto 1994. La differenza fondamentale rispetto ad allora che ora anche qui ci si può connettere a internet sebbene con grandi difficoltà. Dunque pensare di gestire le proteste con le stesse tecniche del passato è una follia. Sebbene faccia parte dello stesso circolo, Díaz-Canel non è Fidel o Raul,: dovrà per forza fare qualche mossa se vorrà restare al potere ».

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