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    LA GUERRA DEI SORU – LA FIGLIA CAMILLA SCAZZA COL PADRE RENATO CHE HA SCELTO DI ANDARE CONTRO LA PENTASTELLATA TODDE, LA PRIMA CANDIDATA DONNA ALLA PRESIDENZA DELLA REGIONE SARDEGNA - “NON E’ UNA QUESTIONE FAMILIARE MA POLITICA. LA POLITICA SARDA È STATA RETTA DA SETTANTENNI MASCHI CHE HANNO FATTO IL BELLO E IL CATTIVO TEMPO. ADESSO SERVE UN CAMBIAMENTO, SERVE UNA DONNA. MIO PADRE? NON SO SE PUÒ CAPIRLO, É IN TRANCE AGONISTICA”.


     
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    Giuliano Guida Bardi e Luca Telese per Dagospia

     

     

    CAMILLA SORU CAMILLA SORU

    Camilla Soru, lei vide un segno di antifemminismo anche nella scelta di suo padre di andare contro la prima candidata donna alla presidenza della regione Sardegna,  la pentastellata Todde?

    So che questo è un argomento scivoloso. Sia chiaro, non penso che la Todde sia un’ottima candidata solo perché è una donna.

     

     

    No

    Affatto. Penso che sia un’ottima candidata perché rappresenta meglio la coalizione, ha il curriculum migliore per portarci alla vittoria e a un progresso, a una rinascita della Sardegna nei prossimi anni.

     

     

     

    Però

    Però onestamente dico di sì, qualcosa che non va c’è: a me fa sorridere che chi tira i fili della politica sarda tendenzialmente siano tutti uomini ovviamente, dei maschi tutti vicini ai 70 anni…

     

     

     

    Sta parlando di qualcuno della sua famiglia?

    Sto parlando di chi tira e ha tirato i fili della politica sarda: non sono soltanto solo i miei familiari, grazie a Dio. Tutti.

     

    renato soru renato soru

     

     

    Non solo suo padre Renato Soru, ma anche tutti gli altri…

    Guardi la fotografia dello stato oggi. abbiamo Giorgia Meloni che governa il nostro paese, Elly Schlein che è la segretaria del PD, del principale partito di opposizione, l’altro partito di opposizione ha come vicepresidente la nostra candidata Todde, e qui in Sardegna le decisioni sono tutte prese da una classe dirigente maschile, grande di età.

     

     

    Che fa, pone pregiudiziali?

    Nessuno vuole rottamarli, per carità, ma forse loro stessi dovrebbero iniziare a comprendere che il mondo è cambiato e che ha bisogno di cervelli, idee e persone nuove. Non mi sembra una grande rivoluzione.

     

     

     

    Questa posizione è coraggiosa, ma avrà un costo umano per lei: ha provato a spiegare queste stesse cose a suo padre?

    CAMILLA SORU CAMILLA SORU

    Ovviamente ha un costo umano importante, perché questa sicuramente non è la campagna elettorale che io mi ero immaginata. Non credo però che questa sia una questione familiare. È principalmente una questione politica e anche molto grande. I miei problemi familiari li metterei in secondo piano visto che c’è in gioco una questione ben più importante.

     

     

    Quale?

    Qui noi rischiamo di riconsegnare la Sardegna alla destra, non a una destra qualsiasi, ma ad una destra che è stata rovinosa. Certo, con mio padre ci siamo parlati, ho provato a spiegare le mie ragioni, che erano perfino le sue poco prima che decidesse di candidarsi. Erano, diciamo, ragioni largamente condivise. Poi qualcosa è cambiato, qualcosa che non sono riuscita evidentemente riuscita a governare in nessun modo, non saprei neanche dire che cosa.

     

     

     

     

    Soru potrebbe cambiare idea con qualche pressione, qualche ragionamento? C’è un margine?

    Penso di sì. Penso che possa accadere, me lo auguro, lo spero. Con la stessa irrazionalità con cui questo viaggio è iniziato, spero che possa anche interrompersi bruscamente. Vedo davvero così poco di lineare in quello che è accaduto che mi aspetto magari anche un improvviso passo indietro, altrettanto poco lineare. Questa è la mia unica speranza in questo momento, oltre al fatto che si spinga questo processo una parte di centrosinistra che ha la sua casa naturale nel campo largo.

