Enrico Franceschini per www.repubbica.it
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Dopo Elisabetta II, è il turno di Carlo III: suona strano soltanto a scriverlo, o a dirlo, tanto eravamo abituati a scrivere e a pronunciare il nome di sua madre. Ma il difficile, per il nuovo sovrano, va ben oltre la scarsa familiarità dell’opinione pubblica britannica e mondiale con il nome da lui scelto. A cominciare dal discorso che tiene oggi alla nazione, appena tornato a Londra dal castello di Balmoral dove la regina ha esalato l’ultimo respiro e lui ne ha preso immediatamente il posto, come prevede la tradizione.
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Elisabetta era un’oratrice perfetta, capace di confortare e commuovere senza scadere mai nella retorica, senza dire una sola parola di troppo, una campionessa di “understatement”, l’arte tutta anglosassone di attenuare anziché esagerare. Carlo, che ha spesso avuto l’abitudine di parlare troppo e a sproposito, sarà all’altezza nel suo primo “discorso del re”?
Carlo e la scelta del nome
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Cominciamo dal nome, tuttavia. Teoricamente, Carlo poteva sceglierne uno qualsiasi fra i quattro che gli sono stati dati al battesimo: Charles Philip Arthur George, in inglese, Carlo Filippo Arturo Giorgio, in italiano. Molti pensavano che avrebbe scelto di chiamarsi re Giorgio VII, in omaggio a Giorgio VI, il re suo nonno e padre di Elisabetta: sarebbe stato un segno di continuità, un modo per collegare il proprio nome alla madre.
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C’era un’altra ragione che suggeriva questa ipotesi: i due precedenti sovrani chiamati Carlo non hanno fatto una bella fine, Carlo I è morto decapitato, Carlo II fu costretto a fuggire da Londra. Ma evidentemente Carlo III non è superstizioso. Oppure, dopo avere atteso così tanto per diventare re, più a lungo di qualsiasi erede al trono nella storia britannica, ci teneva a diventarlo con il primo nome di battesimo, il suo vero nome.
Il problema dell'età
Il suo secondo problema è l’età: diventare re a due mesi dal settantaquattresimo compleanno è un handicap evidente. Elisabetta aveva 25 anni quando diventò regina e all’inizio del suo regno è stata una sovrana-mamma, circondata di pargoli, seppure affidati anche per mesi alle nanny. Carlo è un re-nonno, che inizia il suo regno ben oltre l’età della pensione: un’immagine che non trasmette vitalità. E un dato che inevitabilmente significa un regno piuttosto breve, perlomeno rispetto a quello di sua madre.
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Il fantasma di lady D
Il terzo problema di Carlo III è Diana, il cui fantasma non si è mai allontanato del tutto. “Siamo in tre in questo matrimonio”, la frase consegnata da lady D ai posteri nella celebre intervista alla Bbc, fece di lui, coniuge infedele, quello che brutalmente si dice “un marito che tradisce la moglie”. Il termine da sottolineare è “tradisce”: l’immagine di traditore non giova certo a chi deve rappresentare la patria e l’identità nazionale. Se a ciò si aggiunge che nell’immaginario popolare molti lo considerano il responsabile morale della tragica morte di Diana, se non – per i teorici della cospirazione – il mandante dell’assassinio della principessa, si capisce perché questo erede al trono non è mai risultato troppo simpatico.
LA REGINA ELISABETTA E CARLO
Paradossalmente, è più simpatica Camilla, d’ora in poi regina consorte: forse sarà lei a fargli recuperare consensi fra la gente, perché ha modi spicci e sinceri, parla poco, è indubbiamente dotata di tenacia e pazienza, come sottolinea la sua lunga love story clandestina. Ma a tenere in piedi lo spettro di Diana provvede suo figlio Harry, che con il padre sembra avere rotto i rapporti dopo l’esilio in America con Meghan: una complicazione anche questa.
Le sue stravaganze
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Il quarto problema sono le sue stravaganze. Va bene che gli inglesi sono eccentrici per definizione, e piacciono anche per questo, ma i gossip su Carlo lo dipingono come un principe viziato in maniera quasi comica: uno che si fa spalmare il dentifricio sullo spazzolino da un valletto, che porta con sé in ogni viaggio il proprio materasso, come un fiabesco “principe del pisello”, perché sostiene di poter dormire soltanto su quello, che cancella gli appuntamenti all’ultimo istante con bizze ingiustificabili, sentendosi intitolato a fare sempre quello che vuole, con l’aria della vittima per di più. L’aria da cane bastonato un po’ ce l’ha, in effetti, e magari ha anche qualche ragione per sentirsi così: un padre burbero, una madre poco affettiva, una ex moglie amata da tutti che lo ha fatto odiare. Un po’ delle cattiverie sul suo conto, però, devono essere vere.
Le sue opinioni
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Il quinto problema è che dice la sua, e talvolta la scrive, su cose su cui non dovrebbe, intromettendosi in affari di Stato e questioni politiche. Non andava bene farlo quando era erede al trono, il timore è che continui anche adesso che è diventato re Carlo III. Sua madre non ha mai espresso un’opinione in pubblico, fedele al concetto che il monarca britannico non ha poteri, rappresenta il popolo ma non lo comanda: Carlo invece sembra avere l’ambizione anche di comandare o perlomeno di indirizzare e questo potrebbe diventare fonte di grossi guai.
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Gli scandali
Il sesto e ultimo problema sono gli scandali di cui è stato protagonista indiretto, con un suo fidato portaborse costretto a dimettersi per avere accettato, a nome della fondazione di beneficenza del principe, milioni di sterline da un uomo d’affari di origini arabe che voleva in cambio un seggio alla camera dei Lord. Il seggio non gli fu dato. Carlo sostiene che lui non ne sapeva niente. Ma la vicenda ha dimostrato una eccessiva disinvoltura in materia etica. L’idea che benefattori stranieri di dubbia fama consegnassero al principe un milione di sterline in contanti, chiuso nei sacchetti di plastica dei grandi magazzini Fortnum & Mason, evoca trame da narcos, non da futuro re d’Inghilterra.
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Per tutte queste ragioni la dozzina di Paesi del Commonwealth di cui la regina era capo di Stato, e in cui il capo di stato ora è Carlo, tra cui grandi nazioni come Australia, Canada, Nuova Zelanda, potrebbero presto abbandonare il sistema monarchico, rompere con quest’ultimo retaggio coloniale e diventare repubbliche, sostituendo il re con un presidente, come ha già fatto la piccola isola caraibica di Barbados e si appresta a fare la Giamaica.
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Insomma, non meraviglia che qualcuno sperasse nell’abdicazione di Carlo, per fare salire al trono al suo posto l’assai più popolare e più giovane figlio 40enne William. Così non è stato. In teoria, Carlo III potrebbe ripensarci nel prossimo futuro, sebbene non sembri il tipo da rinunciare al titolo che aspettava da una vita. Ma certo, oltre a una premier appena entrata in carica che non riscuote grande fiducia, il Regno Unito si ritrova adesso anche con un re pieno di problemi. Davvero la morte di Elisabetta II ha chiuso un’epoca e ne ha aperta un’altra carica di incognite.
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