Estratto dell’articolo di Vittorio Lingiardi per “il Fatto quotidiano”
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La nostra identità, il modo in cui la percepiamo e la rappresentiamo, è il risultato di un dialogo psicobiologico e culturale complesso e in buona parte ancora sconosciuto. Fantasie, comportamenti e desideri (sessuali e non) sono così personali da rendere piuttosto arduo il compito di creare categorie generali e sufficientemente esplicative.
[…]Una prima importante distinzione è quella tra genere/orientamento sessuale. […] Il genere è l' esperienza psicologica, culturale e inevitabilmente sociale delle categorie di maschile e femminile. Il sesso, invece, designa l'individuo dal punto di vista della sua anatomia e biologia sessuale.
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[…] Il rapporto tra genere e orientamento è dunque assai articolato: due dimensioni che mai coincidono ma si costruiscono reciprocamente, plasmando ed essendo plasmate sia dalla biologia sia dall' ambiente. Un altro chiarimento riguarda l'antico dualismo natura/cultura . Molti chiedono e si chiedono: omosessuali si nasce o si diventa?
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L'orientamento sessuale è figlio dell' educazione e delle interazioni sociali, il risultato di peculiari relazioni familiari, conseguenza di un'esperienza traumatica, oppure è "soltanto" una faccenda di geni e di ormoni? Domanda inevitabile, ma sbagliata. Perché determinata da due pregiudizi.
Che tutti nasciamo come tabulae rasae, pronte a essere plasmate dall' esterno: educazione, ambiente, esperienze. Oppure che nasciamo già programmati per specifici gusti, desideri, comportamenti. L'errore è nel pensare che a questa domanda si possa rispondere in modo binario e univoco. Invece la vita è fatta di sfumature […]. Il dibattito che contrappone il ruolo della natura a quello della cultura dovrebbe essere lasciato cadere. […]
OMOSESSUALITA NELLA GERMANIA DI WEIMAR
Il terzo grande tema è maschile/femminile […] Un recente numero della rivista National Geographic raccontava e illustrava le molte facce dell' identità e dei ruoli di genere […] E anche qui è importante distinguere tra bambini o bambine che presentano caratteristiche outsider rispetto al genere (quelli che una volta venivano definiti "femminucce" e "maschiacci") e quelli che presentano una vera e propria "disforia di genere" […].
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La "disforia di genere" ha di solito, ma non sempre, un inizio precoce, attorno ai 2-5 anni, ma solo in alcuni casi (10%-30%) persiste dopo la pubertà. Famiglie, insegnanti, medici vanno aiutati a riconoscere, conoscere e comprendere il fenomeno, senz' altro multifattoriale, della varianza e della disforia di genere. In conclusione, il tema dell' identità (sessuale e di genere) è un variegato caleidoscopio che pone molte domande a cui non sempre sappiamo rispondere. […]
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