Estratto dell’articolo di Luigi Ippolito per il “Corriere della Sera”
bandiera britannica alle isole falkland nel 1982
Stavolta lo scontro sulle Falkland, le isole contese fra la Gran Bretagna e l’Argentina, è tra i britannici e l’Unione europea: a Londra sono furiosi perché la Ue ha sottoscritto una dichiarazione, al termine del recente vertice con i Paesi latino-americani, in cui per la prima volta si fa riferimento alle «Isole Malvine», che è la denominazione argentina per le Falkland.
In più, il documento recepisce «l’importanza del dialogo e del rispetto per la legge internazionale nella soluzione pacifica della disputa», che è la posizione tradizionale dell’Argentina: e non a caso in queste ore a Buenos Aires inneggiano al «trionfo diplomatico». Per Londra è uno schiaffo non da poco.
margaret thatcher con i soldati inglesi - falkland nel 1982
Qui è ancora viva la memoria della guerra del 1982, nella quale persero la vita 255 militari britannici (oltre a 649 argentini e tre donne civili): per cui ogni menzione delle «Malvine» è vissuta come un anatema che mette in discussione la loro sovranità sulle isole, rivendicata dagli argentini.
La diplomazia britannica si è messa in moto e ha chiesto a Bruxelles di fare marcia indietro: ma gli europei non ci sentono. «Il Regno Unito non è parte della Ue — ha detto una fonte al Financial Times —. Sono contrariati dall’uso della parola “Malvine”: ma se fossero stati nella Ue avrebbero potuto oppor-si».
soldati inglesi alle falkland nel 1982
Insomma, ancora una volta è colpa della Brexit: perché finora Londra aveva sempre messo il veto sulla questione, ma adesso le Falkland non sono più un territorio d’oltremare di un Paese membro dell’Unione europea e dunque a Bruxelles importa meno prendere una posizione sgradita ai britannici. […]
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