Francesca Pierantozzi per “Il Messaggero”
LE DIFFICOLTA DELLA VITA
L'orrore ha il sorriso di un papà che solleva il figlio tra le braccia. Ha gli occhi miti di Munzir, che ha perso una gamba saltando su una bomba al mercato di Idlib, ha i ricci castani di Mustafa, quasi cinque anni, nato senza arti, né gambe né braccia, a causa del gas nervino respirato dalla madre quando era incinta.
C'è tutto nella foto di Mehmet Aslan, che il Siena Award ha premiato ieri come foto dell'anno: c'è tutto l'orrore della guerra in Siria, «che continua ancora», c'è la tristezza dell'esilio nel cemento grigio e le finestre senza vetri della palazzina dove ora vive la famiglia al-Nazzal, a Reyhanli, in Turchia, ci sono le ferite che non rimarginano, la vita che riprende il sopravvento, la necessità di far sentire la propria voce.
MEHMET ASLAN
PROTESI
Mostrando padre e figlio - e attraverso loro tutta la famiglia, mamma Zayneb e i due bambini nati dopo Mustafa («stanno bene, sono sani, nessuna complicazione») - Aslan spera anche di far sentire al mondo cosa chiedono: protesi per Mustafa, la possibilità di rinascere. E magari rendere meno dura l'intolleranza verso i profughi siriani.
«Mustafa è pieno di energia - racconta il fotografo, che conosce la famiglia da quasi tre anni ma il padre sembra aver mollato. - Con questa foto volevo proprio che accadesse questo, che si portasse attenzione». Il titolo che Aslan ha scelto per la sua immagine è senza fronzoli e sembra voler andare oltre la guerra in Siria, i bombardamenti di Assad, i profughi: «The hardship of life», «le difficoltà della vita», il dolore di vivere.
bambino ferito in un ospedale a idlib
Reyhanli si trova nella provincia di Hatay, nel sud della Turchia, al confine della Siria, dove si ammassano decine di migliaia di profughi: lì nessuno può aiutare Mustafa. «Ci hanno detto che non riescono a fare niente per lui, bisognerebbe andare all'estero, in Europa», dice Zayneb che ha parlato con il Washington Post.
guerra in siria
Il premio alla foto ha portato finalmente in tutto il mondo il dolore di suo marito, le ferite di suo figlio: «Ci voleva questa foto per farci sentire, abbiamo provato per anni a trovare qualcuno che potesse aiutarci, che ci desse speranza per Mustafa. Daremmo qualsiasi cosa per fargli avere una vita migliore».
Alla radio francese France Info, Mehmet Aslam ha raccontato di aver incontrato la famiglia quando erano già in Turchia. All'epoca avevano trovato rifugio in un negozio abbandonato, al confine. «Abbiamo fatto amicizia e sono tornato a trovarli tante volte prima di cominciare un progetto di lavoro su di loro, seguendo la vita della loro famiglia».
guerra in siria 2
LE BOMBE
E' lo scorso aprile che Mehmet ha scattato la foto di Munzir e Mustafa. Il loro sorriso sembra vincere su tutto: i corpi mutilati, i mattoni della palazzina, il grigio del cortile, dei rami senza foglie. Era la fine del 2016 quando Munzir ha perso la sua gamba. Camminava in mezzo ai vicoli del mercato di Idlib quando è saltato su una bomba.
siria
La città, poco distante da Aleppo, è dal 2011 al centro di tutti gli scontri tra forze ribelli, jihadisti l'esercito di Assad. Sono state le bombe chimiche sganciate dall'esercito regolare siriano ad avvelenare Zayned quando era incinta di Mustafa. I trattamenti necessari per sopravvivere hanno causato le malformazioni al feto.
guerra in siria 3
«Sindrome tetra amelia causata dall'esposizione a teratogeni che hanno interferito con il normale sviluppo embrionale»: il verdetto è stato subito chiaro. «Ve lo giuro, siamo andati dovunque abbiamo potuto, siamo passati da un ospedale a un altro, ma qui nessuno ci può aiutare», dice oggi Munzir, che nonostante tutto ritrova il sorriso quando parla di Mustafa. «È in questo stato, eppure è così intelligente, così svelto».
siria distrutta
Racconta che si rotola sul tappeto, che è gioioso e che la sorellina più piccola è già in grado di sollevarlo da terra e sistemarlo sul divano. Aslan sa bene perché ha scelto questa, sulle tante foto realizzate in reportage in zone di guerra o nei campi profughi: «Ci sono tante e diverse situazioni terribili in giro per il mondo. Anche questa scena di complicità tra padre e figlio illustra l'orrore. Mostra uno degli aspetti più catastrofici della guerra in Siria, che purtroppo non è ancora finita».
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