CARLO FRECCERO
Carlo Freccero per Dagospia
Sapendo che Ghedini aveva tentato di bloccare il film LORO di Sorrentino, mi aspettavo un film critico nei confronti di Berlusconi politico. Invece non è così, perché, come ha dichiarato Sorrentino, a lui interessano “le persone”.
Ne emerge un ritratto quasi affettuoso in cui, mentre nella seconda parte Berlusconi cerca di riconquistare una Veronica con aspirazioni intellettuali e culturali, soprattutto nella prima parte il resto del mondo sembra ipnotizzato intorno ai suoi tic e vizi sessuali, ma sempre in tono minore, perché LUI, di fatto, e almeno per tutta la prima parte del film, è irraggiungibile, inimitabile, ad uno scalino più alto.
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Si nota il manierismo di Sorrentino per cui, ad una prima occhiata, tutti i suoi film si assomigliano non perché sono simili, ma perché segnati da una profonda impronta d’autore. Come Morandi deforma le bottiglie o Botero rende obesi i suoi personaggi, i suoi personaggi, Sorrentino li uniforma attraverso l’uso del grottesco.
Un uso che non è mai critico, ma solo descrittivo. In questo senso Sorrentino si ispira al cinema d’autore italiano degli anni d’oro, un cinema in cui la regia è tutto e la sceneggiatura quasi non si percepisce. Ed infatti è un film per immagini, di caratteri, di maschere, ma mai di intreccio.
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Come sempre le immagini in Sorrentino sono stranianti come il camion della spazzatura che salta, esplodendo nel vuoto. C’è una citazione implicita: l’esplosione della villa di Zabriskie Point di Antonioni. La spazzatura fluttua nell’aria come le merci del frigorifero, come il televisore che va in pezzi e di cui la spazzatura è metafora.
Naturalmente si intravede Fellini (il suo massimo ispiratore nelle inquadrature), nelle immagini di interni ed esterni e nei prototipi femminili, che, quantunque meno formose e più moderne, assomigliano più a maschere tragiche che ad adolescenti “rifatte”.
LORO SORRENTINO BERLUSCONI APICELLA SERVILLO
Non c’è un lato oscuro dei personaggi, piuttosto un loro riallineamento tragico nei confronti del profondo senso di vita, come reazione alla morte, che contraddistingue tutta la commedia all’italiana. Una forma di esistenzialismo alla Moravia in cui si reagisce alla morte facendo ricorso estremo agli istinti vitali: il sesso, lo sballo, la fama.
Il film ci riporta indietro nel tempo, ad un’epoca in cui, per parafrasare Gaber, non dovevamo temere il Berlusconi fuori di noi, ma il Berlusconi in noi, la nostra disperata aspirazione ad essere berlusconiani.
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Se tutto gira intorno a LUI il film è dedicato a LORO, agli insignificanti satelliti di un’epoca in cui Berlusconi era un prototipo. In questo senso il film gli nuoce, perché ne delinea un ritratto fuori sincrono con il presente e gli impedisce anche una nuova rinascita politica.
LORO SORRENTINO BERLUSCONI SERVILLO VERONICA LARIO ELENA SOFIA RICCI
Con la crisi economica l’incanto tra l’ex premier e il suo popolo (LORO) si è definitivamente spezzato ed appare anacronistico, fuori moda e fuori contesto. E il Berlusconi di oggi, invecchiato ed incapace di dettare l’agenda del presente, appare ancor più fragile rispetto allo splendore del passato.
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