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    LA GALLERIA D’ARTE "TORNABUONI" SBARCA A ROMA! – PER L’APERTURA DELLA NUOVA SEDE SONO STATE MESSE IN MOSTRA LE OPERE DI LUCIO FONTANA. I SUOI “TAGLI” LO HANNO RESO UNO DEGLI ARTISTI PIÙ IMPORTANTI DEL ‘900: SONO TRENTA LE OPERE CHE SI POSSONO OSSERVARE NELLA NUOVA GALLERIA NEL CENTRO DELLA CAPITALE, UNA SINTESI DEL LAVORO DI FONTANA A PARTIRE DALLA SUA "VIA CRUCIS" DEL 1947...


     
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    Estratto dell’articolo di Edoardo Sassi per il “Corriere della Sera – ed. Roma”

     

    galleria tornabuoni roma galleria tornabuoni roma

    Tra gli artisti del Novecento che hanno inventato un alfabeto radicalmente nuovo — piacciano o non piacciano le lettere che lo compongono — c’è lui. E in quest’albo ideale il suo nome occupa un posto speciale, quello di un marchio, o quasi.

     

    Un marchio tanto riconoscibile, anche da chi con l’arte ha poca dimestichezza, che se si dice «buchi» o «tagli» immediatamente si pensa a lui, a Lucio Fontana (1899-1968).

    E non poteva che essere Fontana il nome su cui puntare per l’apertura di una nuova sede, a Roma, della galleria fiorentina Tornabuoni Arte. […]

     

    lucio fontana lucio fontana

    E dopo la casa-madre Firenze (1981), dopo Crans-Montana, Milano, Forte dei Marmi e Parigi, anche il neonato spazio romano (oggi l’apertura al pubblico) prende vita con una retrospettiva dedicata a uno degli artisti-simbolo dell’avanguardia italiana e internazionale, di cui la galleria possiede pezzi storici.

     

    Trenta le opere in mostra, per quella che si presenta come una vera e propria antologica del maestro. C’è infatti, sia pure in sintesi, tutto Fontana o quasi. A partire dalla spettacolare (e poco vista) Via Crucis della fine del 1947, la prima delle tre versioni conosciute, un’opera composta da 14 formelle di ceramica riflessata che Fontana realizzò al suo rientro in Italia dall’Argentina. […]

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    La mano del maestro capace di creare uno spazio nuovo, uno spazio oltre , sottraendo materia — idea tanto semplice quanto plasticamente rivoluzionaria al tempo — si ritrova nel percorso nei diversi «buchi» che precedono cronologicamente i celeberrimi «tagli» degli anni Sessanta: tagli bianchi, rossi, azzurri, neri...

     

    Curiosità, come si evince dalle schede in catalogo, l’appartenenza in passato di due di questi segni d’autore (un «buco» e un «taglio») alle collezioni di altrettanti storici dell’arte tra i massimi del secolo, ovvero lo stesso Crispolti ( Concetto spaziale , 1962) e Maurizio Calvesi ( Concetto spaziale. Attese , 1966), quadro dietro al quale si legge anche, di mano di Fontana, «in questo momento / chiamano per telefono» (come è noto l’artista amava annotare sul retro delle tele pensieri poetici e stati d’animo). […]

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