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    “LA VERITÀ” STANA MICHELA MURGIA: CREA POLEMICHE FASULLE PER VENDERE PIÙ LIBRI - LA SCRITTRICE HA AFFINATO UNA TECNICA PERFETTA PER FARSI PUBBLICITÀ: OGNI VOLTA CHE STA PER USCIRE UN SUO LAVORO SI LAMENTA DI ESSERE SOTTO ATTACCO DEGLI HATERS - “AI SUOI SOSTENITORI SI È OFFERTO UN MODO SEMPLICE, TANGIBILE E MOLTO MATERIALE, PER ESPRIMERLE SOLIDARIETÀ E VICINANZA: TIRARE FUORI I SOLDI PER IL LIBRO”


     
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    Marco Lanterna per “la Verità”

    MICHELA MURGIA MICHELA MURGIA

     

    I social si sa hanno rivoluzionato l'arte della réclame. Per esempio una delle trovate migliori - perché completamente gratuita e di facile attuazione - è quella d’imbastire una polemica a orologeria, cioè una qualche esternazione politica «forte», ossia il più possibile rumorosa e di parte, in coincidenza del lancio di un proprio prodotto. In tal modo, la copertura mediatica è di riflesso garantita e per giunta a costo zero.

     

    In questi giorni c'era l'ospitata televisiva - nel gergo «marchetta» - che ancora sopravvive in quel genere di televisione vecchiotta e soporifera, per intenderci alla Fabio Fazio (il re delle marchette tv che sull' ospitata pelosa ha costruito interi programmi, se non una carriera); oggi invece la marchetta la si fa pagare alla Rete e al suo tam tam vorticoso di forum, condivisioni, follower e hater.

     

    MICHELA MURGIA MICHELA MURGIA

    Tra gli innumerevoli personaggi che sfruttano la polemica a mo' di volano commerciale, uno dei primi e insieme dei più pervicaci è Roberto Saviano: un vero maestro in questo genere di pubblicità occulta. Saviano, avendo sempre qualche nuovo prodotto in uscita al cinema o in tv oppure in libreria, deve vivere per dir così in uno stato di perenne polemica, di levate di scudi e adunate, insomma di esternazioni fittizie e strumentali. Solo così riesce a far convergere tutti i riflettori, tutti gli occhi su di sé, nemmeno fosse un finalista del Grande fratello.

     

    Un'altra autrice molto scaltra nell' utilizzo della reclamistica offerta dalle polemiche social è Michela Murgia. Qualche giorno fa la scrittrice ha denunciato su Facebook - con gran seguito mediatico - tutti gli insulti ricevuti via Web, secondo lei in quanto donna con delle opinioni politiche scomode e imparziali (secondo altri invece proprio perché estreme e parziali). La Murgia ha detto di aver sopportato in silenzio per oltre un anno tali angherie, tali offese. Quando però si è decisa finalmente a denunciarle?

    I PIEDI DI MICHELA MURGIA I PIEDI DI MICHELA MURGIA

     

    Guarda caso proprio negli stessi giorni, anzi per l'esattezza nelle stesse ore, in cui usciva il suo ultimo libro, un saggio - sempre per puro caso - incentrato su temi affini a quelli della denuncia innescata dalla Murgia. Potenza del destino? Nostra malignità? Oppure come recita il proverbio (vox populi, vox Dei) «a pensar male ci s'indovina».

     

    Che nel lungo idealistico post della Murgia il riferimento finale fosse proprio al titolo del libro, certo non depone a suo favore. Fatto sta che in pochi giorni il volume è schizzato in testa alle classifiche di vendita, acquistato quasi compulsivamente dai sostenitori della scrittrice, ai quali si è offerto un modo semplice, tangibile e molto materiale, per esprimerle solidarietà e vicinanza.

    MICHELA MURGIA MICHELA MURGIA

     

    In pratica - dopo una polemica accesa e rinfocolata ad arte - l'esborso per un libro si è tramutato per loro in una sorta d'imperativo etico, di gesto altamente civico, e ciò per la gioia (e le tasche) dell'autrice. Una «tecnica» che la Murgia ha condotto a perfezione già dal suo precedente Istruzioni per diventare fascisti, anch'esso lanciato in perfetta coincidenza con una serie di esternazioni polemiche che ne hanno amplificato a dismisura l'importanza e le vendite: nuova forma di battage dove cinismo e tempismo fanno tutt'uno.

     

    DARIA BIGNARDI E MICHELA MURGIA DARIA BIGNARDI E MICHELA MURGIA

    Comunque per non irridere gli sforzi reclamistici della Murgia, defraudandola di tanta sagacia pubblicitaria, diciamo che il suo ultimo prodotto editoriale s'intitola Morgana. Storie di ragazze che tua madre non approverebbe. Vi si narrano ed esaltano le storie di dieci donne «anticonformiste, scomode, spesso antipatiche, rivoluzionarie... delle streghe».

     

    Di fatto è una galleria abominevole che riesce a mettere vicine, o peggio sullo stesso piano, Santa Caterina da Siena e Moana Pozzi, Tonya Harding (la pattinatrice accusata di aver gambizzato una rivale) e Shirley Temple, le sorelle Brontë e Moira Orfei, e poi ancora Grace Jones, Marina Abramovic, Vivienne Westwood, Zaha Hadid.

    MICHELA MURGIA MICHELA MURGIA

     

    L'undicesima storia, non scritta ma implicita, è naturalmente quella di Michela Murgia, la scrittrice-oppositrice a cui persino Oriana Fallaci fa un baffo, perché assicura il libro, echeggiando quel poco che resta di Me too: «Nelle pagine è nascosta una speranza: che ogni volta che la società ridefinisce i termini della libertà femminile, arrivi una Morgana a spostarli ancora e ancora, finché il confine e l'orizzonte non saranno diventate la stessa cosa». Insomma una Michela Murgia, improbabile fata Morgana alla corte di Re Artù, che intona tremate le streghe son tornate, ottenendo solo del cattivo marketing.

    MICHELA MURGIA MICHELA MURGIA

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