Danilo Taino per il “Corriere della Sera”
renzi merkel hollande
L'Europa non converge. Anzi. Le divergenze strutturali - dell' economia reale - continuano ad aggravarsi. Ieri, l'Ifo, uno dei più prestigiosi centri di studi economici della Germania, ha pubblicato le sue previsioni sul conto delle partite correnti: dice che nel 2016, grazie alle esportazioni, il Paese raggiungerà un surplus record attorno ai 310 miliardi di dollari, dando la polvere all' altro campione di export e di surplus, la Cina.
In parallelo, l' Eurostat ha reso note le stime sull' andamento del Prodotto interno lordo nel secondo trimestre di quest' anno: una pattuglia di tre - Italia, Francia e Finlandia - ha registrato crescita zero rispetto ai tre mesi precedenti, un altro gruppo è cresciuto modestamente e i Paesi dell' Est Europa hanno invece dato segni di molto dinamismo.
RENZI MERKEL 5 MAGGIO 2015
Le divergenze sono un problema: per la gestione delle economie della Ue e dell' eurozona e per la gestione politica che viene così influenzata da percezioni diverse sullo stato di salute corrente. Il surplus tedesco non è una sorpresa: è l'accentuazione di una tendenza in corso da dieci anni. I conti correnti registrano le transazioni internazionali di un Paese, cioè importazioni ed esportazioni, trasferimenti, redditi.
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L'economista dell' Ifo Christian Grimme a spiegato che il surplus tedesco è dato dal commercio in beni: nella prima metà dell' anno, le esportazioni sono state superiori alle importazioni per 159 miliardi di dollari. Riportato ai 12 mesi del 2016, fa prevedere che si arriverà a 310 miliardi di dollari, l' 8,9% del Pil tedesco. È una quota enorme, che eccede per l' ennesima volta il limite massimo del 6% raccomandato dalla Commissione Ue. L' eccesso, infatti, è considerato negativo: se da un lato è il risultato della forza competitiva dell' industria tedesca, dall' altro crea sbilanci considerevoli.
Non ultimo quello puntualizzato in primavera da Mario Draghi, secondo il quale i tassi d'interesse bassi che la Banca centrale europea è costretta a tenere sono il risultato di grandi masse di risparmio che si accumulano, anche a causa del surplus tedesco, e non trovano domanda per essere investiti e quindi accelerano la caduta dei rendimenti. La questione è politicamente delicata: è difficile obbligare un Paese a non avere successo nell' export.
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Una risposta sarebbe l'aumento dei consumi in Germania, attraverso una riduzione del carico fiscale e la liberalizzazione di una serie di settori protetti, soprattutto nei servizi: qualcosa di cui la Germania avrebbe grande necessità. Angela Merkel e il ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble sostengono di avere mosso già dei passi in quel senso, alzando il salario minimo, aumentando gli assegni pensionistici e favorendo aumenti salariali significativi. Evidentemente, ancora poco. Tutto si scontra con la decisione di Schäuble e di gran parte dell' establishment del Paese di creare anche surplus del bilancio pubblico, per essere pronti ad affrontare le crisi.
Viktor Orban
Situazione politicamente complicata, insomma.Anche le divergenze nell' andamento dei Pil - Italia, Francia e Finlandia ferme e gli altri che si muovono a velocità diverse - inizia a riverberare nella politica. Ieri, Eurostat ha notato che la crescita maggiore è quella di Romania (1,5% sul trimestre), Ungheria (1%), Repubblica Ceca, Polonia e Slovacchia (queste tre allo 0,9%).
E proprio ieri il primo ministro ungherese Victor Orbán ha sottolineato, parlando anche di altro, le molte differenze tra i vecchi Paesi della Ue e i nuovi dell' Est. «Oggi - ha detto - si può dire seriamente a un ragazzo di studiare perché domani il suo futuro sarà migliore solo nei nostri Paesi dell'Est. All' Ovest farebbe ridere. Il sogno europeo si è spostato da Occidente a Oriente». È con queste divisioni, che da economiche diventano subito politiche, che l' Europa si misura. È che le divergenze strutturali prima o poi hanno la meglio sul resto .