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    LA GRANDE MOU-RAGLIA – IL CHELSEA BLOCCA L’ATLETICO MADRID CON UN MAXI-CATENACCIO ALL’ITALIANA E LA STAMPA SPAGNOLA SBERTUCCIA IL PORTOGHESE: ‘’BLUES REPELLENTI. QUESTO GIOCO NON È STATO INVENTATO PER QUESTO’’ - MOURINHO: ‘‘NON VOLEVO PERDERE’’


     
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    Francesco Persili per ‘Dagospia'

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    La grande MOUraglia. Come nel 2010 a Barcellona con l'Inter, anche al Vicente Calderon lo Special One parcheggia «un autobus» davanti alla porta e per l'Atletico di Simeone è Blues notte. La stampa spagnola lo sbertuccia: «Questo gioco non è stato inventato per questo», si legge sul Mundo. ‘As' e ‘Marca' gli rinfacciano l'atteggiamento rinunciatario, all'italiana, e memori anche del triennio madridista non si fanno problemi ad affibbiargli l'etichetta del catenacciaro. «Chelsea repellente».

    ATLETICO CHELSEAATLETICO CHELSEA

    Ma lo zero a zero giustifica i mezzi usati da Mou. Nove giocatori dietro la linea della palla, 3 mediani (Obi Mikel, Lampard e David Luiz) bloccati a proteggere la difesa con Willian e Ramires a sfiancarsi in un lavoro oscuro sulle corsie esterne e Terry e Cahill a spegnere gli ardori di Diego Costa.

    Raddoppi, marcature, tempi di gioco: nulla è lasciato al caso dal portoghese ché le partite non si improvvisano ma si preparano. «Nessuno va in campo per lo zero a zero ma non volevo perdere: era troppo importante affrontare la partita di ritorno senza inseguire», spiegherà Mou alla fine della partita.

    Tatticismo e spirito di sacrificio. L'immagine dello Special One con la tuta da battaglia rispecchia plasticamente l'immagine di una squadra che soffre, tiene botta, va in apnea ma non molla un pallone. Il Chelsea, tra le quattro semifinaliste della Champions, è la Cenerentola. È quella che ha vinto meno gare (6) e segnato meno reti (18) Senza Eto'o e Hazard, inoltre, risultava difficile pensare di creare problemi all'Atletico, unica squadra imbattuta di questa edizione della massima competizione continentale per club.

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    Così Mou abbandona al suo destino ‘El Nino' Torres e si butta all'indietro. Difende basso e decide di lasciare il possesso palla agli uomini di Simeone, che sono costretti a snaturare il loro gioco e non trovano spazi. «Siamo stati solidi, alla fine l'Atletico era frustrato», la chiosa di Mou arriva dopo 99 minuti in trincea.

    L'unica sorpresa nel primo tempo arriva dalla presenza in campo di Diego che si danna l'anima ma non riesce a pungere. Cech cade male ed è costretto a lasciare il campo (stagione finita), entra il 41enne Schwarzer, che non regala nulla. I primi 45 minuti vengono consegnati agli archivi tra noia, sbadigli, un destro di Suarez e qualche tiraccio dal limite.

    Stesso copione nella seconda frazione di gioco. I colchoneros continuano ad attaccare. Ma è un assedio arruffato e banale. Si fa male anche John Terry, David Luiz scala centrale in difesa. A regalare emozioni ci pensa l'arbitro svedese Eriksson che non mostra il secondo cartellino giallo a Lampard ma ammonisce Gabi e Mikel (tutti e tre erano diffidati e salteranno la gara di ritorno).

    Simeone prova a mischiare le carte: Arda Turan per Diego, el principito Sosa per Suarez mentre per Villa ci sono solo pochi spiccioli di gara. Porqué? Ci prova Gabi su punizione, e poi Arda Turan, a lato di poco, infine Diego Costa di destro, in rovesciata e di testa. Niente da fare, il Chelsea resiste e con una punizione di David Luiz fa correre un brivido ai tifosi rojiblancos, al principe Felipe e a Donna Letizia, seduti in tribuna.

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    Ma il risultato non cambia. Zero a zero. Il risultato perfetto (copy Annibale Frossi) va bene all'italianissimo Mou e non preoccupa Simeone che azzecca l'unico contropiede della serata davanti ai microfoni: «Capiremo tra 7 giorni per chi è buono questo risultato. A Londra sarà una partita molto più aperta e noi ce la giocheremo a modo nostro». Meno possesso palla, più ripartenze. Per arrivare in finale, infatti, la MOUraglia non basterà ai Blues: a Stamford Bridge il Chelsea sarà costretto a scoprirsi. Il Cholo lo sa e già vede gli spazi per vincerla in contropiede. Sempre all'italiana, of course.

     

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