Estratto dell'articolo di Fabrizio Roncone per corriere.it
la giornata del def alla camera stumpo rissa
Mai viste tante orecchie basse in Transatlantico. E facce biancastre. E parlamentari che biascicano scuse come pinocchi ubriachi.
L’ordine, tra i ranghi della maggioranza, è: minimizzare.
Alla buvette s’avvicinano e soffiano il loro mantra: può succedere di non avere i numeri necessari per approvare questo benedetto scostamento di bilancio, ma comunque tra poco rivotiamo, e buonanotte.
Chiacchiere: un pasticciaccio così brutto è inammissibile. Tanto più sei hai la presidente del Consiglio che è a Londra, a Downing Street, a incontrare per la prima volta il premier britannico e a rassicurare — come sempre accade quando Giorgia Meloni va all’estero — i mercati, sospettosi, e propensi a esserci ostili.
la giornata del def alla camera angelo bonelli
Ecco, appunto: c’è qualcuno di voi che ha parlato con la Meloni? (furibonda, ha preteso l’elenco dei 25 assenti ingiustificati di giovedì pomeriggio: 11 della Lega, 9 di FI, 5 di FdI).
(...)
Il cronista di un’agenzia ha il compito di verificare se, gli assenti di ieri, oggi si sono presentati (notare che, nel corridoio davanti all’ufficio postale, giacciono cinque trolley: si ipotizza pieni di calzoncini e bikini, pinne, creme abbronzanti. Ponte del primo maggio già mezzo saltato e molti parlamentari — anche della minoranza — bofonchiano perché essere costretti a lavorare pure di venerdì, con un sole così giaguaro lì fuori, fa proprio male).
tommaso foti
Comunque: confermato che il forzista Luca Squeri non c’era perché a Reggio Calabria doveva consegnare un encomio a un vecchio presidente dell’associazione benzinai (sembrava una fake news) e che il suo collega di partito, Francesco Maria Rubano, stava barricato in bagno («Una colica improvvisa, fitte terribili»: inverificabile, bisogna fidarsi). L’Umbertone Bossi aveva spedito il certificato medico. Il sottosegretario all’Istruzione, Rossano Sasso, continua a giurare: «Non sono riuscito a votare per trenta secondi». Voce di poco fa: sembra stia per arrivare persino il leghista Antonio Angelucci, che di solito viene avvistato con la frequenza di un Amazilia dell’Honduras (presente a una votazione ogni cento: nel genere, un fuoriclasse).
Certezze: capigruppo sotto accusa per non aver saputo controllare le truppe (ai bei tempi andati di FI, il Cavaliere aveva affidato il comando della fanteria al temibile Denis Verdini: criniera bianca e orologio d’oro massiccio come i gemelli della camicia, scarpe di velluto tipo Briatore e voce cavernosa tipo ruggito, una volta tenne tutti i deputati in Aula per due ore, impedendo a chiunque anche di andare al bagno). Al posto di Verdini adesso c’è Paolo Barelli. Riccardo Molinari della Lega, leggermente — diciamo così — teso («Le nostre assenze uno sgambetto a Giorgetti? Ma le pare? È un nostro ministro, lo sosterremo sempre. Piuttosto, guardi: a voler essere severi con noi stessi, è stata sciatteria organizzativa». Il Fratello capogruppo Tommaso Foti, invece, se la tira: dei suoi mancavano solo in cinque (tra cui tre ricoverati).
bagarre camera sul def
Foti, oggi, compie 63 anni. Ed è chiaro che un po’ gli scoccia mettersi in ginocchio sui ceci. La capa, però, gli ha dato ordini precisi. Così, nelle dichiarazioni di voto, in Aula, prende la parola e dice: «Chiediamo scusa agli italiani…». Poi, di suo, aggiunge: «… e al presidente del Consiglio». Sembra tonda: hai fatto un casino, chiedi scusa. Fine. E invece Foti non si tiene: e comincia ad accusare l’opposizione. «Chi ci viene a dare lezioni di istituzioni, guarda caso proprio ieri ha scelto l’Aventino in commissione Giustizia solo perché si era presentato il sottosegretario Delmastro nel pieno delle sue funzioni!» (per spiegarvi chi è e di cosa è sospettato Delmastro, servirebbe una pagina intera: ma se cercate su Google, risolvete).
la giornata del def alla camera stumpo rissa
Segue scambio di insulti (nel frattempo, è pure svenuto il verde Angelo Bonelli). Dai banchi della maggioranza: «Fuori! Fuori!». Quelli del Pd cominciano a uscire. Tutti. Tranne uno: Nico Stumpo. Un calabrese tosto che, minaccioso, punta diritto verso gli scranni della maggioranza vestito come un vecchio comunista, jeans e giaccastra blu mezza lisa, si suppone disgustosa agli occhi della segretaria Elly Schlein, la quale a Vogue (rivista preferita dalla classe operaia), in un’intervista esclusiva, ha appena confessato di affidarsi (300 euro ogni seduta) a un’esperta di armocromia, l’arte di abbinare i vestiti alla carnagione.
riccardo molinari lega
I commessi hanno poi bloccato Stumpo.
La Schlein ha sorvolato sulla giacca del suo deputato.
Lo scostamento di bilancio, dopo mezz’ora, è stato approvato.
GIORGIA MELONI INCAZZATA PER IL CASINO IN PARLAMENTO SUL DEF - MEME BY OSHO TOMMASO FOTI 3