1. LA «GROSSE KOALITION» POTREBBE SBARAZZARSI DI MERKEL E SCHULZ
Daniel Mosseri per 'il Giornale'
Berlino I giochi saranno fatti lunedì o martedì, quando la cancelliera Angela Merkel per la Cdu incontrerà Martin Schulz della Spd. Con loro ci sarà anche Horst Seehofer, leader dei cristiano-sociali (Csu), versione bavarese e conservatrice della Cdu.
martin schulz
Se non fosse che al posto di Schulz fa c' era Sigmar Gabriel, l' incontro rispecchia quello che quattro anni fa dette vite alla seconda grande coalizione della cancelliera, un' alleanza bipartisan fra moderati e socialdemocratici. In meno di una settimana, insomma, la Germania è passata dalla Giamaica (l' alleanza nero-giallo-verde alla quale Merkel ha lavorato per due mesi) a una replica della große Koalition che ha governato il paese fra il 2013 e il 2017.
Merito del presidente federale Frank-Walter Steinmeier: saltata la Giamaica per il gran rifiuto dei Liberali, il capo dello Stato ha pregato il suo partito, la Spd, di riconsiderare l' accordo bipartisan di quattro anni fa. Ricevuto il messaggio, Schulz ne ha discusso con gli altri dirigenti del partito. Dopo una lunga discussione, i socialdemocratici si sono detti disponibili a parlare sottolineando però che il colloquio «non è di per sé la soluzione» per la formazione di un nuovo governo.
«Dicendosi disponibile al dialogo Schulz sta cercando di guadagnare tempo», spiega al Giornale Oskar Niedermayer, politologo emerito della Freie Universität Berlin. Dallo scorso settembre Schulz ha ribadito a giorni alterni che l' Spd deve restare all' opposizione, «e adesso deve salvare la faccia con i compagni di partito». Non tutti sono contrari a tornare al governo con Merkel, da molti definite una cripto-socialdemocratica dopo le sue molte aperture alle battaglie della sinistra (dal nucleare all' accoglienza ai profughi).
SCHULZ
Ancora non è chiaro se l' Spd voglia restare nelle stanze del potere che occupa da 4 anni oppure se preferisca negoziare un accordo di desistenza con la Cdu. Merkel, in altre parole, guiderebbe un governo di minoranza tenuto in vita dall' astensione dei suoi ex alleati. «La cancelliera ha già detto di non gradire questa soluzione», ricorda Niedermayer, osservando che se ieri la carriera a rischio era quella di Merkel, oggi è Schulz che rischia di perdere il posto.
Sigmar Gabriel1
«Il congresso del partito socialdemocratico è solo fra due settimane e al momento non ci sono candidati alternativi». Se però passerà la linea di una replica della große Koalition, «Schulz potrebbe anche dimettersi».
La situazione, insomma, resta molto fluida. Fra le poche certezze c' è che, sondaggi alla mano, i socialdemocratici preferiscono aiutare Merkel piuttosto che tornare alle urne e rischiare l' ennesima umiliazione. Se invece riusciranno a condizionare il prossimo governo e a ottenere qualche risultato di sostanza, come una riforma delle pensioni che non leda i diritti del loro elettorato (ossia dei baby-boomer), «potrebbero tenere in vita la legislatura per un paio di anni e poi ottenere un ritorno alle urne in un momento più favorevole», magari fra un paio di anni.
Fra grandi coalizioni e governi di minoranza, Niedermayer non scommetterebbe invece sulla nascita dell' alleanza Kenya nero-rosso-verde. «Mi sembra un' ammucchiata poco utile, soprattutto per i Verdi che, schiacciati da due partiti più grandi di loro, finirebbero per non avere alcuna visibilità».
2. SCHULZ APRE ALLA GRANDE COALIZIONE MERKEL: PRONTA A INCONTRARE LA SPD
Walter Rauhe per 'la Stampa'
MERKEL SCHULZ 2
Anche se il ghiaccio non è ancora completamente rotto fra Angela Merkel e Martin Schulz, i rispettivi presidenti dei partiti dell' Unione Cdu e Csu e quello socialdemocratico s' incontreranno già la settimana prossima per un primo faccia a faccia sotto la mediazione del presidente federale tedesco Frank Walter Steinmeier. ad esattamente due mesi dalle elezioni legislative in Germania e dopo il clamoroso fallimento delle trattative per la formazione di un governo Giamaica tra Cdu, Liberali e Verdi domenica scorsa, l' ex presidente dell' Europarlamento e leader socialdemocratico ha ceduto alle crescenti pressioni interne ed esterne, aprendo all' ipotesi di una nuova Grande coalizione.
«Non esiste alcun automatismo in nessuna direzione, solo una cosa è però chiara: se i colloqui dovessero portare alla circostanza che noi parteciperemo ad una qualche forma o costellazione di governo, allora a decidere sarà la base del partito in un referendum interno», ha dichiarato ieri pomeriggio Martin Schulz in una conferenza stampa. La cancelliera cristiano-democratica ha accolto con sollievo la retromarcia di Martin Schulz dichiarando di essere «contenta e aperta all' offerta di dialogo da parte dell' Spd».
MERKEL SCHULZ
La svolta socialdemocratica è arrivata dopo ben nove ore di riunione da parte del direttivo del partito, che con «tanta birra e tranci di pizza» - come ha confessato dopo la governatrice del Meclemburgo, Manuela Schleswig - ha discusso dell' opzione di un eventuale ritorno al tavolo del governo per dar vita a quella che diventerebbe la terza riedizione di una Grosse Koalition sotto la guida di Angela Merkel.
La decisione a riguardo non è stata certo facile per Martin Schulz che più volte nei giorni scorsi aveva categoricamente escluso una simile ipotesi e che ora rischia di passare per uno che si è rimangiato le sue stesse parole non mantenendo le promesse fatte già in campagna elettorale.
«Molti leader europei mi hanno telefonato nei giorni scorsi esprimendo le loro preoccupazioni per il pericolo d' ingovernabilità che pende sulla Germania», ha spiegato ieri il capo dell' Spd giustificando la sua improvvisa inversione di rotta. Non solo il suo partito, ma l' intera opinione pubblica tedesca è profondamente divisa attorno all' ipotesi di un' ennesimo governo di grandi intese. Secondo un sondaggio blitz, svolto dall' istituto Emnid, il 49% dei tedeschi è favorevole ad un simile esecutivo, il 47% contrario.
Frank Walter Steinmeier
Ecco perchè Schulz, annunciando la disponibilità del suo partito ad assumersi nuovamente responsabilità di governo, non ha voluto escludere del tutto l' alternativa di una coalizione tra Spd e Cdu, allargata anche ai Verdi. In questo caso si tratterebbe del cosiddetto governo «Kenia» (dai colori della bandiera del Paese africano). Ma i Verdi hanno già dichiarato di non essere disponibili a fare da ruota di scorta ad una coalizione che già disporrebbe di un' ampia maggioranza di seggi e che non avrebbe nessuna necessità di ospitare un terzo partito incomodo.