VIDEO: AVICII IN OSPEDALE
AVICII, LA FAMIGLIA ROMPE IL SILENZIO SULLA SUA MORTE E SOTTINTENDE IL SUICIDIO: “NON POTEVA PIÙ ANDARE AVANTI”
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A poche ore dalla morte, la famiglia di Avicii aveva chiesto di rispettare il silenzio e non aveva parlato delle cause della scomparsa del dj, morto nella sua stanza d’albergo a Muscat, in Oman, a 28 anni. Ma ora, in un comunicato pubblicato su Variety (tradotto dal giornale americano dallo svedese) e già rilanciato da molti media internazionali, fa intendere che Tim Bergling si è suicidato.
Stoccolma, 26 aprile 2018
Il nostro amato Tim era un cercatore, una fragile anima artistica che cercava risposte a domande esistenziali.
Un perfezionista di successo che ha viaggiato e lavorato duramente a un ritmo che lo ha portato a uno stress estremo.
Quando ha finito di andare in tour, voleva trovare un equilibrio nella vita per essere felice e in grado di fare quello che amava di più – la musica.
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Ha davvero lottato con pensieri sul significato, la vita, la felicità.
Non poteva più andare avanti.
Voleva trovare pace.
Tim non era fatto per quella macchina da business nella quale si è trovato coinvolto; era un ragazzo sensibile che amava i suoi fan ma evitava la ribalta.
Tim, ti ameremo per sempre e ci mancherai.
La persona che eri e la tua musica terranno viva la nostra memoria. Ti amiamo
La tua famiglia
AVICII, LA FATICA PER UNA VITA (PER LUI) INSOSTENIBILE
DAGONEWS
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La fama, l’ascesa, le serate, ma anche la decisione di dare un taglio alle esibizioni dal vivo e la stanchezza. C’è tutto questo in “Avicii: True Stories” che racconta quattro anni del dj 28enne trovato morto venerdì scorso a Muscat, nell'Oman.
Una clip estratta dal documentario mostra l’artista seduto in macchina mentre lotta per riuscire a tenere gli occhi aperti durante una delle frenetiche fasi del tour: mentre lui cerca di rimanere sveglio, un manager gli chiede se può fare delle interviste con alcune stazioni radiofoniche. Lui sbatte ancora una vota gli occhi, barcolla e poi risponde: «Sì, certo».
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Il dj svedese, come si racconta nel documentario, aveva ripetutamente detto al suo team di manager che quel tour così frenetico lo avrebbe ucciso: «Ho detto loro: non potrò più suonare, sto per morire.
L'ho detto tante volte. E quindi non voglio nemmeno fare i conti con il pensiero di fare un altro concerto. Sto andando nel panico per davvero, non sarò in grado di farlo, non funzionerà».
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Il musicista, in precedenza, aveva ammesso di aver vissuto, negli anni precedenti la sua morte improvvisa, seguendo una dieta a base di «fast food, bevande energetiche, sigarette e alcol».
Il tour lo portava da una parte all’altra del pianeta e il suo stile di vita gli aveva provocato gravi ripercussioni sulla salute. «Viaggi, vivi con una valigia in mano, arrivi in un posto, c'è alcol gratis dappertutto ed è strano se non bevi - disse durante un’intervista - Ero nervoso, avevo preso l'abitudine: l’alcol mi dava fiducia, ma io non bevo mai per due giorni di seguito».
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