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    IL POMO DI ADAMO - PRIMA LA RAPINA, POI LO STUPORE PER NON ESSERE STATO RICONOSCIUTO DAI POLIZIOTTI: LA FOLLE STORIA DEL TRAPPER ADAMO BARA LUXURY – PICCHIA UN 26ENNE CON UN GANCIO PER AUTO E GLI RUBA IL TELEFONO: “VOLEVO I SOLDI PER LA CANZONE” – ECCO COME E’ ANDATA A FINIRE - LA VITTIMA E’ RIMASTA GRAVEMENTE FERITA - MICHELE SERRA: " I RAPPER NON SI DISTINGUONO DAGLI IMITATORI PERCHE' GIA SI IMITANO DA SOLI. CHE PALLE, NON VI VIENE VOGLIA DI CAMBIARE DISCO?" - VIDEO


     
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    Federico Berni per il Corriere della Sera

     

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    Per gli agenti che sono andati a prenderlo nella sua casa di Quarto Oggiaro, ieri mattina, il suo nome era solo quello di un ricercato per un’aggressione violenta e vigliacca, due contro uno, a scopo di rapina, avvenuta lo scorso 4 agosto. Eppure lui, che si vanta del mezzo milione di visualizzazioni su YouTube del suo ultimo brano, si sarebbe stupito di non essere stato riconosciuto immediatamente, come raccontano gli stessi poliziotti esterrefatti.

     

    Ma la «fama», per il 18enne Adamo Bara Luxury, non è arrivata per meriti artistici, visto che nella scena hip hop nostrana, questo ragazzo della periferia milanese non pare essere tenuto in minima considerazione. È un altro filmato, invece, quello che lo ha consegnato alle pagine dei giornali. Si tratta di una ripresa effettuata dalle telecamere di sicurezza di via Val Sabbia, alla Comasina, zona nord del capoluogo lombardo. Viene immortalato mentre picchia brutalmente in strada un 26enne cinese utilizzando un gancio in ferro, spalleggiato da un complice che blocca la vittima con una presa da arti marziali. Tutto per portare via un telefono cellulare.

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    Ancora più sconcertante la ragione di tanta violenza, come avrebbe riferito lo stesso trapper negli uffici del commissariato: «Mi servivano soldi, dovevo comprare la “base” per il nuovo singolo». Ora il suo canale e i suoi account social sono inondati di insulti, anche razzisti. E Adamo è finito in carcere a San Vittore, lontano da quel finto lusso ostentato nelle clip che posta sui social, in esecuzione di un’ordinanza di custodia per rapina aggravata. Nei guai con la giustizia minorile anche il complice, un diciassettenne al quale sono state attribuite altre due rapine, commesse sui treni regionali.

     

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    Sarebbero stati loro due, secondo l’accusa, ad accanirsi sull’immigrato cinese. Il minore, con le movenze di chi pratica sport da combattimento, lo blocca da dietro, e il rapper di origine italo-uruguaiana vibra una serie di colpi impressionanti con un pesante gancio da traino per automobili. Prima alle gambe, poi al viso, tanto che la vittima ne avrà per più di venticinque giorni, tra fratture al naso, allo zigomo e traumi vari. Quando il cinese molla il telefono, uno dei due lo raccoglie da terra, ed entrambi si allontanano, lasciando il malcapitato sull’asfalto, tra le macchie del suo sangue. Gli agenti del commissariato Comasina, diretti da Antonio D’Urso, cominciano un lungo lavoro di analisi di tutte le telecamere installate in zona e dei tabulati telefonici, fino a identificareidue. Il diciottenne si sarebbe dunque giustificato sostenendo che gli mancavano soldi per una «base», il tappeto sonoro sul quale molti giovani italiani dediti al rap, anzi alla «trap», che rappresenta una variazione del primo, incidono le loro rime. Testi spesso molto poveri, a parte qualche eccezione, e senza spunti, se non un’esaltazione stereotipata della vita trasgressiva, del machismo, del riscatto dalla vita di periferia. Anche se in questo caso di eroico non c’è proprio nulla.

     

    URGE UN RAP UN PO' MENO RAP

    Michele Serra per la Repubblica

    Urge un rap un po' meno rap Il giovanissimo rapper Adamo Bara Luxury (a occhio e croce non è il nome anagrafico), arrestato a Milano per rapina, ha un problema. Anzi ne ha due. Il primo è che è stato arrestato per rapina. Il secondo è che niente è più scontato, per un giovanissimo rapper, che finire nei guai con gli sbirri. In termini tecnici viene da dire che molti rapper nascono, e per fortuna spariscono, come altrettante parodie (immagino inconsapevoli) del rapper.
     
    Non si distinguono dagli imitatori perché già si imitano da soli. Ogni genere ha il suo canone, ma qui siamo di fronte a un canone fisso, immutabile, quasi impiegatizio nello zelo con il quale lo si applica. Il nome truce, il cappelletto, le braghette, i gesti di sfida, la vita ribalda, il malessere metropolitano, le ragazze da strapazzare, il lusso come riscatto.
     
    Che palle, ragazzi. I primi a dirle e a cantarle, quelle cose, in America e poi in Italia, ormai sono quasi nonni. Non vi viene voglia di cambiare disco? Nemmeno il country del Sud (quello che i Blues Brothers odiavano, ricambiati) può contare su un conformismo più spietato. Vero che non bisogna fermarsi alle apparenze: ci sono neomelodici tutti inamidati e pettinati che cantano ai matrimoni dei boss. E ci sono detestabili ceffi che magari aiutano le vecchiette ad attraversare la strada.
     
    Non è dunque il modo, a disturbare. È la ripetizione ottusa, quasi lobotomica, del modo. Gli auguri a Bara Luxury, che sta passando un bel guaio, comportano anche il suggerimento, affettuoso, di introdurre qualche variazione nel canone classico del rapper. La vita è lunga e soprattutto varia. Ci sono molte cose, a parte il rap, che vale la pena conoscere.

     

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