     

     

     

    Soffrirà Renato Soru per queste sue parole dette da una figlia?

    Non credo che in questo momento ci sia spazio per la sofferenza. Credo che in questo momento mio padre sia in trance agonistica e stia pensando ad altro.

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    Però non è una posizione assurda quella di Renato Soru, è una posizione che ha delle razionalità perché dice “non sto contestando questa candidatura ma contesto il metodo con quale si è arrivati alla candidatura”.

    Non sono d’accordo, nel senso che questa è un’ottima lettura fatta dall’esterno, da chi vive questa sorta di diatriba da fuori senza avere troppa contezza di quello che è accaduto all’interno. Ma nemmeno io e Renato Soru siamo, forse, due persone che hanno contezza di quello che è successo all’interno. Non conoscevo Alessandra Todde, ne ho sentito parlare per la prima volta da mio padre a febbraio come della migliore candidata possibile che la Sardegna potesse avere. Da febbraio mi nominava la Todde come possibile candidata, dicendo che sarebbe stata una campagna elettorale meravigliosa, la prima candidata donna.

     

     

    RENATO SORU TISCALI RENATO SORU TISCALI

    Davvero?

    Quindi il percorso che è stato fatto, fortemente sardo, voluto da tanti esponenti politici sardi, del PD, del M5S e da mio padre stesso, è stato un percorso di grandissima partecipazione, dove la politica si è anche un po’ ripresa il suo ruolo… Mia madre l’altro giorno mi ha fatta morire dal ridere.

     

     

    Cosa dice mamma Soru?

    Mi ha detto: “Io non voglio fare le primarie, non voglio scegliere la candidata. Ho scelto voi per scegliere anche politicamente, all’interno di un equilibrio, chi scegliere. Perché devo sceglierla io? Che competenze ho in questo momento per poterla scegliere?”. Quindi, non c’è stato un processo forzato o forzoso. Le dirò di più: ai primi tavoli di coalizione, i progressisti che oggi sostengono la candidatura di mio padre, votavano contro la possibilità di fare le primarie. Io sono per la coerenza. Poi magari uno può anche prendere strade sbagliate, ma sono per una coerenza nella vita e una linearità nei percorsi che si fanno. Altrimenti niente vale nulla, una parola data non vale nulla.

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    Qual è il vero motivo che ha spostato suo padre da quella posizione che le decantava le virtù della Todde, l’innovazione della sua candidatura?

    La narrazione negativa penso che sia un gioco elettorale. “La candidata è stata scelta da Roma”, “Non ci fanno scegliere il nostro candidato”, “La Sardegna merita di autodeterminarsi”: sono tutte un po’ narrazioni populiste, che prendono la pancia, fanno un po’ di presa e servono per raccontare una storia che in realtà non ha né basi né strutture. Vorrei ricordare una cosa, e mi dispiace che sia io a farlo: mio padre parla come se non avesse mai fatto politica fino all’altro ieri, in realtà lui ha avuto un percorso importante che poi ha abbandonato.

     

     

     

    Cioé?

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    Non è che lui a un certo punto si è concentrato a costruire una nuova classe dirigente o ha fatto un’opposizione anche da intellettuale in questi anni di governo di centrodestra. Io diffido sempre da chi si sveglia soltanto nelle fasi pre-elettorali, perché c’è qualcosa che non torna se il fuoco sacro per la politica ti si accende soltanto quando c’è un ruolo apicale disponibile da poter prendere. Non so che altro possa essere successo.

     

     

     

    Lei crede che l’Italia possa uscire dall’egemonia della cultura patriarcale?

    Sì, può. Perché le generazioni successive alle nostre, ad esempio vedo mio figlio e i suoi amici, noi pensiamo sempre che siano dei pigri e dei cialtroni, in realtà sono anni luce avanti rispetto a noi. Il mondo è il loro, non è più il nostro.

     

     

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