Antonio Grizzuti per “la Verità”
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Pochi giorni dopo aver contestato pubblicamente la quarantena, un avvocato tedesco è finito rinchiuso in un reparto psichiatrico. È una folle storia quella di Beate Bahner, titolare di uno studio legale specializzato in ambito sanitario con sede a Heidelberg, ridente cittadina della Germania meridionale. La Bahner ora è tornata in libertà, ma senza dubbio le servirà del tempo per riprendersi dallo choc vissuto a cavallo del fine settimana di Pasqua.
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Facciamo un passo indietro al 3 aprile, giorno in cui l' avvocato annunciava pubblicamente la volontà di presentare un ricorso alla Corte costituzionale tedesca al fine di sospendere il lockdown istituito per contenere l' epidemia di Covid-19. «Le misure radicali adottate dal governo per vietare a 83 milioni di persone di uscire di casa», si legge nel comunicato stampa, «sono palesemente incostituzionali e violano una moltitudine di diritti fondamentali dei cittadini tedeschi in una maniera mai vista prima». Per giunta, aggiunge la Bahner, «paralizzano quasi l' intera economia per molte settimane e non sono giustificate dall' andamento delle cifre dei contagi, né da studi scientifici, né tantomeno da esperienze passate».
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Martedì 7 aprile il legale pubblica sul proprio sito personale un fitto documento, nel quale spiega in maniera dettagliata le motivazioni della sua istanza. Secondo l' avvocato, le restrizioni messe in atto dal governo centrale e dai singoli Länder mettono «in pericolo lo stato di diritto, la democrazia e l' ordinamento liberaldemocratico» garantito dalla Costituzione tedesca. L' istanza con la quale si richiede la revoca delle misure sull' intero territorio nazionale viene depositata presso la Corte di Karlsruhe il giorno successivo. È solo l' inizio delle sue disavventure.
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La Bahner viene presto ribattezzata dall' opinione pubblica tedesca «avvocato coronoia», dal neologismo che indica la paura irrazionale (che lei stessa denuncia e combatte) di essere stati infettati dal coronavirus. E in men che non si dica si trova, suo malgrado, al centro di una vicenda che ha dell' incredibile. Già la mattina successiva, il commissariato di Mannheim - centro del Baden-Württemberg a poca distanza da Heidelberg - dispone l' oscuramento del suo sito Internet personale, utilizzato per aggiornare i cittadini della sua iniziativa. Il testo che spiega le ragioni del dissenso viene giudicato un «ostacolo alla sicurezza pubblica».
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Le autorità temono che, sulla scorta delle sue idee, altri cittadini si riuniscano per protestare. Non mancano per contro gli attestati di solidarietà. Secondo Niko Härting, docente alla Berlin school of economics and law, la chiusura del sito rappresenta una «totale violazione dei poteri di cui dispone la polizia». Lo stesso Härting si dice poi «preoccupato» del fatto che il «nostro stato di diritto è lì per sopportare opinioni dissenzienti, perfino quelle esagerate ed isteriche». Forse anche per via delle numerose proteste, il blog della Bahner viene riattivato nella serata di giovedì.
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Scontato l' esito della Corte, che venerdì scorso rigetta le istanze del legale giudicando il ricorso poco circostanziato. I giudici di Karlsruhe ritengono che l' avvocato sia stato poco circostanziato nel definire i casi in cui il lockdown non avrebbe potuto essere applicato, come per esempio la chiusura di scuole o le limitazioni nei viaggi. Nessuna rimozione, dunque, del blocco totale. Sfinita dall' intensa diatriba dei giorni precedenti, Beate Bahner annuncia di volersi prendere qualche settimana di pausa.
corte costituzionale tedesca
Ma il giorno di Pasqua, intorno alle 19, invia un messaggio vocale alla sorella: «Sono fuggita da casa perché mi sento minacciata da una coppia di individui fuori dalla mia abitazione». In preda al panico, il legale ferma un' automobile e chiede ai conducenti di chiamare la polizia. Arrivati sul posto i poliziotti però arrestano lei, e la conducono con la forza in una struttura psichiatrica.
«Era in evidente stato confusionale e ha opposto resistenza, prendendo a calci un collega», dichiareranno in seguito gli agenti. La Bahner fornisce alla stampa una registrazione audio nella quale descrive il suo arresto. Mani dietro la schiena, manette ai polsi, pancia in giù, testa sbattuta per terra. Quello descritto dal legale sembra un maltrattamento in piena regola. Nella notte, poi, l' isolamento e la cena servita per terra. «Ma qua dentro mi sento più al sicuro dai poteri oscuri che mi danno la caccia».
articolo di beate bahner
Fuori dalla clinica di Heidelberg, nel frattempo, si assiepano circa 150 manifestanti (tutti rigorosamente senza mascherina) per manifestare solidarietà all' avvocato dissidente. Nonostante l' assembramento e la trasgressione delle norme sulle distanze, le autorità stavolta preferiscono non intervenire. Mercoledì intorno all' ora di pranzo, infine, il rilascio dalla struttura. Dopo aver pronunciato un discorso, Beate Bahner abbraccia i suoi simpatizzanti. Qualcuno la definisce folle, altri ancora complottista. Senza dubbio è la protagonista dell' ennesima pagina buia della democrazia ai tempi del coronavirus.